A Legnano studenti in prima linea contro le mafie: alle Melzi un presidio scolastico di Libera per Marcella Di Levrano
Il nuovo presidio scolastico di Libera all'Istituto Barbara Melzi è il primo nel suo genere ad essere creato non solo a Legnano, ma in tutto l'hinterland di Milano
A Legnano il “no” alle mafie arriva (anche) dagli studenti. Da venerdì 17 gennaio l’Istituto Barbara Melzi è ufficialmente la “casa” di un presidio studentesco di Libera, rete contro le mafie nata nel 1995 da un’idea di don Luigi Ciotti. Intitolato alla memoria di Marcella Di Levrano, il presidio è il primo nel suo genere ad essere creato non solo in città, ma in tutto l’hinterland di Milano: nel territorio della Città metropolitana, infatti, finora solamente Milano aveva accolto presidi scolastici dell’associazione.
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Gli studenti: “Molto più di un gruppo di lavoro”
«Un presidio scolastico è molto più di un semplice gruppo di lavoro, è uno spazio fisico ideale dove la memoria, l’educazione e l’azione si fondono insieme per costruire una nuova cultura della legalità e della giustizia sociale – hanno spiegato durante la cerimonia di inaugurazione gli studenti che, con la guida dei loro docenti e del dirigente scolastico Flavio Merlo, si sono fatti promotori dell’iniziativa -. All’interno del nostro presidio, infatti, ci impegneremo a ricordare le vittime innocenti delle mafie, ad approfondire il fenomeno mafioso, ma soprattutto a promuovere valori di rispetto, di solidarietà sociale e di responsabilità. Il nostro presidio è legato all’associazione Libera, che da anni lotta contro le mafie su tutto il territorio nazionale. Libera lavora per dar voce a chi una voce non l’ha più, per proteggere la comunità delle vittime innocenti di mafia e per costruire un futuro diverso. Questo è esattamente anche il nostro obiettivo, è esattamente quello che noi membri del presidio ci siamo imposti di realizzare: non essere semplici spettatori di un fenomeno, ma recitare la parte di attori attivi per un cambiamento irreversibile».
«Partecipare alle iniziative già esistenti è importante, ma non ci bastava – hanno aggiunto gli studenti -. Noi come studenti abbiamo sentito il bisogno di fare di più. Siamo consapevoli che il nostro ruolo è cruciale, perché non siamo solo i cittadini di domani: siamo già cittadini di oggi e ciò che impariamo e facciamo adesso avrà un impatto diretto sul nostro futuro. Creare il presidio significa assumersi la responsabilità di agire e di costruire insieme una coscienza collettiva basata sulla legalità e sulla giustizia. Abbiamo accettato questa sfida con molto entusiasmo perché crediamo fermamente che insieme possiamo fare la differenza: non vogliamo limitarci a partecipare, vogliamo essere parte attiva del contrasto alle mafie portando avanti una serie di progetti e iniziative che ci coinvolgono direttamente e possono avere un impatto reale nella nostra scuola e nella nostra comunità».
L’inaugurazione del presidio scolastico all’Istituto Barbara Melzi ha segnato peraltro solo il primo passo di un percorso che i ragazzi hanno già ben chiaro e intendono sviluppare con incontri, workshop e momenti di riflessione che coinvolgeranno non solo gli studenti, ma anche i docenti, le famiglie e più in generale la comunità, con l’obiettivo di «creare una rete che superi le mura della scuola coinvolgendo altre realtà».
Il sindaco: “Legnano e l’Alto Milanese hanno bisogno di voi”
Dal sindaco di Legnano Lorenzo Radice è arrivato l’invito a far sì che «quello di oggi non sia un punto di arrivo ma un punto di partenza». «Come comunità dell’Alto Milanese stiamo facendo dei percorsi che richiedono una cura e un’attenzione costante e una scelta individuale che deve essere messa al servizio di un lavoro collettivo – ha sottolineato il primo cittadino -. Voi oggi state dicendo alla comunità che avete deciso di mettervi in gioco: è qualcosa di bellissimo e di nobile, e come città non possiamo fare altro che ringraziarvi e sostenervi in questo percorso, perché Legnano e l’Alto Milanese hanno bisogno di giovani che siano veramente semi che facciano crescere sempre di più questa cultura della legalità, per dimostrare una volta di più che noi siamo molti di più di loro e siamo più forti di loro. Dobbiamo solo avere la forza di non farci trovare divisi, di stare uniti e di lavorare insieme».
