Con le emozioni della corsa chiude il ciclo di incontri in contrada “San Martino si racconta”
Si è concluso venerdì 11 aprile il progetto nato con l’obiettivo di raccontare la Contrada attraverso le sue anime fondamentali: la comunità, la sfilata e la corsa

Si è concluso venerdì 11 aprile, con una serata intensa e partecipata, dedicata al tema della corsa, il ciclo di incontri “San Martino si racconta”. Un progetto nato con l’obiettivo di raccontare la Contrada attraverso le sue anime fondamentali: la comunità, la sfilata e la corsa. Tre serate, tre prospettive diverse, un unico filo conduttore: riscoprire il valore profondo dell’appartenenza e dare voce a chi, nel corso degli anni, ha vissuto il Palio da protagonista, contribuendo con il proprio impegno a costruire la storia e l’identità di San Martino. L’ultimo incontro, incentrato sul momento più carico di tensione e aspettativa di tutto l’anno contradaiolo, ha visto la partecipazione di cinque ospiti d’eccezione: Diego Colombo, responsabile della stalla, Giuseppe Bianchi, capitano non reggente vincente, Alessandro Airoldi, capitano non reggente, Paolo Bo, gran priore ed capitano non reggente, Matteo Tajè, ex responsabile stalla. Attraverso una serie di domande e dialoghi, è stato costruito un racconto corale in grado di attraversare più generazioni e più punti di vista. Di seguito il report della serata a cura della contrada.
Si è parlato del ruolo centrale della stalla, dell’importanza della figura del Barbaresco, delle strategie nella scelta del cavallo e del fantino, dei rapporti con le altre Contrade e dei momenti di esaltazione, oltre che di quelli di dubbio o rimpianto nelle strategie paliesche. Il responsabile della stalla Diego Colombo ha offerto una visione approfondita del lavoro quotidiano che si svolge dietro le quinte nella scelta, nella cura, e nel mettere a proprio agio un cavallo. Particolare attenzione è stata rivolta alla figura del Barbaresco, punto di contatto diretto tra Contrada e cavallo. Ha inoltre parlato della responsabilità di accompagnare l’animale e del significato profondo che ha ricoperto per lui questo ruolo, oggi in fase di passaggio generazionale. Giuseppe Bianchi ha rievocato la preparazione del Palio 2003, vittorioso per San Martino, e del rapporto costruito con il fantino Massimino, sottolineando quanto la fiducia reciproca sia stata decisiva in quella corsa. Ha poi riflettuto sulla differenza tra correre sull’erba e sulla sabbia e sul significato, per un capitano, di avere una stalla solida e autonoma all’interno della Contrada.
Alessandro Airoldi ha raccontato la trasformazione vissuta nel passare da addetto sportivo a capitano, condividendo l’evoluzione del suo sguardo sul Palio e la costruzione di un rapporto di fiducia con il fantino scelto. Paolo Bo ha portato l’attenzione sull’aspetto relazionale e strategico del ruolo di Capitano, parlando delle dinamiche tra Contrade e della gestione di equilibri delicati. Non sono mancate riflessioni personali, tra cui un interrogativo carico di significato: “Rimonteresti Tredici?” Infine, Matteo Tajè ha raccontato la sua esperienza diretta con il mondo delle corse a pelo, ricordando le prime volte in cui ha montato e condividendo aneddoti, uno dei quali legato a un fantino montato da San Martino. Il suo intervento ha offerto uno sguardo tecnico ma anche profondamente emotivo.
A chiusura della serata, agli ospiti è stata posta una domanda simbolica e al tempo stesso provocatoria: “Quali sono, secondo voi, i tre fantini più importanti della storia del Palio di Legnano?”. Una riflessione collettiva che ha riportato alla luce nomi, storie e momenti che hanno segnato il passato recente e remoto del Palio, offrendo spunti di discussione e
memoria. Le serate del ciclo “San Martino si racconta” non sono state solo incontri tematici, ma vere e proprie occasioni di trasmissione di memoria viva, di confronto tra generazioni e di rafforzamento del senso di comunità. Per gli adulti, hanno rappresentato momenti per rileggere il proprio vissuto, riconoscersi nelle esperienze degli altri e tramandare in modo autentico il patrimonio di conoscenze, scelte, emozioni. Per i giovani, un’occasione preziosa per ascoltare chi c’era, comprendere il presente e trovare ispirazione per il futuro, sentendosi parte attiva e responsabile di una storia più grande di loro. In un tempo che corre veloce, fermarsi a raccontare diventa un atto di consapevolezza e di identità. La Contrada si nutre di eventi, ma cresce davvero attraverso le relazioni, i racconti, le storie vissute e condivise.
“San Martino si racconta” ha dato voce a tutto questo. E ha ricordato a tutti che “fare Contrada” significa soprattutto prendersi cura della memoria e delle persone. «La Contrada San Martino desidera inoltre esprimere un sentito ringraziamento a tutti gli ospiti che hanno partecipato a questa serie di serate, portando con sé esperienza, passione e generosità, e ai conduttori, che hanno saputo guidare i dibattiti con grande competenza e sensibilità, rendendo ogni incontro un’occasione di arricchimento per tutta la comunità. Grazie alla loro disponibilità, sono state create opportunità di confronto che hanno permesso di riscoprire e valorizzare i momenti più significativi della nostra storia, rafforzando quel legame che unisce tutti i membri della Contrada, dai più grandi ai più piccoli. Un ciclo che ha saputo restituire profondità, orgoglio e memoria a ciò che rende unica la vita di Contrada. Un viaggio autentico nel cuore di San Martino, che non si chiude qui, ma continua – giorno dopo giorno – nelle voci, nei volti e nella passione di chi sceglie di viverla».
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