L’elogio del legnanese Tripodi al personale dell’Ospedale di Cuggiono: “Sanno come prendersi cura”
In una commossa lettera il legnanese ha espresso la sua gratitudine verso il personale sanitario che in questi giorni si stanno prendendo cura di suo padre: Tocco con mano la grande differenza che c’è tra limitarsi a curare e, invece, Prendersi Cura: differenza profonda
Nessuna lamentela nella commossa lettera del legnanese Gianfranco Tripodi, ma solo parole di profonda gratitudine per i medici e il personale sanitario dell’Ospedale di Cuggiono che si stanno prendendo cura di suo padre. Con un messaggio che pubblichiamo di seguito Tripodi ha voluto esprimere la sua riconoscenza verso le infermiere, le Oss e le dottoresse Amadeo e Grassiper l’impegno costante e la cura umana e attenta dimostrata quotidianamente, nonostante le sfide operative.
Da poco più di un mese mio padre, 91enne, è ricoverato al Reparto di Medicina dell’Ospedale di Cuggiono, purtroppo in condizioni gravi. E’ assai più facile sottolineare i disagi ed i disservizi, allorchè si abbia la sfortuna di doversi rivolgere ai diversi presìdi ospedalieri. Questa volta, però, voglio davvero elogiare quanto, quotidianamente, io ed i miei fratelli stiamo toccando con mano.
Le dottoresse Amadeo e Grassi, che hanno in cura il papà, testimoniano ogni giorno la loro fedeltà al giuramento prestato all’inizio delle proprie professioni: preservando con estrema attenzione la dignità ai pazienti e ricercando ogni stilla di speranza, ostinatamente volte a migliorare la salute degli stessi e combatterne la sofferenza. Ed il personale, dalle Infermiere alle OSS non negano mai un sorriso, con il quale approcciano i pazienti e noi parenti, che a volte, in buona fede e comprensibilmente per il momento, possiamo essere assillanti. In questa Unità Operativa tocco con mano la grande differenza che c’è tra limitarsi a curare e, invece, Prendersi Cura: differenza profonda. Che qui risulta evidente. E tutto ciò accade in condizioni operative di obbiettiva criticità: i medici ed il personale non hanno un attimo di tregua, tutti corrono da una stanza all’altra senza sosta e senza orari. Un grazie forse non è sufficiente, ma è quello che dal profondo del cuore tutti loro meritano: perché il loro servizio, nel senso più alto del suo significato, sa confortare chi si trova a combattere, fisicamente e psicologicamente, con la severità delle malattie, a volte irrisolvibili.
Grazie a tutti.
Gianfranco Tripodi
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