Festa grande, in un locale del centro legnanese, dove una folla di amici e sostenitori ha accolto "il ritorno in patria" dei due giovani, un po' folli, sicuramente audaci, che lo scorso 22 giugno erano partiti da Legnano in sella alle proprie biciclette alla volta di Parigi.

"Road to Paris", il nome dato dai suoi protagonisti, Davide Fontana, 25 anni, e Alberto Landonio, 19 anni, alla pazza impresa. 11 giorni di infinite pedalate (circa 54 ore), per un totale di 939 chilometri. Nessuna ammiraglia, nessun aiuto esterno, solo la propria forza di volontà, una tenda – indispensabile per recuperare le forze nelle calde notti francesi – e il sostegno, arrivato un po' a sorpresa, di amici, conoscenti e delle tante persone incontrate lungo il viaggio.

I legnanesi hanno infatti appassionato tutti alla propria sfida, anche grazie alla pagina facebook, creata ad hoc, per tenere sempre aggiornati i followers sulle tappe dell'impresa: "Non ci aspettavamo un così ampio sostegno – ci confessa Davide –. Quando abbiamo postato la foto che testimoniava il nostro passaggio sul Gran San Bernardo, i commenti di incoraggiamento sono cresciuti in maniera esponenziale. Poi una volta in Francia, in ogni paesino dove sostavamo per mangiare e recuperare, abbiamo incontrato tantissima gente desiderosa di sapere i dettagli del nostro viaggio. Un'esperienza indimenticabile".

Ma quello che stupisce e dà ancor più merito ai due giovani è il fatto che siano due ragazzi comuni, non atleti allenati o particolarmente preparati dal punto di vista fisico. Un'idea frutto di quell'incoscienza che solo a vent'anni si può avere. Una sfida lanciata e raccolta senza timore, con coraggio e con un pizzico di pazzia: "Nelle gambe avevamo circa 200 chilometri di allenamento – continua Davide -. Alberto non è nuovo a questo tipo viaggi, io invece ho 'scoperto' la bici da pochissimo tempo. L'idea è nata per caso, a maggio, durante una serata tra amici. Tutti dicevano che era una cosa impossibile, che non ce l'avremmo mai fatta. Forse è proprio la voglia di smentirli che ci ha fatto andare fino in fondo".

Un'avventura senza mezzi termini, nella quale non sono mancati momenti di difficoltà e nervosismo: "Quando sei stremato ed hai fame, diventa difficile mantenere la calma e può capitare di perdere il controllo. Ci sono stati attimi in cui pensavamo di non farcela. Le difficoltà più grosse, a parte nella scalata del Gran San Bernardo – durata un giorno intero –, le abbiamo incontrate nei chilometri finali. Riuscivamo a vedere la Tour Eiffel in lontananza, come se fosse ad un passo da noi. In realtà mancavano ancora tanti chilometri, sembrava non arrivasse mai. Altro grosso problema erano cibo e acqua: nelle campagne francesi non c'era l'ombra di una fontana e non sempre era facile trovare un ristorante o un bar dove poter comprare qualcosa da mangiare".

Ora, dopo il viaggio di ritorno in treno, nella testa dei due giovani avventurieri legnanesi c'è solo un pensiero: "Per ora pensiamo a riposare e recuperare le forze. Poi, chissà, tra sei mesi o un anno ci lanceremo in qualche altra impresa, magari con un mezzo diverso, ancora più pazzo".

Alessandro Marchesin