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La liceale Federica Calloni sui deportati Tosi di Legnano “Siete i custodi della nostra dignità e libertà”

La giovane studentessa ha proposto una lettera per ricordare i deportati Tosi. Una lettera che vi proponiamo in occasione della giornata della memoria

deportati Tosi

Con una lettera la studentessa Federica Calloni del quinto anno del Liceo Classico della Comunicazione – Galileo Galilei ha ricordato tutti i deportati della Franco Tosi. Una riflessione lette in occasione della commemorazione dei deportati Tosi e anche durante la presentazione di tutte i lavori realizzati dai giovani che hanno partecipato al viaggio della memoria nei campi di concentramento di Mauthausen, Gusen e Bolzano. Una lettera che vi proponiamo in occasione della giornata della memoria.

Cari,
a voi a cui il destino ha riservato il dolore più indicibile, a voi che non avete conosciuto che fame, miseria, violenza, ma anche speranza e tenacia. Non è mai facile trovare le parole adatte per evocare una sofferenza tanto profonda, le vostre vite non avevano più alcun valore se non quello di piegarsi alla volontà di chi voleva cancellarvi, annientarvi. Ma voi, che eravate operai, maestri di un mestiere che richiedeva forza, intelligenza, passione, avete resistito, avete dimostrato che nessuna violenza poteva spegnere il vostro spirito. Avete scritto, con il sacrificio della vostra carne e della vostra anima, una delle pagine più belle di resistenza a quella barbarie, che per troppo tempo ha macchiato la storia di questa terra.
Il 5 gennaio 1944, il 10 gennaio dello stesso anno, non sono solo date: sono cicatrici indelebili nei cuori dei vostri figli, delle vostre mogli, dei vostri amici, dei vostri compagni di lotta. Le SS, armate di mitragliatrici, non solo sparavano sulla folla, ma cercavano di spezzare il legame che vi univa, il legame di una lotta comune che non chiedeva altro che la dignità. Eravate tra i protagonisti di uno sciopero, atto di ribellione intollerabile per gli occupanti nazisti e i fascisti repubblichini.

Eppure, nonostante l’orrore, nonostante la paura che dilagava, il fuoco delle vostre passioni e delle vostre convinzioni bruciava forte, più forte di ogni minaccia. Avete dato l’esempio che, anche di fronte alla morte, si può scegliere di non cedere, di non tradire i propri ideali. Alcuni di voi sono stati prelevati, come bestie da macello, dai vostri posti di lavoro, per essere trascinati in un inferno chiamato Mauthausen. Là, dove la fame, il lavoro forzato, la brutalità delle SS, la morte prematura erano compagni quotidiani, siete stati costretti a soffrire in silenzio, a vivere con la consapevolezza che ogni giorno avrebbe potuto essere l’ultimo. Eppure, vi siete mantenuti dignitosi, nonostante tutto. Nonostante l’indifferenza e il cinismo dei carnefici, che cercavano di cancellare ogni traccia di umanità, voi siete rimasti uomini, fieri nella vostra sofferenza, solidali l’uno con l’altro, testimoni di una resistenza che non ha trovato confini, neppure tra le sbarre di un campo di concentramento. Alcuni di voi sono morti, stroncati dal lavoro massacrante, dalla fame, dalle malattie. Altri sono sopravvissuti, ma portando con sé le cicatrici indelebili di un’esperienza che nessun uomo dovrebbe mai vivere. La morte non vi ha vinti, eppure, ogni vostro corpo è stato ridotto a cenere nei forni crematori, ma il vostro spirito vive. Oggi, le tombe vuote nel cimitero di Legnano non sono solo simboli di una tragedia, ma sono faro di memoria, di un ricordo che nessun altro potrà cancellare.

Ricordiamo, uno per uno, i vostri nomi, per non dimenticare chi siete stati, per non lasciare che il tempo oscuri la vostra lotta e il vostro sacrificio: Pericle Cima, ingegnere meccanico della Franco Tosi, deceduto l’11 aprile 1945 a Steyr (Austria) durante la “marcia della morte”, a 56 anni. Carlo Grassi, modellatore metallurgico, nato a Legnano, deceduto tra il 14 e il 15 febbraio 1945 a Gusen, a 43 anni. Francesco Orsin, tornitore, nato a Legnano, deceduto il 5 ottobre 1944 nel castello di Hartheim (Mauthausen), a 62 anni. Angelo Santambrogio, membro di primo piano della Commissione Interna della Franco Tosi, frescoatore, nato a Legnano, deceduto il 19 settembre 1944 nel Castello di Hartheim (Mauthausen), a 31 anni. Ernesto Venegoni, meccanico di precisione, membro della Commissione Interna della Franco Tosi, deceduto il 26 marzo 1944 a Mauthausen, a 45 anni. Antonio Vitali, meccanico, membro della Commissione Interna della Franco Tosi, deceduto il 9 marzo 1945 a Gusen, a 46 anni. Paolo Cattaneo, tornitore, membro della Commissione Interna della Franco Tosi, sopravvissuto, nel 1945 aveva 36 anni. Alberto Giuliani, perito tecnico della Franco Tosi, deportato in un trasporto separato dai suoi compagni, deceduto il 6 febbraio 1945, a 35 anni.

Anche se non trovano riposo nei luoghi a loro dedicati, anche se le loro tombe sono vuote, i loro corpi ridotti a cenere nei forni crematori di Mauthausen, Gusen e Hartheim, le loro anime, il loro sacrificio non devono essere dimenticati. Le loro vite, le loro storie, il loro coraggio sono il fondamento della nostra memoria, un patrimonio che dobbiamo custodire gelosamente, affinché simili orrori non abbiano mai più posto nella storia dell’umanità. La loro memoria è la nostra guida, la nostra forza, il nostro impegno a costruire un mondo più giusto, libero da ogni forma di oppressione. Voi che non avete avuto la possibilità di tornare a casa, siete oggi la nostra memoria. Siete i custodi della nostra dignità, della nostra libertà. Non vi dimenticheremo mai. Possa la vostra luce non spegnersi mai, e possa il vostro sacrificio ispirare sempre le nuove generazioni a lottare per un mondo migliore.
Con rispetto e infinito riconoscimento.
Federica Calloni

di
Pubblicato il 27 Gennaio 2025
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