Da Vanzago a Parabiago, viaggio tra gli espropriati del quarto binario
Siamo andati nei Comuni che maggiormente subiranno l'impatto del cantiere per ascoltare, accompagnati dai rappresentanti del Comitato, le voci di chi dovrà cambiare casa o la qualità della vita e si troverà con barriere altissime davanti alle finestre
Espropri, barriere alte fino a 7 metri e mezzo davanti a casa, aree verdi cancellate e cantieri invasivi per cinque anni. Non è bastata la sentenza del Tar che aveva annullato il potenziamento ferroviario della Rho-Gallarate: il progetto è tornato a fare preoccupare i residenti interessati dall’opera, dopo che a gennaio sono state aperte le procedure per gli espropri dei terreni privati che serviranno per raddoppiare i binari. Il Comitato Rho-Parabiago che dal 2009 si batte per contrastare quello che considerano un progetto «devastante e incompatibile con il territorio», torna quindi a chiedere lo stralcio dell’opera inserita nel Recovery Plan. Qui la lettera inviata al Governo Draghi
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Siamo andati a Vanzago e Parabiago, due dei Comuni che maggiormente subiranno l’impatto del cantiere per ascoltare, accompagnati dai rappresentanti del Comitato Rho-Parabiago, le voci di chi dovrà cambiare casa o sarà costretto a stravolgere la propria qualità della vita perchè i nuovi binari passeranno a pochi metri dalle loro abitazioni, che saranno altresì private di intere porzioni di giardino, box e rimesse.
VANZAGO – Il nostro viaggio è iniziato in via Vittorio Veneto a Vanzago: «Questa – ci spiega in video Dalia Sartirana, rappresentante del comitato insieme al presidente Alberto Maggioni – è una delle zone dove si vede maggiormente che il progetto non è compatibile con il territorio. Qui viene previsto un raddoppio della sede ferroviaria, tutto dalla parte di via Vittorio Veneto. Quasi tutti i giardini delle abitazioni saranno espropriati, in parte o totalmente, e le barriere anti-rumore saranno alzate davanti alle finestre di casa».
Maria Luisa Colombo abita da una vita all’inizio della via: «I binari arriveranno in giardino, ma avendo le distanze minime non ho nemmeno diritto all’esproprio dell’intera abitazione, che ho richiesto. Mi porteranno via verde e rimessa e dovrò vivere con una barriera davanti a casa: la qualità della mia vita sarà stravolta». Andando avanti la ferrovia di restringe e il progetto prevede l’ eliminazione della strada e di ampie porzioni di prato. Qui quasi tutte le case perderanno il giardino. Carlo Boniforti ed Enrico Postiglione, perderanno invece l’intera abitazione ottocentesca che si trova poco dopo il confine di Vanzago, in territorio di Pregnana Milanese. La villa fa parte del comparto abitativo dell’ Isola Maddalena: «Chiediamo che non venga fatto il progetto ma qualora qualcuno dovesse insistere col farlo – avvertono i residenti – chiederemo un corretto approccio nei confronti di tutti coloro che saranno impattati da questo progetto inutile, devastante, dannoso ed eccessivamente costoso. Anche se il valore affettivo non sarà mai ripagato: quella della nostra casa è la storia di tutte le famiglie di questo comparto, i cui nonni o i bisnonni hanno iniziato a risiedere qui e con il tempo hanno acquisito l’intera proprietà, un nucleo dove alcune famiglie hanno eletto la loro residenza affettiva, familiare, residenziale definitiva». Gli espropri interessano anche tante altre zone di Vanzago
.A PARABIAGO -Da Vanzago ci siamo spostati a Parabiago, in una via che si affaccia sulla ferrovia e che sarà invasa dai binari, «per fare capire che tutti i paesi interessati dal potenziamento ferroviario – spiega Dalia Sartirana del comitato – saranno impattati più o meno alla stessa maniera». Qui, in via Battisti, sarà abbattuto un intero caseggiato costituito da vecchie case di ringhiera che caratterizzano il territorio. Ezia Rovelli in una di queste case ci è nata e cresciuta insieme il fratello: «Si può capire che valore affettivo abbia per noi questa abitazione – ci spiega la residente – A Parabiago la porzione più importante che viene espropriata è la nostra. Anche noi chiediamo venga cancellato il progetto, abbiamo presentato osservazioni e siamo seguiti da un avvocato: di sicuro l’indennizzo dovrà avere molto zeri anche se non troveremo mai una soluzione come questa».
Poco più avanti, in via Torricelli abbiamo infine incontrato Mariarosa Boldorini che sta ristrutturando la casa per il figlio, casa che perderà di valore dopo la realizzazione dell’opera: «Dopo il ricorso al Tar abbiamo deciso di avviare i lavori – spiega la signora – adesso ci ritroveremo con una casa ristrutturata, senza giardino, buia, con le barriere davanti alle finestre e un rumore difficile da sopportare». Il comitato ha calcolato che con la nuova opera si passerà dagli attuali 200 treni al giorno, a 306 con il quarto binario e a 444 con il terzo fino a Gallarate: «Questo significa un treno ogni 4 minuti, un impatto insostenibile – concludono i rappresentanti del comitato – per un’opera che è già obsoleta, quando per risolvere il problema dei pendolari basterebbe aumentare le carrozze sui treni, come diciamo da sempre». Ora la richiesta di stralcio del potenziamento da parte del Comitato passa al Governo Draghi.
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