Il “caso” dello stipendio dell’ad di Trenord. “Sganciati dalla realtà dei pendolari”
Il numero uno della società ferroviaria aveva visto un aumento del 20%. Il caso, sollevato dal Pd a fine settembre, è stato discusso anche in commissione trasporti. Il Movimento 5 Stelle attacca: "Retribuzioni faraoniche e servizio pessimo"
Al Pirellone torna il “caso” dello stipendio dell’amministratore delegato di Trenord, Marco Piuri, aumentato del 20%, anche in relazione alla parte variabile che riflette la qualità del lavoro svolto.
La questione, sollevata dal Pd a fine settembre, è tornata in V commissione regionale, quella che si occupa di Trasporti e Infrastrutture, dove è stata discussa l’interrogazione presentata dalle opposizioni in Regione (la Regione controlla il gruppo FNM, socio al 50% di Trenord).
«È evidente quanto una retribuzione che si aggira intorno ai 600mila euro annui, a fronte delle pessime performance quotidiane offerte dal trasporto pubblico lombardo attraverso i guasti e i disservizi di Trenord, risulta totalmente scollegata dalla realtà» attacca Nicola Di Marco, capogruppo del Movimento 5 Stelle.
L’esponente pentastellato definisce «imbarazzato, e imbarazzante, l’atteggiamento pilatesco dell’assessore» Franco Lucente, che ha letto una risposta scritta che citava la decisione del Cda di Ferrovie Nord Milano. «Come se l’assessore non sapesse che è al 57% di Regione Lombardia» continua il capogruppo in Consiglio regionale del Movimento Cinque Stelle Lombardia.
Di Marco e i consiglieri M5S hanno anche contestato il doppio incarico di Piuri, che è sia direttore generale di Fnm (la società “madre” partecipata direttamente dalla Regione) sia amministratore delegato della “controllata” (Trenord). «Più volte il M5S ha ribadito la necessità di un cambio di governance per Trenord. Oggi a maggior ragione sottolineiamo l’inopportunità politica di una concentrazione di cariche che consente retribuzioni faraoniche a fronte di standard di servizio pessimi.
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