Libera: “Non sarete mai soli”
Concetto, quello della comunità, “rimbalzato” a più riprese durante la presentazione del nuovo presidio scolastico, soprattutto nelle parole degli esponenti di Libera. «Oggi in Italia abbiamo circa cento presidi all’interno delle scuole, quindi non sentitevi mai soli – gli ha fatto eco Francesca Rispoli, presidente di Libera insieme a don Luigi Ciotti -. Ci saranno dei momenti nel vostro impegno in cui magari si smarrirà un po’ di entusiasmo, magari non saprete bene che cosa fare o qualche iniziativa che organizzerete non avrà il successo in cui avevate sperato: nei momenti più difficili, che sono normali, pensate che il vostro impegno è all’interno di un gruppo che vive e opera da molti decenni nel nostro Paese. Dobbiamo pensare al nostro impegno come a qualcosa di duraturo, di continuativo perché soltanto in questo modo si riesce davvero a generare una consapevolezza, un coinvolgimento che sia capace anche di creare il ricambio».
«Quando si costituisce un presidio, in particolare un presidio scolastico, si costituisce una comunità in una comunità – ha aggiunto Pietro Basile, referente milanese di Libera -: la comunità della scuola accoglie la comunità di Libera, un’identità che in questo anno è riuscita a formarsi, che si è data delle regole, si è nutrita di contenuti e che oggi è qui non a caso. Oggi penso che inizi un momento di ascolto e di sedimentazione e poi di collaborazione; è anche un momento un po’ storico per Libera, Milano, perché noi abbiamo tre presidi scolastici nella città capoluogo, ma questo è il primo che si costituisce oltre i confini cittadini. Mi auguro che sia il primo di una lunga di una lunga schiera, perché di voi noi abbiamo un bisogno che non potete neanche immaginare».
Chi era Marcella Di Levrano
Nata in un percorso di educazione alla legalità che si è snodato in tanti momenti e incontri, per gli studenti dell’Istituto Barbara Melzi quella di dare vita ad un presidio scolastico è anche una scelta legata a doppio filo alla figura di Marcella Di Levrano: figura che i ragazzi hanno conosciuto dalla voce della madre Marisa Fiorano, tornata ancora una volta a raccontare la storia della figlia durante l’inaugurazione del presidio legnanese insieme alla senatrice Vincenza Rando, che da membro dell’ufficio di presidenza di Libera ha seguito in prima persona l’iter per vederla riconosciuta come vittima innocente di mafia.
Seconda di tre sorelle, Marcella Di Levrano è nata nel 1964 in Puglia, a Mesagne. Quattro anni dopo, quando la madre Marisa sceglie di abbandonare il marito violento, si trasferisce a Torchiarolo. Brillante studentessa, sceglie di frequentare l’istituto magistrale a Brindisi. E una sera, durante il suo secondo anno tra quei banchi, da Brindisi non torna: a tenerla lontana da casa è la droga, che pochi giorni dopo le costerà anche la possibilità di frequentare la scuola che aveva scelto, regole che però non varranno per la sua migliore amica, vittima dello stesso errore.
La discesa nell’abisso della droga porta Marcella ad avvicinarsi a personaggi pericolosi, legati alla Sacra Corona Unita, dai quali riuscirà ad allontanarsi temporaneamente quando scoprirà di essere incinta, proprio per amore della figlia, salvo poi esserne di nuovo risucchiata davanti al rifiuto del padre di conoscere la bambina. La ricaduta le costerà l’affidamento della bambina, ma la separazione dalla figlia innescherà in qualche modo anche una volontà di ricominciare per la piccola. Volontà che nel 1987 la porterà a varcare la soglia della Questura di Lecce per denunciare tutto quello che ha visto, facendo nomi e cognomi della Sacra Corona Unita legati al traffico di droga.
Marcella Di Levrano avrebbe dovuto essere una testimone chiave nel maxi processo alla Sacra Corona Unita iniziato a novembre del 1990, ma il coraggio che tre anni prima le aveva permesso dientrare in Questura per collaborare con le Forze dell’Ordine le costerà la vita prima di poterlo fare: scomparirà l’8 marzo, per poi essere ritrovata con il volto sfigurato in un bosco il 5 aprile successivo. Solo a luglio 2022, dopo una lunga “battaglia” della madre e di Vincenza Rando, verrà finalmente riconosciuta come “vittima innocente di mafia”.
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