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Rho, sette pietre d’inciampo per ricordare i deportati nei lager nazisti e mai più ritornati

Dopo l’approvazione all’unanimità del Consiglio Comunale, insieme alla posa delle Pietre ha avuto luogo un breve momento commemorativo

Rho, posa pietre d'inciampo

Momenti di emozione a Rho e di ricordo martedì 2 febbraio per la posa delle sette Pietre d’Inciampo dedicate a Carlo Martini, Mario Martini, Giovanni Barlocchi, Gaetano Bellinzoni, Ambrogio Farina, Angelo Moroni e Mario Quaroni, i rhodensi deportati nei campi di concentramento e sterminio nazisti e mai più ritornati: le Pietre sono state posate proprio davanti alla loro casa, da cui sono usciti e non sono più ritornati.

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Dopo l’approvazione all’unanimità del Consiglio Comunale, insieme alla posa delle Pietre ha avuto luogo un breve momento commemorativo alla presenza del Sindaco Pietro Romano, dell’Assessore al Piano Strategico, Pari opportunità e Conciliazione dei tempi Sabina Tavecchia, promotrice del progetto, del presidente dell’ANPI Rho Mario Anzani , del presidente Marco Steiner del Comitato per le “Pietre d’Inciampo” di Milano .

Anche se in delegazioni ristrette sono state presenti la scuola secondaria 1° grado Franceschini di via Tevere (Clelia La Palomenta in rappresentanza della dirigente Sabrina Grande) , l’Istituto comprensivo Tommaso Grossi (dirigente Sandra Moroni), la scuola secondaria di 1° grado Alessandro Manzoni e la scuola primaria Anna Frank (dirigente Lidia Di Cuia e Sara Sironi).

Inoltre hanno partecipato la presidente del Consiglio Comunale Marisa Sinigaglia, gli assessori Valentina Giro, Edoardo Marini, Maria Rita Vergani, Nicola Violante e numerosi consiglieri comunali insieme alle Forze dell’Ordine.

« Iniziative doverose per la memoria diffusa e per non dimenticare i nomi dei deportati non più tornati – afferma il sindaco Pietro Romano –. Queste piccole pietre d’inciampo sono un motivo per i cittadini e soprattutto per i bambini, che passano di qui, per chiedersi e chiedere il loro significato. Un modo bello per tramandare la memoria nella strada su cui camminiamo tutti i giorni. Nel caso dovessimo venire a conoscenza di altri nomi, procederemo con la posa di una Pietra a loro dedicata. Ringrazio l’Assessore Sabina Tavecchia, che ha promosso il progetto, l’ANPI, il presidente del Comitato per le “Pietre d’Inciampo” di Milano Marco Steiner, le scuole, le forze dell’ordine e tutti i presenti. Purtroppo abbiamo dovuto svolgere una commemorazione breve a causa del covid, anche se questa occasione avrebbe merito una maggiore partecipazione».

«Riflettere sugli orrori del nazifascismo – afferma Mario Anzani, presidente di ANPI Rho – è sempre importante per ricordarsi che ancorché sconfitto nel 1945 il nazifascismo non è un’anticaglia del passato, ma ci sono ancora germi connessi a quella subcultura, che vivono nella nostra società: è necessario far crescere gli anticorpi e tenere alta la guardia, come scrisse Primo Levi, che ha conosciuto sulla propria pelle l’orrore di Auschwitz, “Quello che è accaduto può sempre succedere”. E’ necessario che ci sia l’impegno in modo particolare delle nuove generazioni a contrastare il fascismo immediatamente e a coltivare la cultura del ricordo e dei principi di libertà e democrazia».

«Sono onorata per la presenza del dott . Marco Steiner, portatore appassionato di questo progetto, e proprio grazie al suo impegnato siamo riusciti a ricevere queste sette pietre preziose che arrivano dall’artista Gunter Demnig direttamente dalla Germania. Lo ringraziamo di cuore insieme all’ANPI, alle scuole, agli uffici comunali. Significativa la presenza delle scuole rappresentate dalle dirigenti e da alcune docenti che si sono occupate di progetti collegati alla memoria e si sono prodigate con i giovani a raccontare la Shoah con eventi e approfondimenti – commenta l’assessore Sabina Tavecchia – o come la professoressa Clelia La Palomenta che insieme al giovane iscritto all’ANPI Luca Marelli ha fatto la ricerca archivistica con gli studenti. Auspichiamo che non ci siano altri cittadini deportati; comunque l’ANPI raccoglierà i nominativi di parenti, foto e altre testimonianze per poter raccontare la vita di questi nostri cittadini che non hanno più fatto ritorno dai lager».

