La Festa del Patrono, dopo la visita delle autorità alle Case di riposo e la consegna delle benemerenze si è conclusa con la celebrazione della messa in Basilica, officiata da mons. Angelo Cairati, prevosto della città, e durante la quale si è svolto il rito dell'offerta dei ceri da parte dell'amministrazione comunale.

Durante l'omelia, mons. Cairati non è venuto meno alla franchezza e ai richiami che caratterizzano i suoi interventi, con una premessa di estrema attualità, i problemi della Chiesa dopo l'ultimo scandalo: "Io – ha esordito mons. Cairati – sono allibito, sconcertato. E' un momento difficile. La Chiesa perde credibilità e noi ne soffriamo. Ma, come quando ci sono problemi in famiglia, bisogna reagire. E come nessuno pensa di disfarsi di questi affetti, anche in questo caso non affondiamo la Chiesa. Piuttosto, aiutiamola con l'umiltà, unico sentimento in grado di non far cadere la fede. Meno fretta nel giudicare e confidiamo nel fatto che da una negatività possa derivare una positività. Una nostra fortuna è la figura di Papa Francesco. La Chiesa va amata, i suoi preti sostenuti. Il progetto di Gesù è un buon progetto. Oggi siamo più dispiaciuti, più bastonati, ma si deve andare avanti".

Dalle parole del nostro prevosto, poi, un richiamo non nuovo dal pulpito specie in occasioni di questo spessore. Rifacendosi al Vangelo del buon pastore, mons. Cairati ha richiamato la città: "Troppi pettegolezzi animano la nostra quotidianità. Il pericolo è che nessuno si impegni poi in politica, nel palio, nell'associazionismo"

"Evitiamo la figura del mercenario, sposiamo piuttosto quella del buon pastore e affidiamoci a tre disposizioni d'animo come la benevolenza, l'onestà di fondo e il pensiero profondo, per raggiungere il bene finale rappresentato dal donarsi agli altri", l'appello finale in una Basilica affollata, ma non come in altre occasioni.

Foto di Luigi Frigo