Non c’è tempo per piangere ma gli sguardi sono tristi
Alla dogana di Medyka le persone passano a piedi: non c’è tempo per lacrime e paura, c’è solo la fretta di andare oltre, più lontani dalla guerra. Gli autobus dei vigili del fuoco e quelli della rete di trasporto urbano di Przemyśl fanno la spola ininterrottamente. «È stato un viaggio lungo, diciotto ore. C’erano tanti uomini armati, posti di blocco» – dice Ietta mentre corre verso gli autobus, incalzando con amore le due sorelline di 3 e 4 anni.
In città il punto di approdo è soprattutto un centro commerciale convertito già da giorni in centro di smistamento. Centinaia di persone sono stipate: sulle brandine, finalmente al caldo, forse molti realizzano di aver lasciato tutto, forse perso per sempre. Gli occhi si fanno lucidi, gli sguardi tristi.
A Legnano la Casa San Giuseppe ospiterà mamme con minori fuggite dall’Ucraina
La grande catena di solidarietà dei cittadini di Przemysl
Alla stazione ferroviaria invece la folla di profughi è ancora in movimento, invade l’atrio di stucchi, ricordo di quando Przemysl – come Leopoli che sta appena più in là – era impero austroungarico. Il sottopasso e la piazza sono attraversati in continuazione, scout e pompieri e volontari laici e religiosi distribuiscono pasti e bevande. Il centro della città sembra una qualsiasi città di provincia alla domenica mattina, con le grandi cattedrali cattolica (polacca) e greco-cattolica (ucraina). Przemysl in ucraino si chiama Peremiscl: anche questa un tempo è stata terra contesa tra nazionalismi e non è banale forse vedere la generosità dei polacchi verso chi fugge.
Lo studente ivoriano in fuga da Odessa
Nell’atrio della stazione si confondono le file per i biglietti e le informazioni sui treni e i bivacchi di chi solo attende. Tra loro c’è appunto Dieudonnè: «A Odessa hanno bombardato dal primo giorno. Poi ci sono stati quattro giorni tranquilli, stavano bombardando nei dintorni. Poi è ripreso. I miei amici se ne erano già andati per tempo». Nei giorni scorsi sono state denunciati episodi odiosi verso africani e indiani (che il governo polacco si affretta a smentire). «Io non ho trovato problemi fino a qui» – racconta Dieudonnè.
A Przemysl arriva ancora il treno da Kiev, quello da Odessa invece è soppresso (almeno per ora, ci dicono). In circolazione ci sono poi decine se non centinaia di furgoni, da mezza Europa: ucraini venuti dall’estero a recuperare i parenti rifugiati, tedeschi che offrono posti liberi, medici e infermieri veneti e autisti di pullman dalla Campania.
Il convoglio solidale ha salvato anche Arina, una bimba di soli 6 mesi
Dalla zona di Malpensa il “convoglio solidale” delle associazioni ha lavorato per tutta domenica per recuperare persone, fino a 100 km più a nord, al valico di Rava Ruska (capofila è l’associazione Noi con Voi di Samarate). «L’emozione più grande è stata trovare Oksana, con Arina, la sua bimba di sei mesi», dicono Georgia Gionchetta e Fabiola Guerra, di Banca del Tempo Gallarate, che nel gruppo si sono occupate di assistere i più piccoli. Oksana e Arina sono state le prime a partire per l’Italia, con un furgone che ha lasciato la città alle due di pomeriggio. Il grosso del “convoglio solidale” aspetta gli ultimi profughi, mentre scende la sera a Przemysl.
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