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Ciclo di incontri con i familiari vittime di mafia, serata alla Biblioteca di Lucernate a Rho

Più di due ore di dialogo aperte dalle parole di Clelia La Palomenta, presidente della Commissione Antimafia del Comune di Rho

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“Parlatene di mafia, parlatene sempre”. Ha usato parole forti, riprendendo il monito di Paolo Borsellino, Giovanni Gabriele, nella Biblioteca di Lucernate a Rho. Quello di venerdì scorso è stato il terzo appuntamento della rassegna
“I venerdì della memoria: la Biblioteca Vivente per la Legalità. Ciclo di incontri con i familiari vittime di mafia”. Un ciclo di incontri fortemente voluto dalla Biblioteca rhodense, in collaborazione e con il pieno sostegno dell’Associazione Libera Arese e dintorni Presidio Giorgio Ambrosoli, l’Associazione Peppino Impastato Adriana Castelli di Milano. Gli invitati e i protagonisti di questa terza tappa sono stati Giovanni Gabriele e Francesca Anastasio. Giovanni e Francesca sono i genitori di Domenico Dodò Gabriele, vittima innocente di mafia, ucciso dalla ‘ndrangheta nel 2009 quando stava per compiere 11 anni. Dodò era lì, nel posto giusto dove dovrebbe stare un bambino di 11 anni, a giocare con suo papà in uno dei campetti del quartiere Margherita di Crotone.

In quella sera, però, qualcuno ha deciso che doveva uccidere, provocare morte. Dodò si è trovato in un agguato ‘ndranghetista perché l’obiettivo di quella che è stata una strage era Gabriele Marrazzo che – secondo i processi e le sentenze – è stato assassinato perché non ha rispettato il codice della  cosca crotonese. Doveva restituire 350 per una partita di droga. Dalla morte di Dodò, avvenuta dopo 85 giorni di coma in ospedale il 20 settembre 2009,
Giovanni e Francesca stanno vivendo con un dolore enorme. Un dolore che nessun essere umano dovrebbe mai vivere. Nonostante questo, per tenere in vita quel ragazzo bello e paffutello che amava la vita più di ogni altra cosa, Francesca e Giovanni girano l’Italia intera da Crotone, incontrando le scuole, incontrando la cittadinanza con l’obiettivo di sensibilizzare il più possibile tutti affinché – come hanno detto nel corso della serata – “possiamo fare la nostra parte. Le mafie hanno paura di questi eventi non delle sentenze”.

Più di due ore di dialogo aperte dalle parole di Clelia La Palomenta, presidente della Commissione Antimafia del Comune di Rho, che si è soffermata su come – anche in questo territorio – “bisogna scegliere da che parte stare”. “La testimonianza di Giovanni e Francesca è una testimonianza vera, viva, che fa malissimo ascoltarla perché si tratta di un bambino che è stato ammazzato dalla mafia. Non dovrebbe mai esistere una cosa del genere”. Pensiero di tristezza, rabbia ma anche e soprattutto di gratitudine nei confronti della forza e del coraggio dei genitori, è stato espresso anche dagli attivisti delle associazioni Libera e Agende Rosse.

A prendere la parola anche la referente della biblioteca Silvana Santoro che ha parlato di come, anche la piccola ma “funzionale” biblioteca di Lucernate sta riuscendo nel tempo a promuovere queste iniziative e di come si stai specializzando anche nel tema della cultura della legalità. Ad accompagnare Giovanni e Francesca, nel ricordo di Dodò, è stato Luca Giuseppe Murrone. Calabrese di nascita anche lui, attivista antimafia e cronista, Murrone si è soffermato di come l’esempio – purtroppo tragico – di Dodò sia stato di stimolo per la sua vita. “Ai giovani, ai meno giovani, a tutti noi, bisogna dire che è opportuno circondarci sempre di buoni esempi. Quello di Dodò che ha
pagato con la sua morte un regolamento di conti in Calabria, è un esempio che deve essere visto anche qui, nel Rhodense perché non ci si può mai voltare dall’altra parte. Dobbiamo schierarci tutti!”

E di certo a schierarsi dalla parte giusta sono stati i genitori di Domenico Gabriele che hanno portato la loro testimonianza anche in diverse scuole di Rho e non solo. Lo hanno fatto per continuare a sentirsi vivi perché e per continuare a seminare…. Legalità. Non sono stati lasciati soli ma c’è un’Italia intera che ha abbracciato quelli che oltre ad essere i genitori di Dodò sono diventati i genitori di chi – con memoria e impegno – ha conosciuto la storia del piccolo Dodò. Perché come hanno ricordato Giovanni e Francesca, non basta essere spettatori di ciò che accade. Ognuno di noi ha il dovere di schierarsi, di fare la propria parte nella lotta contro la mafia, affinché tragedie come quella di Dodò non si ripetano mai più.

Redazione
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Pubblicato il 16 Marzo 2025
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