“Per la ex Cromos un ripensamento complessivo”
EAppello del Comitato La.Terr.A che ricorda la questione del presunto inquinamento della falda acquifera e sostenendo la necessità di una bonifica prima di pensare alla riconversione degli spazi. Il sindaco: "Nessun allarmismo, l'acqua dei rubinetti è sana"...
Si torna a parlare di ex Cromos, tintoria dismessa situata nel Comune di Cerro Maggiore al confine con Rescaldina. Di seguito un comunicato a firma del Comitato La.Terr.A
Sulla vicenda ha replicato il sindaco Teresina Rossetti: «Sono state condotte le indagini su suolo e falda, non è inquinata la falda dalla quale si pesca l'acqua che poi esce dai rubinetti. Insieme agli enti competenti, che sono Arpa e Provincia di Milano, sono state attuate le azioni previste dalla normativa. Per quanto riguarda la falda che ripeto, non è quella dalla quale si pesca l'acqua da bere) sono state messe in essere dei punti di monitoraggio per capire da dove arrivi l'inquinante e pare venga da monte. Niente allarmismo, quindi, i nostri uffici sono a disposizione per informazioni aggiuntive»
Riaperta, da parte della Regione Lombardia, la “Procedura di verifica di assoggettabilità a VIA” (Valutazione Impatto Ambientale) del progetto di conversione in polo commerciale, dopo il riconoscimento del Comune di Legnano quale ente direttamente interessato, rimangono irrisolte, se non addirittura ignorate, le problematiche ambientali. Ci si riferisce in particolare allo stato di contaminazione della falda acquifera causato dalla passata attività produttiva della Cromos.
Dopo un anno di analisi di monitoraggio della falda, nel piezometro di valle (e cioè nelle acque della prima falda che escono dall’area ex Cromos e scorrono verso sud-est, quindi verso l’abitato di Cerro Maggiore, ma anche verso Cantalupo, Lainate e Rho), alla fine del mese di giugno 2014 risulta ancora presente tetracloroetilene, sostanza cancerogena, in misura superiore a oltre otto volte i limiti tabellari imposti dal D.L. 152/06(testo unico ambientale). Questo risulta dai certificati delle analisi di laboratorio sui campioni prelevati nell'area ex Cromos.
Nel corso delle conferenze dei servizi e dei tavoli tecnici dei mesi scorsi, ARPA Lombardia e il Settore Rifiuti e Bonifiche della Provincia di Milano hanno ritenuto di non poter escludere il contributo del sito alla contaminazione della falda in atto, che è dovuta alla presenza di solventi clorurati (in particolare il tetracloroetilene), ma anche di cromo esavalente.
Noi del Comitato La.Terr.A. non abbiamo molti dubbi: entrambe queste sostanze sono normalmente utilizzate nel ciclo produttivo delle tintorie, e la loro presenza nell’acqua di falda in uscita dall’area ex Cromos è l’eredità che l’azienda ha lasciato alla nostra comunità.
I dubbi, invece, sono altri. Innanzitutto ci piacerebbe capire come possa essere inquinata la falda sottostante se, come attestano i documenti tecnici, non risulta una contaminazione significativa dei terreni: quantomeno la questione richiederebbe un approfondimento o ulteriori sondaggi in porzioni di fabbricato rimaste inesplorate.
In secondo luogo: perché, se è “tutto a posto”, “il progetto di PII prevede il completo riempimento dei locali interrati, che non sarà quindi più possibile utilizzare”? E perché, stando ai risultati dell’Analisi di rischio presentata dalla proprietà, sull’area non potranno essere insediate attività sensibili (quali, ad esempio, l’abitazione di un eventuale custode o un parco giochi per bambini), come rimarcato da ARPA Lombardia e dalla ASL?
E ancora: perché chi ne ha la responsabilità e il potere non ha ancora ordinato di attuare con urgenza misure di contenimento della contaminazione e di bonifica della falda, come raccomandato dai tecnici della Provincia di Milano?
Il Comitato La.Terr.A. esprime indignazione per i metodi discutibili con i quali la proprietà, col tacito assenso dell’Amministrazione Comunale di Cerro, ha eluso gli obblighi di Valutazione Ambientale Strategica regionale (previsti per le aree di grande dimensioni), frazionando i 45.000 mq in quattro aree e sottraendosi così a quello che sarebbe stato il corretto iter di valutazione dell’intero progetto. Sottolinea, inoltre, che prima di procedere con progetti di trasformazione dell'area devono essere presi provvedimenti per tutelare la salute pubblica e l'ambiente.
Ci piacerebbe che coloro i quali istituzionalmente dovrebbero tutelare l’ambiente e la salute delle persone si impegnassero attivamente a farlo, prima di parlare di mega centri commerciali, strade e rotonde (non dimentichiamo che proprio di fronte alla ex Cromos potrebbe sorgere l'Ikea con annessa, enorme, galleria commerciale e che poco più oltre c'è già Auchan pronto a ingrandirsi). Solo in seguito si potrà pensare al progetto di riqualificazione dell'area – e sarebbe bello che non fosse l'ennesimo centro commerciale, alla realizzazione del quale il Comitato La.Terr.A. rinnova la propria ferma contrarietà in quanto lontanissimo da logiche di sviluppo sostenibile.
Il Comitato auspica e chiede per la riqualificazione della ex Cromos un ripensamento complessivo. Crediamo che altre tipologie di insediamento siano più adatte e possano contribuire al rilancio del tessuto produttivo dell’Alto Milanese coniugando le istanze di rispetto dell’ambiente con quelle di creazione di nuovi, veri posti di lavoro.
Il Comitato La.Terr.A
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