L’ESTREMO SALUTO A DON MARIO SERENTHA’
Un centinaio di sacerdoti ha affollato la Basilica San Magno, oltre a tanti fedeli, per la messa concelebrata da mons. Mario Delpini...
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La Chiesa legnanese ha dato, stamane, l'estremo saluto a don Mario Serenthà, il sacerdote della parrocchia San Magno deceduto nei giorni scorsi.
Un centinaio di preti ha affollato la Basilica San Magno, oltre a tanti fedeli, per la messa concelebrata da mons. Mario Delpini vicario generale della Diocesi di Milano, insieme a mons. Adriano Caprioli già prevosto a Legnano e poi divenuto vescovo a Reggio Emilia, mons. Luigi Stucchi responsabile della formazione permanente del clero, mons. Gian Paolo Citterio vicario episcopale della nostra zona pastorale, mons. Carlo Galli prevosto della città.
Tra i presenti, ricordiamo nelle prime file il sindaco Alberto Centinaio, l'onorevole Franco Monaco, il cavaliere del Carroccio Gianfranco Bononi.
Bisogna credere al vangelo e non alle circostanze occasionali, l'appello lanciato con vigore da mons. Delpini durante l'omelia, perchè "Morte, tu sei stata vinta!"
"La morte – ha proseguito il vicario generale – sconcerta sempre, ma noi dobbiamo credere nelle parole del Vangelo, nel valore della preghiera, nell'importanza di una fede profonda".
Durante la messa, mons. Citterio ha invece portato il cordoglio del cardinale Scola, il quale, in un breve ricordo di don Mario, ha citato la passione per l'insegnamento, la predicazione accurata e chiara, il ministero svolto in tanti campi, l'entusiasmo con il quale ha vivacizzato la catechesi adulti ed eventi come la Cattedra dei non credenti e, infine, la personalità di uomo riservato e cordiale ma anche di sacerdote dalla profonda spiritualità.
Oltre al messaggio di cordoglio del cardinale Scola, ricordiamo il saluto che la contrada S.Ambrogio, di cui don Mario è stato apprezzato cappellano, ha voluto diffondere: "Il sacerdote ha incarnato la figura del contradaiolo di Sant’Ambrogio. La sua semplicità ha caratterizzato anche la cerimonia con cui ha accolto la Croce in occasione della Vittoria nel 2012. Don Mario non dava mai l’idea di un contradaiolo dalla passione sfrenata, eppure era molto vicino a Sant’Ambrogio. Così come la contrada era legata a lui".
marco tajè e gea somazzi
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