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La Fiom in corteo contro il Job Act

Pochi ma determinati, un centinaio di lavoratori ha marciato per le vie del centro di Legnano: "Non vogliamo diventare tutti precari"...

Anche la Fiom Ticino Olona ha aderito allo sciopero nazionale contro il Job Act di Renzi. Pochi ma determinati, nel primo pomeriggio di oggi, 25 marzo, un centinaio di lavoratori del comparto metalmeccanico ha marciato per le vie del centro di Legnano, in attesa della manifestazione nazionale indetta per il 28 marzo a Roma. Al motto, "Una classe una lotta", gli operai hanno contestato la nuova legge che «azzererà i diritti dei lavoratori, a partire dal contratto a tutele crescenti che renderà tutti precari. Quando basterebbe una seria politica industriale e investimenti». Lo hanno urlato davanti alla sede di Confindustria Alto Milanese, «dato che il Job Act è pensato per avvantaggiare gli imprenditori che risparmieranno 8mila euro l'anno per ogni nuovo lavoratore assunto», e lo hanno ribadito dietro agli striscioni verso il Comune.  

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Corteo Fiom Ticino Olona contro il Job Act 4 di 17

In testa al corteo i rappresentanti della Franco Tosi, seguiti  dai dipendenti, molti dei quali in cassa integrazione, delle tante aziende territoriali di un settore che risente fortemente la crisi congiunturale. I lavoratori della Scam di Rescaldina, azienda di "motor sport", nel 2010 si sono visti decurtare lo stipendio del 15% e ora rischiano di perdere anche il Premio Di Produzione per cui è in corso una trattativa: «Il nuovo contratto renderà  più facili i licenziamenti – hanno detto i dipendenti – siamo qui per difendere i diritti conquistati non solo per noi, ma anche e soprattutto per le nuove generazioni». Queste ultime, scarsamente rappresentate nell'ambito dello sciopero. 

Il contratto a tutele crescenti fa paura soprattutto a chi non è più giovane e rischia di vedersi spazzare via i diritti acquisiti in anni e anni di lavoro. E' il caso di chi lavora per gare di appalto e ogni volta deve ricominciare da capo. «Alla Simav di Nerviano – ha spiegato Giuliano Della Foglia – da 40 siamo rimasti in 15 e ora rischiamo di scomparire con appalti in scadenza a fine anno. Siamo nati con le esternalizzazioni di Finmeccanica, le gare sono sempre più al ribasso e continuiamo a perdere lavoro. Al prossimo cambio d'appalto ci faranno un contratto a tutele crescenti?».

A difendere i «diritti indiscutibili» c'erano però anche i dipendenti di aziende sane che rappresentano isole felici in un oceano in secca. Come Stefano Cavalleri della Duplomatic Oleodinamica di Parabiago: «La nostra è una piccola isola felice – ha spiegato – oggi sono qui perchè ci vogliono togliere i diritti acquisiti, i nuovi assunti non avranno tutela, siamo diventati tutti precari». Luis Poveda, ingegnere con doppia laurea conseguita in Perù e in Italia, lavora come impiegato alla Perar di Rescaldina. Anche lui è assunto a tempo indeterminato e il lavoro non manca nella sua azienda che opera con l'estero, «al contrario – ha spiegato – servono nuove impiegati, ma non voglio che questi diventino dei nuovi schiavi». Oggi era l'unico lavoratore straniero, «tra gli immigrati c'è ancora troppa omertà e paura», la sua spiegazione.

Impiegati e operai sono arrivati anche da Vittuone, in rappresentanza di Abb e Fcr Industrie ma ci si aspettava una partecipazione maggiore: «Oggi siamo in pochi – è stata l'amara costatazione di una donna – da una parte c'è la paura di perdere il lavoro, dall'altra manca il coraggio. Non dobbiamo attendere di finire nel baratro per farci sentire e cambiare la situazione». Ma l'intenzione non è quella di arrendersi. Così ha concluso  Massimiliano Preti, segretario generale della Fiom Ticino Olona: «Noi contrasteremo fino in fondo questo provvedimento perchè il mondo del lavoro ha bisogno di investimenti non di perdere diritti. Mi chiedo anche cosa ne pensano quei 7.500 volontari che lavoreranno per Expo in cambio di una divisa e di un tablet». 

Leggi anche: Il Job Act piace a Confindustria

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 25 Marzo 2015
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