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Camaro rossa

di Lura De Filippo

Il racconto della domenica

“Il sole celato da due cappelli in ombra.
Il gelo sciolto del calore dell’oro.
Nuvole danzanti dai colori pallidi della sera,
in un cielo dalle forme equivoche e indefinite.
Eppure è silenzio… ed è subito notte.”

Nitty ricevette questo biglietto accompagnato da sette rose baccarat. “Rico”, sorrise. Lo splendore dei fiori arricchiva quel messaggio già eloquente, il loro amore nato per caso, prendeva forma. Sistemò i fiori in un vaso sulla scrivania, inebriavano la stanza con colore e profumo. Prese una rosa, e ripensò al loro primo incontro.
Pioveva, era in viaggio per raggiungere la cugina, mancavano solo tre chilometri quando un rumore sordo dal motore fece spegnere la sua camaro rossa.
La strada deserta, attorniata da alberi, il sole salutava augurando la buonanotte alle foglie che danzavano su una leggera brezza. Una bellissima serata romantica se non fosse capitata lì per caso mentre l’aspettavano per cena. Il cellulare non aveva campo, tutto era avvolto dal silenzio ovattato della neve che si scioglieva. La rabbia dallo stomaco le arrivò alla lingua, le parolacce avevano preso possesso del suo vocabolario. E non passava nessuno.
Con coraggio, prese la borsa e si incamminò. Aveva appena percorso qualche metro, due fari la abbagliarono. Un’auto giungeva in senso opposto alla sua marcia a folle velocità, si buttó al lato della strada per non essere investita. Una frenata sull’asfalto e poi lo schianto contro un albero.
Corse ad aiutare il malcapitato, o a insultarlo, sarà ubriaco, fu il suo pensiero.
Aprì la portiera con difficoltà, il guidatore riverso sul volante, piangeva. Appena la vide si inginocchiò fuori dalla macchina per chiederle scusa, non l’aveva vista, non riusciva a smettere, tornava dal funerale del suo più caro amico d’infanzia.
Nitty commossa, si sedette per terra accanto a lui rassicurandolo sul suo stato di salute. Era alto, uno sportivo forse, e piangeva come un bambino, lo abbracciò per calmarlo. I singhiozzi divennero meno frequenti fino a quando si incamminarono per raggiungere una casa e avvisare i soccorsi.
Scusami, mi chiamo Rico. Io sono Nitty, e le due mani si intrecciarono in un saluto.
La strada sfociò in un prato con le sembianze di lago ghiacciato, il sole faceva capolino tra gli alberi lontani, Rico si bloccò e con un profondo sospiro disse “ciao Frank, tienimi d’occhio”. Dopo qualche minuto di silenzio le confidò che il suo amico era un goldenretriver, avevano trascorso quindici anni insieme.
Nitty rimase senza parole, la sensibilità di quell’omone le toccò il cuore, e da allora fu suo. Mise la rosa con le altre e mentre accartocciava l’involucro cadde una foto. Il tramonto del lago ghiacciato, sul retro tre parole “ti amo, partiamo!”

Racconto di Laura De Filippo, fotografia, e poesia all’inizio, di Serena Lena Cota

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Pubblicato il 05 Settembre 2021
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