Daniel Radosavljevic, 20 anni, è morto in un carcere di Grasse, in Costa Azzurra, lo scorso 18 gennaio. Lo hanno trovato impiccato nella sua cella, dove era finito per aver forzato un posto di blocco e speronato le auto della Gendarmeria l’8 ottobre a Cannes.

Il ragazzo era originario di Rho, frazione Lucernate. La mamma Branka e la sorella Iris si stanno battendo ormai da un mese per avere giustizia, tra richieste di autopsie ed esposti al Tribunale d Roma avanzati dall’avvocato che segue la pratica, Francesca Rupalti.

C’è stata anche un’interrogazione della deputata Laura Boldrini al ministro degli Esteri Antonio Tajani per far luce sulla vicenda, oscura sotto molti punti di vista: ci sono infatti delle lettere scritte da Daniel nelle quali manifestava il timore per la sua sicurezza e per la sua stessa vita, strane telefonate da parte del ragazzo (l’ultima il 15 gennaio) e di suoi compagni di detenzione, ferite sospette su collo, mani e testa oltre ai risultati dell’autopsia che sembra non facciano emergere danni compatibili con atti di autolesionismo.

Nella giornata di mercoledì 15 febbraio si è tenuto il funerale di Daniel circondato dall’affetto dei suoi cari e degli amici, che hanno voluto ricordarlo, al termine della cerimonia celebrata dal prevosto don Frova, con il lancio di palloncini e il rombo dei motori delle moto. In serata, alle 18, una fiaccolata per le strade e i luoghi frequentati dal ventenne.