Milano città dei magi, alla basilica di Sant’Eustorgio la scultura capolavoro
La chiesa della zona Ticinese, antichissima, ospita ancora le reliquie dei "re" venuti da Oriente. Ora al museo Diocesano, lì accanto, è in mostra la pala d'altare che testimonia il culto. Solo che qui i magi sono nove, non tre (e non è l'unica sorpresa)
Si avvicina il Natale e Milano rende omaggio alla figure dei magi, per secoli legate alla città che fu capitale dell’impero romano d’Occidente e che ne custodì le spoglie. Trafugate queste dall’imperatore Barbarossa come bottino di guerra, la memoria – se non culto – dei magi rimase legata alla città, tanto che ancora in periodo rinascimentale veniva celebrata con opere di grande valore.
L’esempio è il Retablo dei Magi, capolavoro della scultura rinascimentale belga conservato nella chiesa milanese dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore, tra le basiliche che conservano – in parte – le forme tardoantiche.
Fino al 2 febbraio 2025 il prezioso Retablo sarà esposto al Museo Diocesano di Milano, di fianco alla basilica di Sant’Eustorgio, la chiesa legata al culto delle spoglie dei magi.
La tradizione dei magi a Milano
Secondo un’antica tradizione i tre saggi orientali tornarono a Gerusalemme dopo la crocifissione di Cristo e qui morirono martiri. Le loro spoglie sarebbero state portate poi da sant’Elena, madre di Costantino, a Costantinopoli, in Santa Sofia, e da qui trasferite a Milano da Eustorgio, vescovo della città, fondatore della basilica che ha preso il suo nome, costruita nella zona in cui (secondo tradizione) si bloccò il carro che trasportava i resti dei saggi orientali.
Sette secoli dopo, Federico Barbarossa, nel 1164, saccheggiò Milano e – complice l’arcivescovo Rainald von Dassel, cancelliere imperiale – trafugò le spoglie, portate poi a Colonia, dove tuttora si trovano, custodite in un prezioso reliquiario riferito all’orafo Nicola di Verdun. Solo nel 1903 il cardinal Ferrari ottenne che alcuni frammenti dei resti tornassero nella basilica di Sant’Eustorgio.
La mostra del Retablo dei Magi al Museo Diocesano di Milano
La pala d’altare (223,5 x 177,5 x55 cm) è databile alla fine del XV secolo o agli inizi del XVI e per la prima volta viene presentata al pubblico dopo il restauro condotto presso l’Institut Royal du Patrimoine Artistique (IRPA) di Bruxelles grazie al sostegno della Fondation Roi Baudouin, della Fondation Périer-d’Ieteren e di Intesa Sanpaolo, nell’ambito del progetto Restituzioni.
In legno di quercia e composta da una cassa contenente sculture a tutto tondo e altorilievi finemente dipinti e dorati, il Retablo è stato realizzato a Bruxelles nell’atelier dello scultore fiammingo Jan II Borman (1460 ca. – 1520 ca) e in origine comprendeva anche due volets, delle grandi ante dipinte su entrambi i lati, oggi perdute. La sua eccezionalità è dovuta al fatto che si tratta dell’unico esemplare noto della celebre bottega ad aver conservato la policromia e l’apparato decorativo originale, nonché nell’essere una delle pochissime tavole fiamminghe conservate in Italia, addirittura nella sua destinazione originaria.
A tal proposito, la sua presenza a Milano è legata alla figura di Protasio Bonsignori da Busto, un ricco mercante di vetro e metalli che durante un viaggio ad Anversa nel 1510 acquistò, o addirittura commissionò, l’opera per la propria cappella, fatta edificare nello stesso anno nell’oratorio di Santa Caterina, nel complesso della basilica di San Nazaro.
Il Retablo presenta un’unica grande scena dedicata all’Epifania, ambientata all’interno di una struttura che ricorda la navata di una chiesa gotica. I Magi in adorazione del Bambino occupano il primo piano ai lati della Sacra Famiglia. Non sono tre, ma nove, distinti da pose, costumi e attributi differenti, rappresentano il corteo venuto dall’Oriente: sono scolpiti a tutto tondo di profilo, di tre quarti e di spalle e spiccano per l’eleganza dei dettagli e il naturalismo delle fisionomie. In secondo piano, si distinguono episodi secondari e personaggi aneddotici come, sulla sinistra, Salomè che incontra una vecchia, sulla destra gli astronomi che scrutano il cielo e, al centro, un buffo personaggio raffigurato nell’atto di defecare, che spesso ricorre in opere d’arte nordiche.
Il restauro ha rimosso una spessa vernice bruna che la ricopriva e una ridoratura a foglia d’oro, frutto di un intervento sette-ottocentesco che aveva portato a celare la varietà dei colori in favore di un più marcato plasticismo.
L’intervento ha dunque restituito l’aspetto originario al Retablo dei Magi, con la raffinata policromia, la doratura a missione originaria e tutte le sofisticate tecniche decorative impiegate: i broccati in rilievo, le punzonature, impiegate anche per le iscrizioni sulle bordure delle vesti, le piccole applicazioni di elementi metallici dorati o delle rarissime perle in resina e cera, i ricami scolpiti in rilievo.
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.