Racconta il progetto Marco Steiner, presidente del Comitato per le Pietre d’inciampo di Milano, figlio di Mino, antifascista milanese deportato in un campo di concentramento nel 1944 e poi morto un anno dopo e pronipote di Giacomo Matteotti: «Vale sempre la pena spiegare il significato delle pietre d’inciampo, anche se sempre di più si parla di questo progetto. L’idea nasce da un episodio di negazionismo in Germania nei primi anni 90: durante un convegno l’artista Gunter Demnig si è trovato di fronte ad una signora che negava la deportazione di una comunità di Sinti a Colonia nel 1940. Da questa negazione ha inventato la Pietra d’inciampo, perché posizionare la pietra davanti all’ultima residenza libera dei deportati vuol dire riportare a casa quelle persone, di cui non c’è più traccia. Riportarle a casa, nelle loro abitudini, nei loro luoghi, vuol dire che li abbiamo nuovamente vicino. Questo è il significato delle Pietre: riportare a casa le vittime della violenza nazi-fascista. Molti passano senza vedere, ma a noi basta che qualcuno guardi, faccia una riflessione e capisca cosa è successo qui, in questo luogo. In tutta Europa ci sono più di 80 mila pietre, in Italia ce ne sono più di 1.500. E’ facile ormai trovare una pietra d’inciampo ed è facile avere la possibilità di riflettere»

Marco Steiner infine ha consegnato un libro sulle Pietre d’Inciampo al Sindaco.

L’Amministrazione comunale ha realizzato il progetto promosso dall’assessore al Piano Strategico Pari opportunità e Conciliazione dei tempi Sabina Tavecchia in collaborazione con l’ANPI, e le scuole del territorio, coinvolte nelle ricerca storica, anche attraverso ricerche anagrafiche, dei cittadini rhodensi che sono stati vittime di deportazioni nei campi di sterminio nazisti, e attraverso contatti con le loro famiglie, risalendo a ben sette concittadini, che hanno vissuto sulla propria pelle le atrocità delle deportazioni. Successivamente, sono stati avviati, attraverso il Comitato per le “Pietre d’Inciampo” di Milano e il suo presidente Marco Steiner, i contatti con il coordinatore internazionale del Comitato per l’installazione delle Stolpersteine, che ha approvato la creazione delle pietre d’inciampo e confermato la posa a Rho delle stesse, in occasione della Giornata della Memoria 2021, presso le abitazioni delle vittime in Via Porta Ronca, via Matteotti, Via Marconi e Via San Carlo Borromeo.

Di seguito i cittadini rhodensi che furono deportati e che non fecero ritorno a casa perché barbaramente uccisi. Nelle pietre d’inciampo se ne ricorda il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data della morte:

CARLO MARTINI, Via Porta Ronca, 2
NATO 1913
DEPORTATO 1943
DACHAU
ASSASSINATO 13.4.1945

MARIO MARTINI, Via Porta Ronca, 2
NATO 1917
DEPORTATO 1943
DACHAU
ASSASSINATO

GIOVANNI BARLOCCHI, via Giacomo Matteotti, 4
NATO 1881
DEPORTATO 1944
NATZWEILER
ASSASSINATO 15.4.1944

GAETANO BELLINZONI, via Giacomo Matteotti, 18
NATO 1901
ARRESTATO 29.5.1944
DEPORTATO 17.08.1944
FLOSSENBÜRG
ASSASSINATO 23.12.1944

AMBROGIO FARINA, via Guglielmo Marconi, 3
NATO 1901 in anagrafe non c’è
ARRESTATO 29.5.1944
DEPORTATO 1944
BUCHENWALD
ASSASSINATO 23.12.1944

ANGELO MORONI, via San Carlo Borromeo, 8
NATO 1901
DEPORTATO 1944
DACHAU
ASSASSINATO 6.3.1945

MARIO QUARONI, via San Carlo Borromeo, 8
NATO 1921
DEPORTATO 1945
MAUTHAUSEN/
ASSASSINATO 19.4.1945
GUSEN

L’amministrazione comunale chiede ai cittadini di segnalare eventuali informazioni sui sette rhodensi deportati e i nominativi di altri cittadini deportati e uccisi nei campi di concentramento

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Valeria Arini
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Pubblicato il 03 Febbraio 2021
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