All’Atelier Ferioli di Legnano la mostra Opera Buffa e la provocazione al mercato dell’arte
In corso alla galleria d'arte di piazza San Magno la mostra a cura di Bartolone, Ferioli e Rizzo
L’opera buffa è un genere teatrale nato a Napoli nella prima metà del XVIII secolo come alternativa comica all’opera seria. Si distingueva per storie e personaggi in cui la gente comune poteva riconoscersi, spesso ironizzando e sbeffeggiando il potere.
La mostra “OPERA BUFFA”
Con la mostra OPERA BUFFA, in esposizione all’Atelier Ferioli di piazza San Magno, Bartolone, Ferioli e Rizzo riprendono questa tradizione in chiave contemporanea, proponendo una provocazione al mercato dell’arte.

Dopo l’incredibile vendita della banana di Maurizio Cattelan per 6,2 milioni di dollari, i tre artisti si interrogano sul vero valore dell’arte. Con un approccio pop e sarcastico, reinterpretano banane, ananas, fichi e altri frutti, unendo fotografia, messaggi e pittura per rivelare il lato tragicomico di un mercato sempre più surreale. Comedian, (la Banana di Cattelan) presentata nel 2019, è diventata un simbolo dell’arte contemporanea, scatenando dibattiti sul valore dell’opera e sul significato stesso dell’arte oggi. La provocazione di Cattelan si inserisce in una lunga tradizione di opere concettuali che mettono in discussione il valore materiale dell’arte e il ruolo dell’artista. Ci spinge a riflettere su cosa renda un oggetto “artistico”: è l’idea a conferirgli valore? Il contesto istituzionale? Il mercato? Ma questa riflessione non nasce con Cattelan. Già nel 1917, Marcel Duchamp sconvolse il mondo dell’arte firmando un orinatoio (Fontana) e presentandolo come opera. Con il ready-made, dimostrò che l’arte non risiede solo nell’abilità tecnica, ma anche nel concetto e nel contesto. Negli anni ’60, Andy Warhol portò questa discussione nell’era della riproducibilità e del consumismo con la sua iconica banana sulla copertina dell’album The Velvet Underground & Nico. Un simbolo pop che racchiudeva in sé sia il valore commerciale che quello artistico.
L’arte è in grado di generare domande e riflessioni critiche?

L’arte così supera i confini della pittura e della scultura per trasformarsi in installazioni effimere, performance, algoritmi di intelligenza artificiale, video su TikTok. Si confonde sempre di più con la cultura visiva e digitale, diventando fluida e sfumando i confini tra “alto” e “basso”, tra arte e intrattenimento. Ma al centro del dibattito resta il significato: l’arte è ancora in grado di generare domande e riflessioni critiche o è diventata un mero prodotto del sistema? Oggi l’Arte oscilla tra due tensioni: da un lato la provocazione, la rottura con il passato e la volontà di smuovere le coscienze; dall’altro la ricerca della bellezza e dell’estetica. Abbiamo artisti come Banksy, Ai Weiwei e Marina Abramović che utilizzano il linguaggio artistico per criticare il potere, parlare di diritti umani e consumismo. In questo senso, la provocazione non è mai fine a sé stessa, ma diventa uno strumento di riflessione. Cattelan con The Comedian sfida il mondo dell’arte, che si prende troppo sul serio. Purtroppo il mercato stesso ha amplificato l’assurdità della provocazione: l’artista David Datuna ha mangiato la banana di Cattelan in una performance prima che il milionario Justin Sun potesse acquistarla, mentre il valore dell’opera è salito da 120.000 a 6,2 milioni di dollari. Un esempio di un mercato dell’arte completamente impazzito.
OPERA BUFFA si inserisce in questa riflessione, con ironia e consapevolezza, per continuare a mettere in discussione i confini e le definizioni dell’arte contemporanea. Le fotografe Marzia Rizzo (in arte Zazie) e Valeria Bartolone, sono partite proprio dalla banana di Cattelan: «Abbiamo bendato la banana per darne una nuova lettura: è una banana in convalescenza, ferita nell’animo da una cultura massificata, da un’arte a volte sterile, priva di contenuti sinceri e ridotta a puro oggetto di mercato. Per esprimere questo concetto, abbiamo scelto il linguaggio della Pop Art, dove la frutta ha colori accesi e pubblicitari, evocativi della cultura di massa – spiegano le due fotografe, Rizzo e Bartolone -. Da questa atmosfera di ironia e riflessione è nata la collaborazione con Ferioli, affascinati dal suo stile bohémien e dalla sua oasi del buon gusto. Il cibo è stato scelto come simbolo della cultura pop: un elemento potente che racconta consumismo, identità, media, estetica e politica. Con la Pop Art, artisti come Warhol (Campbell’s Soup Cans) e Claes Oldenburg (sculture giganti di hamburger e gelati) hanno trasformato il cibo in icona della società dei consumi».
La performance “Opera Buffa”
Poi seguendo lo stile dell’Atelier Ferioli che trasforma le inaugurazioni delle mostre in un incontro tra espressività varie è nata la performance “Opera Buffa” con gli interpreti Beppe Viganò, Andrea Corbella e Lorenzo Cordara che hanno messo in scena un’asta d’arte fittizia. Il battitore Beppe Viganò ha invitato il pubblico a offrire dollari per un’opera grottesca: una zucchina attaccata con lo scotch. Corbella e Cordara si sono sfidati in un duello surreale, fino a che Corbella, dopo aver ottenuto l’opera, l’ha distrutta e mangiata cruda. Il pubblico si è trovato catapultato in un mercato dell’arte folle e distorto. A conclusione “Opera Buffa” propone anche una lotteria, è una risposta diretta a questo mercato impazzito: dimostriamo che anche con pochi euro si può acquistare un’opera.
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