Accordo Humanitas – Comune di Castellanza, Medicina Democratica: “Il sindaco ci ripensi”
Marco Caldiroli, presidente dell'associazione ed ex consigliere invita la prima cittadina a un ripensamento sulla convenzione o perlomeno ad estendere la discussione
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Medicina Democratica indirizzata alla sindaca di Castellanza, Mirella Cerini in merito all’accordo siglato dal Comune con la Humanitas Mater Domini
Visite ed esami in Humanitas Mater Domini a prezzi agevolati per i castellanzesi
Egr, Sig.ra sindaco Mirella Cerini
Le scrivo in una “triplice” veste, da presidente di una associazione che ha nei suoi obiettivi statutari quello di promuovere il diritto alla salute anche tramite il sostegno e l’attuazione dei principi del servizio sanitario nazionale (per definizione pubblico), da “nativo” e da ex consigliere comunale di Castellanza. Appena ho avuto conoscenza dell’accordo che Lei ha sottoscritto con Humanitas ho presentato una richiesta di accesso agli atti per averne contezza e non fondare valutazioni solo su quanto di sintetico era riportato nelle notizie stampa (20.02.2023). Nel frattempo (2.03.2023) è stata pubblicata sul sito comunale la determinazione 114 con cui tale il dirigente competente prende atto dell’accordo stesso.
Da ex consigliere rimango in primo luogo sorpreso che un tale accordo venga definito senza alcun coinvolgimento degli organi comunali, la Giunta ma soprattutto il Consiglio Comunale, per permetterLe di rendersi conto di come questa iniziativa sia considerata dei rappresentanti della città. Ho l’impressione che questa “convenzione indiretta” (in alcuni passaggi della stessa definito “contratto”) sia da Lei ritenuta come di secondaria importanza, come una generica forma di “sponsorizzazione” o di “accordo di collaborazione” . Anche se non esplicitato in nessun passaggio documentale posso supporre che si faccia riferimento all’art. 13 o 14 del regolamento comunale deliberato dal Consiglio il 26.07.2018 ; in questi casi però è previsto comunque un coinvolgimento della Giunta.
Quello che più mi preme è il messaggio che arriva ai cittadini di Castellanza e, indirettamente, agli altri (perlomeno quelli che risiedono in un comune ove vi sia anche una struttura sanitaria privata): l’accesso alle prestazioni sanitarie non è più garantito in tempi idonei dalla sanità pubblica (direttamente o con convenzione) pertanto ognuno (individualmente o come collettività locale) deve trovare un modo per “cavarsela” al minor prezzo possibile cogliendo anche le occasioni “differenziate” per residenza. Se Humanitas fa il “mestiere” del privato che cerca di raccogliere più “clienti” possibile con tariffe (“solventi”) più “profittevoli” altro discorso è se un Sindaco, massima autorità sanitaria locale, debba rispondere a tali “sirene” senza soppesare bene i pro e i contro.
E’ vero che la sanità pubblica, nonostante le promesse durante la pandemia, è sempre più abbandonata a sé stessa, gestita con un approccio altrettanto privatistico dei privati “originari”. Pesano le scelte che negli ultimi 30 anni hanno caratterizzato la Regione Lombardia e che ora vengono al pettine in modo esponenziale a partire dalla fuga degli operatori sanitari dal pubblico, alla difficoltà di trovare sostituti al personale (medici ma soprattutto infermieri),ma sarebbe opportuno che la comunità che Lei rappresenta si chieda se quanto proposto nella convezione-contratto sia il modo opportuno per affrontare tale crisi della sanità pubblica che mette in pericolo la concreta attuazione del diritto costituzionale alla salute verso modelli di esclusione o di accesso alle cure discriminato per reddito (vedi USA). Segnalo che nella convenzione è previsto un ruolo attivo da parte del Comune (quindi con spese anche solo di tempo lavorativo) che “si impegnerà a comunicare efficacemente a tutti i dipendenti, i collaboratori ed i cittadini del Comune le agevolazioni garantite dal presente contratto” (appunto, contratto …). Non vi è solo un “contro” connesso al messaggio che Lei invia di non promuovere un rafforzamento della sanità pubblica (nella quale i Sindaci hanno un ruolo istituzionale definito dalla riforma sanitaria ancorchè ridimensionato, in particolare in Lombardia, con l’aziendalizzazione delle ATS/ASST) ma vi è anche quella che come associazione denunciamo come “trappola” per le persone.
Facilitare l’entrata con una “tariffa smart” (inesistente nelle forme di accreditamento) è un sistema commerciale palese per “fidelizzare” il cliente; quando la “merce” in questione è costituita da prestazioni sanitarie e quindi è in gioco la propria salute, è facile pensare che dopo un “accesso agevolato” alle prestazioni private la persona sarà indotta, se non costretta nella pratica, a proseguire un percorso di cura/prestazionale nella medesima struttura, a quel punto con tariffe di mercato estremamente più elevate.
L’effetto complessivo, un ulteriore contributo (anche nel “piccolo” di un singolo comune) per sbilanciare il “sistema” (è significativo che in Lombardia non vi sia un “servizio sanitario regionale” ma un “sistema”) ancor più nel privato e impoverire, in tutti i sensi, le strutture e la funzione del pubblico. Abbiamo denunciato da anni la pratica delle Giunte della Lombardia che si sono succedute di una paradossale e apparentemente “tafazziana” autodistruzione delle strutture pubbliche. Se non invertiamo tale tendenza vi sarà un effetto, già evidente, analogo a quello dell’effetto serra, superata una soglia di criticità gli effetti saranno esponenziali, chiaramente visibili a tutti ma troppo tardi per pratiche di contrasto efficaci nel breve periodo.
Recentemente come associazione assieme a Radio Popolare abbiamo affrontato il tema degli operatori del contact center di Multimedica indotti a spingere le persone che chiedevano un appuntamento con il servizio pubblico (ticket) a passare al privato attratti da una (iniziale) tariffa smart. Abbiamo l’obiettivo di costruire un ampio fronte per la attuazione (e attualizzazione) della riforma sanitaria del 1978 e contrasteremo ogni iniziativa, anche “piccola”, che va nella direzione opposta. Per quanto detto sin qui, la invito a un ripensamento sulla convenzione o perlomeno ad estendere la discussione e la sua valutazione almeno agli organi comunali se non con forme di partecipazione dei cittadini.
Cordiali saluti
Marco Caldiroli
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