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La suora antimafia collaboratrice di don Puglisi: «Impariamo a indignarci di più»

Suor Carolina Iavazzo, la più stretta collaboratrice di don Pino Puglisi, il parroco di Palermo ucciso dalla Mafia ha portato la sua testimonianza a Borsano: «Ho votato Grillo ma non lo rivoterei»...

(v.a.) – Suor Carolina Iavazzo, la più stretta collaboratrice di don Pino Puglisi, il parroco del quartiere Brancaccio di Palermo ucciso da "cosa nostra" nel '93 e proclamato beato, ha portato la sua coraggiosa testimonianza a Borsano, rione di Busto Arsizio. 

«Voglio portare un messaggio di speranza perché nel mondo c'è troppa disperazione: l'uomo in balia di sè stesso può fare solo  danni». Questo il senso dell'incontro organizzato dalla parrocchia lo scorso venerdì 21 marzo, giornata nazionale in ricordo di tutte le Vittime della Mafia.

La religiosa di origini casertane ha lavorato per due anni a stretto contatto con don Pino Puglisi nel quartiere palermitano. Qui è rimasta anche dopo averlo visto morire portando avanti la sua missione tra giovani ed emarginati: «Don Pino – così lo ricorda la suora – non è mai sceso a compromessi e se è vero che il suo fisico è morto, non è così per le sue idee. Solo un uomo integro, di  grande spessore spirituale e perfetto conoscitore del Vangelo è in grado di affrontare la morte con consapevolezza e serenità. Il suo killer, Salvatore Gricoli, ricorda ancora il sorriso ironico che gli rivolse poco prima di morire, un sorriso che stava a significare: "tu credi di avere vinto ma ho vinto io"».

Grazie a don Pino e ai suoi insegnamenti il quartiere ha attraversato una fase di rinascita. E' stata aperta la scuola media che porta il suo nome e sono stati sgomberati gli scantinati di via Hazon che erano ricettacolo di droga e violenza. Dopo la sua morte, però, tra i volontari e si è diffuso un sentimento di sconforto, di desolazione e, soprattutto, di paura.  

«Chi raccoglie questo sangue?», è stata suor Carolina a rispondere a questa domanda e, grazie alla forza di Dio, a portare avanti i valori di don Pino«Nel  suo metodo educativo rimprovero e dolcezza convivevano sempre: chi educa deve mettere al centro il ragazzo e saper dialogare con lui». Come don Peppo Diana, di cui si sono appena celebrati i 20 anni dall'uccisione, don Pino aveva «l'ansia di vedere i quartieri di estrema periferia più evoluti e di vedere nei loro abitanti mentalità più aperte». 

Adesso la suora si è trasferita in Calabria, a Bovalino, dove ha fondato il centro don Pino Puglisi per portare segnali di speranza e aprire la mente degli abitanti, mentre nel Brancaccio è arrivato don Maurizio che continua a coinvolgere i residenti in percorsi di legalità: «In Sicilia  – ha raccontato la religiosa –  la morsa della mafia si è allentata, morsa che sta invece agendo in Puglia e al nord». Suor Carolina era già stata a Busto 5 anni fa quando a malapena si parlava di presenza della criminalità organizzata in Lombardia. Oggi le cose sono profondamente cambiate: «In Lombardia agiscono le mafie dei colletti bianchi  ha ricordato – e la politica ne è coinvolta. Di fronte a sprechi e ruberie bisogna sapersi indignare di più».

Il problema, oggi, è anche chi votare: «Io ho votato Grillo, ma non lo rivoterei – ha detto la suora – per essere creduti bisogna essere credibili e lui non lo è.  Non ci resta che sperare che Renzi faccia davvero quello che dice di volere fare».  

 

 

 

 

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 24 Marzo 2014
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