Operazione antimafia a Rho, il Prefetto: «Il contrasto all’ala militare della ndrangheta deve continuare»
Dall'operazione Vico Raudo è emerso come sia fortemente radicata sul territorio la criminalità organizzata. Il prefetto ha evidenziato anche che «La detenzione carceraria non riesca a recidere il legame tra affiliato e struttura mafiosa»
«La detenzione carceraria non riesca a recidere il legame tra affiliato e struttura mafiosa». Ad affermarlo oggi, martedì 22 novembre, è il prefetto Francesco Messina Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato a seguito dell’operazione antimafia “Vico Raudo” condotta dalla Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia. In questo contesto è stata smantellata la “Locale di Rho” ovvero l’organizzazione criminosa individuata nella zona del Rhodense: realtà ricostruita da un 74enne già coinvolto e condannato nell’operazione “Infinito”. Il 74enne era stato affiliato alla locale di Rho fino al 2010. Una volta in carcere l’uomo è riuscito beneficiare della concessione della misura alternativa della detenzione domiciliare, ottenuta grazie alla falsificazione di documenti attestanti una sua presunta invalidità che lo avrebbe portato a muoversi su una sedia a rotelle In questo modo aveva ripreso il pieno controllo del territorio di Rho.
Da questa vicenda è ancora una volta emerso quanto sia radicata la criminalità organizzata sul territorio. L’organizzazione, strutturata in maniera gerarchica, in tutto questo tempo ha continuato a tenere contatti con gli affiliati in carcere. Nel contempo ha portato avanti attività imprenditoriali investendo i proventi illeciti. «L’operazione eseguita oggi testimonia che l’agire mafioso della ndrangheta in Norditalia ha assunto da tempo caratteristiche assolutamente sovrapponibili a quelle che ne caratterizzano l’azione nei territori in cui il fenomeno è endemico – ha dichiarato il prefetto -. La narrazione, talvolta sostenuta, di una ‘ndrangheta evolutasi al punto da abbandonare l’aspetto militare in favore di strategie criminali più sofisticate non è del tutto precisa. A Milano la Polizia di Stato e la Magistratura continuano ad affrontare la minaccia mafiosa ben consapevoli che il contrasto dell’ala militare della ndrangheta deve continuare ancora a lungo e deve essere affiancato da una sistematica aggressione all’accumulo dei patrimoni illeciti, che ne costituiscono la linfa vitale. Peraltro, gli esiti investigativi odierni attestano ancora una volta come sovente la detenzione carceraria non riesca a recidere il legame tra affiliato e struttura mafiosa di appartenenza. La Direzione Centrale Anticrimine, con le Squadre mobili e con il Servizio Centrale Operativo, continuerà in questa azione indifferibile di contrasto, sotto il coordinamento della Magistratura delegante».
‘Ndrangheta 2.0 sul territorio lombardo
La Polizia di Stato ha appurato come i proventi delle attività illecite siano stati investiti nell’acquisto di alcuni esercizi commerciali, in un’attività di somministrazione ambulante di alimenti e bevande (intestate a prestanome) e nell’acquisizione (senza formale passaggio di proprietà) di una palazzina composta da tre appartamenti. Tale diversificazione degli investimenti certificava come, pur connotandosi per la sua tradizionalità, la ‘ndrangheta risultava avere quella vocazione imprenditoriale che, già in pregresse attività d’indagine, era emersa come fortemente caratterizzante della criminalità organizzata e che conferma la presenza di quella ‘ndrangheta 2.0 sul territorio lombardo. Sempre nell’ottica del rispetto delle regole dell”ndrangheta una parte dei proventi veniva destinato al sostentamento dei detenuti affiliati. Le articolate indagini, rese difficoltose anche dall’accortezza degli indagati i quali, nel timore di essere oggetto di attività da parte della Autorità Giudiziaria e delle forze dell’ordine, erano soliti effettuare anche controlli sulle proprie autovetture con la collaborazione di alcuni tecnici compiacenti che provvedevano a bonificare i veicoli, hanno permesso di ottenere numerosi riscontri alle dichiarazioni in termini di sequestri di sostanza stupefacente e di armi: nel corso delle investigazioni è stato rinvenuto e sequestrato un vero e proprio arsenale composto da armi comuni da sparo, anche clandestine, armi da guerra e relativo munizionamento, a disposizione dell’associazione.
Proprio in questi giorni il Comune di Rho ha organizzato una serata con il magistrato Alessandra Dolci per parlare del fenomeno della criminalità organizzata. L’evento “La presenza delle mafie nel Nord Ovest Lombardia ieri e oggi” si terrà lunedì 28 novembre, alle 21.00, all’Auditorium Comunale Padre Reina di via Meda 20.
https://www.legnanonews.com/aree-geografiche/rhodense/2022/11/21/a-rho-una-serata-per-parlare-delle-mafie-nel-nord-ovest-lombardia/1049108/
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