Diversità e inclusione: in 400 al Palaborsani di Castellanza per “Vecsport: talento oltre i limiti”
L'iniziativa è stata organizzata dalla Vector di Castellanza è ha coinvolto una ventina di aziende e altrettante società di sport paralimpico. Gli interventi di Andrea e Camilla Buttà e del testimonial Daniele Cassioli
Pienone sabato 22 giugno al Palaborsani di Castellanza per “Vecsport: talento oltre i limiti“, iniziativa organizzata dal team Diversity & Inclusion dell’azienda castellanzese Vector e patrocinata del Comitato Italiano Paralimpico e del Comune di Castellanza.
Una giornata all’insegna dello sport, del lavoro e dell’inclusione
Tante le attività sportive proposte durante questa mattinata a cui i partecipanti hanno avuto libero accesso: calcio per ipovedenti, sitting volley, tennis da tavolo, handbike e una dimostrazione di una partita di rugby in carrozzina. «Per noi è una giornata speciale – ha sottolineato l’amministratore delegato della sede castellanzese di Vector Andrea Buttà -, arriva a conclusione del nostro percorso di Diversity & Inclusion, anche se in realtà è soltanto una tappa. Abbiamo lavorato sulle disabilità visibili e invisibili; riuscire a restituire al territorio la nostra esperienza negli ultimi due anni su questi temi per noi è veramente prezioso. Stiamo cercando di testimoniare un nuovo modo di fare impresa facendoci carico di alcune istanze sociali che il nostro mondo a gran voce grida».
Lo sport è un mondo inclusivo dove non esistono barriere
«Durante il percorso di Diversity & Inclusion – ha spiegato Camilla Buttà – abbiamo conosciuto un sacco di persone di talento che hanno raccontato la loro testimonianza. Queste persone hanno trovato nello sport un mondo inclusivo, pronto ad accoglierli e che riusciva a focalizzare l’attenzione sul loro talento e la riflessione che è nata spontanea è stata: “Quanto sarebbe bello se anche nel mondo del lavoro le persone con disabilità potessero esprimere il loro talento, cosa che purtroppo ancora adesso non avviene”».
Sono ancora tante le barriere da abbattere. «A mio avviso – ha proseguito – la prima barriera da abbattere è quella culturale, la diversità non ci deve fare paura. Lo scopo di oggi è proprio mettersi nei panni degli altri e farci guidare da persone con disabilità, che hanno grossissimi talenti, a vivere per qualche ora come vivono loro, abbattendo questi muri di incomprensione e creando dialogo».
La risposta positiva del territorio
Sono tante le aziende del territorio che sono state invitate a partecipare a questa giornata dedicata non solo allo sport e allo stare insieme ma anche e soprattutto ad abbattere quelle barriere che ancora oggi persistono nel mondo del lavoro per chi ha una disabilità. «Oggi sono presenti più di 20 associazioni – ha precisato Camilla Buttà – che si occupano di persone con disabilità e ci sono più di 22 aziende».
Circa 400 le persone che hanno partecipato all’iniziativa. «Siamo molto soddisfatti di come sia andata la giornata, – ha aggiunto Andrea Buttà – c’è stata una bellissima risposta da parte del territorio. La grande sfida per il futuro è come al solito cercare di arrivare a coloro le cui orecchie non sono attente a certi temi, quindi l’obiettivo che ci diamo è quello di riuscire ad allargare la platea degli uditori e portare la nostra testimonianza anche in quelle sedi che fin ora hanno mostrato meno sensibilità a queste tematiche».
La disabilità e il mondo del lavoro
Le aziende possono essere grandi protagoniste per veicolare cambiamenti. «Le statistiche ci raccontano che attualmente in Italia solo un terzo delle persone con disabilità che cerca lavoro effettivamente è impiegata – ha sottolineato Camilla Buttà -, ma il dato che più fa pensare e su cui dobbiamo soffermarci è che solo il 14%-15% si dichiara molto soddisfatto del lavoro che sta facendo. È su questo che gli imprenditori e le aziende si devono soffermare».
L’atleta paralimpico Daniele Cassioli ha raccontato la sua esperienza di inserimento nel mondo del lavoro. «Io sono molto fortunato perché ho una mia professione, – ha detto Cassioli -, sono un freelance. Sono laureato in fisioterapia e ricordo che i primi curricula che mandavo ai centri medici non avevano risposta nel momento in cui le persone scoprivano che sono ipovedente. Spesso quando c’è da assumere una persona si fa più attenzione a “quello che manca” rispetto a quello che c’è. Lo sport ha dato tanto alla disabilità nel momento in cui ha permesso alle persone con disabilità di esprimersi per quello che sanno fare. La stessa cosa siamo a chiamati a farla come società nel mondo del lavoro, bisogna puntare sulle capacità e sui talenti. Una giornata come questa – ha concluso l’atleta – mi auguro veramente che sia l’inizio di un percorso che possa portare il nostro territorio ad essere più virtuoso su queste tematiche di cui tanto si parla ma che hanno ancora bisogno di tanto sviluppo, cultura e condivisione».
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