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Piantedosi a Milano per la firma del nuovo protocollo sui beni confiscati alle mafie. La mappa nel Legnanese

Il protocollo firmato da Regione, ANCI e ANBSC punta a «valorizzare i beni confiscati presenti in Lombardia», 3.163 in tutto

Piantedosi a Milano per la firma del nuovo protocollo sui beni confiscati alle mafie

Firmato in Prefettura a Milano dal presidente della Regione Attilo Fontana, dal direttore dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata Bruno Corda e dal presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani Lombardia Mauro Guerra, alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, un protocollo d’intesa relativo ai beni confiscati alla criminalità organizzata.

Il protocollo punta a «valorizzare i beni confiscati presenti in Lombardia, mettere a sistema ogni informazione utile ad accelerare i processi di destinazione, assegnazione e utilizzo, creando le migliori condizioni per far incontrare “domanda e offerta”». Grazie al documento, che ha una valenza triennale, verrà fornito anche «un importante supporto agli enti locali, sia per la pubblicazione, sui rispettivi siti internet, dei dati relativi ai beni confiscati presenti sul territorio e al loro utilizzo, sia per migliorare il processo di riutilizzo e gestione dei cespiti e individuare le risorse necessarie a co-finanziare la realizzazione degli interventi».

Piantedosi a Milano per la firma del nuovo protocollo sui beni confiscati alle mafie

«Viviamo una stagione di forte impegno antimafia, sia sul fronte della cattura di pericolosi latitanti che su quello del contrasto agli interessi criminali – ha sottolineato il ministro Piantedosi -. È per questo che l’intesa sottoscritta oggi assume un grande significato, non solo simbolico. L’utilizzo, per finalità sociali o istituzionali, dei beni confiscati alle organizzazioni criminali, se da un lato consente di mitigare gli effetti negativi che le attività illegali hanno prodotto sul territorio, dall’altro concorre a creare le condizioni per lo sviluppo sociale ed economico di quelle aree, generando un circolo virtuoso di legalità e sicurezza che favorisce il senso di fiducia dei cittadini nelle istituzioni».

«Regione Lombardia – ha aggiunto il presidente Fontana – vuole allargare ulteriormente la collaborazione tra gli attori coinvolti nel processo di valorizzazione dei beni e mette a disposizione il “Viewer beni confiscati” quale strumento informativo e di supporto. Quello lombardo è il primo esempio sul territorio nazionale di un sistema di geolocalizzazione dei beni confiscati che permette la visualizzazione e consultazione della posizione georeferenziata dei beni immobili sequestrati e confiscati sul territorio regionale».

Sono 3.163 beni confiscati in Lombardia: 1.591 sono destinati agli enti territoriali e al demanio dello Stato, 1.572 sono in gestione e da destinare. La maggior parte si trova in provincia di Milano, che registra più della metà del totale regionale degli immobili confiscati, seguita dalle province di Brescia, Monza-Brianza, Varese, Como e Pavia. Nel periodo 2019 – 2023 Regione Lombardia ha erogato contributi per 6,8 milioni di euro: sono stati finanziati 112 progetti di recupero presentati da 60 enti locali e 5 associazioni concessionarie di beni.

Piantedosi a Milano per la firma del nuovo protocollo sui beni confiscati alle mafie

«L’attenzione da tempo mostrata dalla Regione Lombardia nei riguardi della valorizzazione dei beni confiscati – ha continuato il direttore dell’ANBSC Bruno Corda – assume un particolare rilievo a livello nazionale considerato che l’ente si colloca al quarto posto per numero di beni confiscati presenti sul territorio. Il protocollo firmato oggi rafforza l’impegno interistituzionale volto a supportare gli enti locali nella loro attività progettuale che non può prescindere da una migliore e più aggiornata conoscenza dei beni, confermando la leale e consolidata collaborazione tra l’Agenzia, la Regione Lombardia e l’ANCI».

