“Lasciare Facebook è una nuova forma di Resistenza”
La direttrice de Il giornale di Brescia, Nunzia Vallini, ha dialogato con Marco Giovannelli sulla decisione di congelare la pagina Facebook: "Una difesa d'identità e d'integrità"
«Rinunciamo a Facebook ma la nostra non è una resa», questo il pensiero di Nunzia Vallini, direttrice de Il giornale di Brescia, e di tutta la sua redazione, in dialogo con il direttore di VareseNews, Marco Giovannelli, nella diretta Facebook di ieri sera sulla pagina del giornale e su quella di Festival Glocal, venerdì 20 novembre.
Dal 2 novembre la loro pagina Facebook non viene più aggiornata e quindici giorni dopo l’editoriale di Vallini ha spiegato le motivazioni che hanno portato a questa decisione sofferta, caparbia e decisa: «Abbiamo spiegato le ragioni della nostra scelta, la prima è che la pagina non ci rappresentava più: la nostra moderazione era vana e inutile, abbiamo scelto di impiegare le nostre risorse in altro, riflettere e pesare il danno della nostra scelta, cercando di trovare delle strategie», ha raccontato.
La pagina quindi è momentaneamente in lockdown, anche se i giornalisti continuano a interagire con i lettori tramite messenger: «Vogliamo prendere del tempo per informare con un linguaggio corretto, non stiamo scappando: significa non prestare il fianco ai seminatori di odio o a colore che approfittano della nostra visibilità per alimentare un dibattito e veicolare delle notizie distorte, pilotate e che non hanno nulla a che fare con la nostra linea di informazione, che è dura alle volte, ma è sempre stata rispettosa».
Addio Facebook. Troppe parole in libertà, troppi insulti, troppo astio
LA GESTIONE DEI SOCIAL
L’attività social come era gestita? La testata è poliedrica: oltre al formato digitale ci sono il cartaceo e la televisione. La redazione multimediale ha sei persone per il web e i social network – con una moderazione dalle 7.00 alle 24 ogni giorno – e otto alla televisione.
Un tempo, quello su Facebook, «aumentato sempre di più per moderare un linguaggio che nel passare del tempo sta diventando sempre più aggressivo, magari influisce anche questa seconda ondata di Covid-19 che rende il clima più teso», ha riflettuto Vallini. Ultimamente la situazione era diventata insostenibile: «Una realtà come Brescia che ha sofferto in primavera dal punto di vista del Covid non può tollerare un non rispetto per il dolore o della categoria di medici e infermieri, sempre più attaccata ultimamente. Questo è il sale sulla ferita che abbiamo patito in primavera. “Perché dovremmo restarci?”, ci siamo chiesti».
La pagina Facebook, che conta 232mila seguaci, era l’unico loro mezzo sul social network: in questi giorni si sono consultati in maniera propositiva con i consulenti del social network. Il dibattito innescatosi «credo possa generare delle possibili soluzioni nuove alla strategia digitale per la nostra rete di informazione, cercando di ripartire di nuovo. Il nostro non è uno sguardo al passato, è un’occasione per un nuovo inizio».
Il paradosso, forse, risiede proprio nell’ultimo post, che non contiene commenti o insulti vuoti: il dibattito nato con i lettori che commentavano e chiedevano delucidazioni riguardo a questo congelamento della pagina. «Il dibattito nato tra i commenti è stato molto interessante e pacato, anche se alcuni non condividevano la nostra scelta; proprio lì non ci sono state reazioni scomposte o violente che abbiamo dovuto moderare».
“UNA NUOVA FORMA DI RESISTENZA”
Torneranno, quindi? «La decisione per ora è assolutamente ferma, stiamo valutando tantissime forme e strategie, anche su Facebook. A queste condizioni non torneremo a postare, perché le regole di ingaggio della piazza digitale non le abbiamo create e non le approviamo, perché ne usciamo stravolti. Ma non vogliamo lasciare i social, sia chiaro, sarebbe una scelta kamikaze. Valuteremo i pro e i contro e li comunicheremo».
La redazione è, inoltre, in attesa del mutamento del traffico dati, che renderanno pubblici appena li avranno,«magari scopriamo che non è così fondamentale stare su Facebook». Anche se, ammette Vallini, il social di Zuckerberg è stato fondamentale durante la prima ondata del Coronavirus per una raccolta fondi promossa dal giornale «che ha avuto molto successo grazie a donazioni, collette, e grazie a una promozione sul social network e su tutti i nostri mezzi».
« Noi però – ha continuato – riusciamo a costruire la community grazie alla televisione e alle dirette, con le nostre rubriche in cui rispondiamo ai dubbi dei lettori sui vari Dpcm»: la natura poliedrica del giornale, ancora molto incentrata sul cartaceo, permette loro di non dipendere in termini economici esclusivamente da Facebook. «Noi siamo privilegiati perché l’editore non ci valuta per i click, non abbiamo quindi la tensione di performance di click».
«La nostra non è una resa, ma una presa d’atto, una difesa d’identità e d’integrità: non abbiamo abbandonato i social e considerarla una resa è una semplificazione di un fenomeno più complesso. Noi la consideriamo una nuova Resistenza, rivendichiamo la genesi stessa del nostro giornale, nato nel 1945, quando ancora c’era la guerra e si cercava di ricomporre il Paese. In questo momento non ci sono le condizione per occupare quella piazza in modo costruttivo», ha concluso fermamente.
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