La Fabbrica delle Ragazze e quella strage di innocenti
Una storia nell'Alto milanese a Bollate dove nel 1918 esplose la fabbrica di munizioni Sutter & Thévenot, gestita da svizzeri e tedeschi, in cui morirono 59 lavoratrici. Il romanzo di Ilaria Rossetti per Bombiani ripercorre quei momenti attraverso la storia di Emilia
Era il 7 giugno 1918, esattamente alle 13:50, quando un fragore spaventoso scosse Castellazzo di Bollate. Nella fabbrica di munizioni Sutter & Thévenot, gestita da svizzeri e tedeschi, si verificò un’esplosione devastante che portò alla morte di 59 lavoratori. Tra le vittime, ben 52 erano giovani donne impiegate nella produzione di bombe da trincea, con un’età compresa tra i 14 e i 30 anni. Questo tragico evento, poco conosciuto ai giorni nostri, è il punto di partenza per il nuovo romanzo di Ilaria Rossetti, intitolato “La Fabbrica delle Ragazze”, pubblicato da Bompiani il 24 gennaio scorso.
Rossetti, scrittrice lodigiana, ha scoperto questa storia in modo casuale durante il periodo della pandemia nel 2020, mentre stava conducendo delle ricerche sui tragici incidenti sul lavoro in Italia. Attraverso Wikipedia, è venuta a conoscenza dell’esplosione nella fabbrica di Castellazzo di Bollate e ne è rimasta profondamente colpita. La storia ha suscitato la sua curiosità, spingendola a indagare ulteriormente attraverso le informazioni disponibili online. Realizzando il potenziale narrativo di questo evento, ha deciso di trasformarlo in un romanzo.
“La Fabbrica delle Ragazze” è un racconto romanzato, ma fedele ai dati storici, che trasforma la memoria locale in una memoria condivisa a livello nazionale. Il libro parte dal recupero della vera storia, già menzionata anche da Ernest Hemingway che diciottenne partecipò ai primi soccorsi come autista della Croce rossa.”La vista dei corpi dilaniati e soprattutto la scoperta che quasi tutte le vittime erano donne – si legge nelle pagine del libro – lo avevano traumatizzato, tanto da occuparsene quattordici anni dopo, nel racconto Una storia naturale dei defunti, contenuto nel volume I quarantanove racconti pubblicato a New York nel 1938 e in Italia nel 1947.”
Il romanzo di Rossetti dà voce a diverse storie, concentrandosi su due ragazze realmente scomparse: Emilia Minora e Clementina Colombo. Emilia aveva appena quindici anni quando iniziò a lavorare nella fabbrica, mentre Clementina è stata scelta per ragioni legate all’età e alla provenienza geografica. Rossetti si è basata sui nomi dei padri delle ragazze, trovati nell’elenco delle vittime, per dare vita ai suoi personaggi.
Il tema del lavoro sta a cuore all’autrice. “Il lavoro continua a uccidere. Poco è stato fatto, troppo poco, e la carneficina delle morti per infortunio sul lavoro persiste, fa scalpore per ventiquattr’ore e poi scompare travolta da notizie che con il loro ingombrante sensazionalismo occupano tutto il nostro spazio mediatico e mentale. Il fatto è che i morti sul lavoro non urlano mai. Non possiedono nulla di eccentrico o sfavillante. Sono fatalmente normali. Noiosamente simili a noi.”
Nel corso del 2021, Rossetti ha visitato Bollate, esplorando i luoghi legati alla fabbrica e consultando gli archivi comunali. Questo approccio diretto ai luoghi e ai documenti ha arricchito ulteriormente il suo processo creativo, offrendole una comprensione più profonda e tangibile della storia che stava raccontando.
Un murales sulla cabina rimasta ancora in piedi dopo la distruzione della fabbrica.Nella parte finale del libro Rossetti sviluppa alcune riflessioni anche sul suo di lavoro. “Io non credo che la letteratura possa salvare qualcuno o qualcosa, penso che la letteratura in generale non debba fare proprio niente. Ma forse, almeno, possiamo guardare dentro i varchi che spalanca, dentro i conti che non ricompone, dentro il tempo che ristagna e insieme cessa di esistere, forse possiamo ricorrere alle parole per capire e preservare la complessità e l’umanità delle cose e della vita, per spogliare deridere distruggere tutti i miti assurdi e sanguinari che ci siamo costruiti”.
UNA PUNTATA DELLA TRASMISSIONE DI PAOLO MIELI PASSATO E PRESENTE
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.