«In questi anni Anci Lombardia – ha concluso il presidente Mauro Guerra – ha realizzato diverse iniziative per accompagnare e supportare i Comuni nella difesa e nella promozione della legalità: contrasto all’evasione fiscale, prevenzione della corruzione, contrasto al riciclaggio finanziario, all’usura, all’intimidazione degli amministratori e, certo non ultima, la valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità. Dare a beni sottratti alla mafia un futuro di valorizzazione civile, sociale e culturale come patrimoni di comunità, costituisce, concretamente e simbolicamente, un elemento strategico nelle politiche di prevenzione, isolamento e contrasto verso la criminalità organizzata. Crediamo fermamente nel valore essenziale della collaborazione tra i diversi livelli e soggetti istituzionali della Repubblica e con le forze vive della società civile, e anche rispetto ai beni confiscati abbiamo confermato lo stesso approccio: stretta sinergia con le istituzioni, dal Governo a Regione Lombardia, Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità, Prefetture, Comuni, e con i soggetti coinvolti nel processo di valorizzazione, a partire dagli enti del terzo settore. Prova ne è il protocollo che abbiamo siglato oggi, un altro importante passo avanti».

I beni confiscati nel Legnanese

Attraverso i dati messi a disposizione dalla piattaforma OpenRe.G.I.O. l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata permette, tra le altre informazioni fornite, di «consultare e scaricare dati statistici e reportistica relativa all’attività di gestione condotta da ANBSC».

Il portale mette a disposizione i dati relativi alle aziende e agli immobili, tanto destinati quanto in gestione. Alla data di lunedì 19 febbraio nei comuni del Legnanese non risultavano né immobili, né aziende in gestione. Quanto ai beni destinati, invece, OpenRe.G.I.O. segnala una srl attiva nel settore delle costruzioni a Legnano e una srl e una sas che operano nel settore alberghi e ristorazione a Rescaldina, tutte attualmente in liquidazione.

Più nutrita la rosa degli immobili destinati, e non poteva che essere così in un territorio dove l’ombra della criminalità organizzata continua ad allungarsi nonostante il susseguirsi di inchieste che instancabilmente provano a recidere i tentacoli delle organizzazioni criminali. Tanto che gli unici comuni dove il portale non segnala la presenza di beni destinati sono Busto Garolfo, Canegrate, Cerro Maggiore e San Giorgio su Legnano.

Per visualizzare la distribuzione di questi bene sul territorio, LegnanoNews ha realizzato una mappa che parte dal dato numerico fornito da OpenRe.G.I.O., con la precisazione per ogni immobile si fa riferimento alla singola particella catastale e che non tutti gli immobili considerati sono stati assegnati ai comuni, ma anche, purtroppo, che anche tra quelli assegnati agli enti locali non tutti sono stati già effettivamente riutilizzati.

Quattro i beni destinati presenti a Dairago, ovvero la villa con box e il relativo terreno edificabile in via Roma dove oggi c’è la Casa delle Associazioni. A Legnano, invece, troviamo la concentrazione numericamente più importante con 19 beni:  una villa e un box in via Pasubio dove oggi c’è il centro antiviolenza, un appartamento e un box in via Cuzzi, sette appartamenti che saranno destinati all’housing sociale grazie al bando PINQUA e un magazzino in via Galvani, un appartamento in via Calatafimi destinato alla vendita per il soddisfacimento dei creditori, un appartamento in via Abruzzi, un appartamento e un box in Piazza Mocchetti, un appartamento e un box in via Locatelli e un magazzino in corso Garibaldi, cui il comune ha rinunciato.

Ancora, a Nerviano troviamo la villa di via Ponchielli confiscata alla criminalità organizzata nel 2011 che poco più di due anni fa era stato occupato abusivamente, e due appartamenti, uno in via dell’Annunciata e uno in via Diaz, destinati alla vendita per il soddisfacimento dei creditori. A Parabiago, invece, lo Stato ha sottratto alle mafie una villa in via Fermi oggi assegnata alla Guardia di Finanza per fini istituzionali.

A Rescaldina tra i beni confiscati alla criminalità organizzata troviamo l’appartamento, il locale per la ristorazione e i cinque box di via Saronnese dove oggi c’è l’osteria sociale La Tela e la villetta di via Melzi sottratta alla ‘ndrangheta che ospita i profughi ucraini. A San Vittore Olona, invece, nell’elenco figurano la villa lungo il Sempione sequestrata nel 2012 e poi confiscata nel 2016 alle mafie dell’Est Europa, dove grazie ai fondi del PNRR verrà realizzata una casa protetta, e la casa in costruzione in via Mazzini, per la quale da anni si parla di una struttura per il contrasto al disagio giovanile. Chiude il quadro un ristorante a Villa Cortese confiscato alla criminalità organizzata nel 2021.

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Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 19 Febbraio 2024
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