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CAROLINA TOIA IN VISITA AL “CARCERE” DI BUSTO ARSIZIO

La legnanese Carolina Toia, eletta nei giorni scorsi vicepresidente della commissione speciale Riordino delle autonomie locali, ha effettuato un sopralluogo alla casa circondariale di Busto A...

La legnanese Carolina Toia (Gruppo “Maroni Presidente”), eletta nei giorni scorsi vicepresidente della commissione speciale Riordino delle autonomie locali, nei giorni scorsi ha effettuato un sopralluogo  alla casa circondariale di Busto Arsizio.
Di seguito la relazione della sua visita.

Sabato mattina ho effettuato un sopralluogo alla casa circondariale di Busto A., il penitenziario le cui condizioni sono costate all’Italia la recente condanna da parte della Corte Europea per i Diritti Umani.

Questa condanna è la ragione che mi ha spinto a visitare, a pochi giorni dell’insediamento della commissione speciale, questo istituto penitenziario.

Ma, preciso sin d’ora, la volontà è quella di visitare tutte le strutture carcerarie lombarde.

Lo scopo è quello di poter verificare lo stato delle stesse, le condizioni di detenzione nonché le condizioni di lavoro del personale di polizia penitenziaria.

Sotto la guida del dr. Orazio Sorrentini -direttore del carcere- e della dott.ssa Rossella Panaro -comandante di polizia penitenziaria- ho visitato l’intero istituto, ad eccezione della sezione ‘collaboratori’ che mi riservo di visitare quanto prima.

Tra i nodi problematici che interessano l’istituto emerge, in primis, quello legato al sovraffollamento. A fronte di una capienza regolamentare di 167 posti, si contano oggi 418 detenuti (Il direttore precisa che nel 2011 si sono raggiunte anche punte di 455 detenuti).

Circa il 65% dei detenuti è straniero. Questo anche e soprattutto a causa della vicinanza all’aeroporto di Malpensa. A fronte di questa situazione, credo che l’amnistia o l’indulto non siano soluzioni efficaci. O meglio, credo non siano soluzioni in grado di risolvere il problema alla radice.

Al riguardo ritengo piuttosto che se i detenuti stranieri -compresi quelli comunitari- scontassero la pena nel paese di provenienza, è chiaro che il problema del sovraffollamento andrebbe in buona parte a risolversi. Poiché, ribadisco, il 65% dei detenuti non è di nazionalità italiana.

Peraltro, mi permetto di precisare che al Parlamento europeo è già stata approvata una risoluzione che si muove in questa direzione.

Occorrerebbe anche, data l’elevata percentuale (circa il 58 %) di detenuti in attesa di giudizio definitivo, una concreta ed effettiva attuazione, o un’ulteriore modificazione

diretta in quel senso, della normativa contenuta nel d. l. n. 211/2011 (c. d. “decreto Severino”) convertito in l. n. 9/2012, volta a ridurre drasticamente il sistema delle c. d. “porte girevoli”, per mezzo del quale numerosi individui restano in carcere per pochissimi giorni dopo l’arresto, aggravando non di poco il già considerevole carico di lavoro degli Uffici interni dell’istituto, il cui personale è – come si vedrà più sotto – comunque insufficiente.

Tornando alle problematiche riscontrate durante la visita, ho potuto constatare che in celle di nove metri quadrati, pensate in principio per ospitare una sola persona, convivono oggi tre detenuti, costretti a dividere quel poco spazio fino a 21 ore al giorno.

Ma il dover condividere lo spazio per uno in tre è solo la punta dell’iceberg di una situazione estremamente complessa.

Il problema potrebbe infatti essere “aggirato” lasciando i detenuti in cella solo per la notte ma «non abbiamo il personale per garantire la sicurezza di un aumento dell’ora d’aria», spiega la comandante. E così la maggioranza dei detenuti che, ad oggi, sono all’interno della struttura hanno solo tre, massimo quattro, ore d’aria al giorno. Tutto il resto della giornata, 20-21 ore, lo passano all’interno delle celle.

Ed è proprio questo uno dei problemi denunciati dagli stessi detenuti, con i quali ho avuto modo di dialogare durante la visita “nelle sezioni dei giudicanti -ovvero nelle sezioni dei detenuti che non sono ancora stati condannati, e che dunque si presumono innocenti- si sta chiusi in cella 21 ore al giorno!”.

Essi denunciano inoltre la difficoltà di poter lavorare all’interno dell’istituto.

La percentuale di detenuti che lavora all’interno della casa circondariale è infatti piuttosto contenuta (solo il 25%).

Altro nodo problematico è quello legato alla carenza di personale. Si segnala infatti una differenza di ben 67 unità tra quelle effettivamente in servizio e le 287 previste dalla pianta organica.

Purtroppo stride con questa situazione di emergenza la mancata entrata in funzione di un reparto destinato ad ospitare detenuti che necessitano di un percorso riabilitativo motorio. La causa di tale situazione di ‘stallo’, che perdura ormai da cinque anni, è dovuta alla carenza di personale.

Completata in ogni sua parte diversi anni fa, questa sezione non è mai stata aperta. Si tratta di 13 stanze a due letti (decisamente più ampie rispetto alle altre), con servizi igienici funzionali alla destinazione. La sezione è dotata inoltre di una stanza da bagno con vasca, una palestra con attrezzatura per le attività riabilitative ed una grande Sala di circa 100 mq nella cui area centrale è situata la piscina.

Nel generare contesto penitenziario che ai detenuti riserva condizioni detentive di particolare afflizione, questa sezione, sospesa nella sua disorientata esistenza fantasma, costituisce, ahimè, uno spreco che non può e non deve passare inosservato.

È una Situazione che insieme tanto il direttore del carcere, dott. Orazio Sorrentini quanto il direttore generale dell’azienda ospedaliera di Busto, dott. Armando Gozzini – di concerto con l’assessore alla Sanità dott. Mario Mantovani- auspicano possa essere risolta quanto prima.

Debbo dire, a seguito degli incontri avvenuti, che ho riscontrato uno spirito davvero propositivo e collaborativo nonchè un atteggiamento di massima disponibilità da ambedue le parti.

Tornerò presto in visita al carcere e l’auspicio è che, con la collaborazione ed il sostegno della commissione istituita ad hoc in Consiglio, si possano risolvere i problemi e le situazioni di emergenza che affliggono gli istituti penitenziari lombardi.

Carolina Toia

Redazione
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Pubblicato il 24 Aprile 2013
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