Fanghi tossici, Slow Food Lombardia: «La Regione deve adottare misure di prevenzione»
Slow Food Lombardia, a seguito della questione sui fanghi tossici che ha colpito anche il Legnanese, chiede con forza alla Regione Lombardia di adottare misure di prevenzione contro l'inquinamento agricolo riscrivendo la normativa
Slow Food Lombardia, a seguito della questione sui fanghi tossici che ha colpito anche il Legnanese, chiede con forza alla Regione Lombardia di adottare misure di prevenzione contro l’inquinamento agricolo riscrivendo la normativa «affinché le strutture di vigilanza possano esercitare una più puntuale azione di controllo sulle attività di lavorazione dei fanghi e che i conduttori di terreni agricoli siano assoggettati a piani agronomici di concimazione basati sulle effettive necessità di integrazione della fertilità dei suoli per qualsiasi operazione di concimazione. Riteniamo, inoltre, che le Amministrazioni Comunali debbano adottare regolamenti che disciplinino lo spargimento di ammendanti derivanti da lavorazioni industriali».
Secondo il consiglio direttivo di Slow Food, nella Regione Lombardia ogni anno circa 800.000 tonnellate di fanghi, provenienti dalla depurazione civile, industriale ed agricola, vengono «trasformati attraverso l’aggiunta di particolari sostanze nei “gessi di defecazione” per la concimazione dei terreni. Purtroppo una volta trasformati, i fanghi perdono la tracciabilità e diventa quasi impossibile risalire a dove vengano distribuiti e controllarne la composizione. È un dato di fatto che le norme in materia della Regione Lombardia sono le più permissive ed a nulla han portato le richieste di comitati ed associazioni fin dal 2017 per cambiare le regole di spandimento soprattutto dei gessi di defecazione. D’altra parte lo spargimento di fanghi di depurazione contenenti inquinanti su terreni agricoli non ha alcun fondamento nella tradizione agricola né nella cultura contadina».
Purtroppo da anni ormai – a fronte di una agricoltura basata totalmente sulla monocultura intensiva – i terreni agricoli si sono talmente impoveriti che necessitano di forti quantità di ammendanti per la produzione: lo spargimento dei fanghi non è che l’ultimo atto di un’agricoltura che produce mais per alimentare impianti a biogas e insilati per l’alimentazione zootecnica e che problemi avrà chi ha mangiato e mangerà i prodotti derivati dalle coltivazioni di quei campi? Slow Food Lombardia sostiene e ribadisce che la salute dei campi è un bene primario che non si può “barattare né mercanteggiare” perché riguarda la salute di tutti e sottolinea la necessità di diffondere pratiche agroecologiche quali la rotazione delle colture, il rimboschimento ed il ripristino di fasce arbustive atte ad ospitare insetti e microrganismi utili, ovvero un modo di concepire l’agricoltura che rispetti la Madre Terra e sviluppi nuova consapevolezza e attenzione all’ambiente, alle persone ed alle loro relazioni come ben evidenziato nei documenti “ From farm to Fork ” elaborati dalla Commissione Europea e sostenuti da diverse organizzazioni e coalizioni della società civile».
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