Natale a Legnano, monsignor Cairati: “Che la speranza diventi il motore di ogni nostra azione”
In un momento così importante e delicato dal punto di vista storico e sociale vi proponiamo l'omelia di monsignor Angelo Cairati carica di significato: un messaggio di speranza e pace
Il Natale, quest’anno, introduce l’Anno Santo e porta con sè diverse riflessioni sulla speranza. Un messaggio oggi più che mai importante che richiama alla pace. In un momento così delicato dal punto di vista storico e sociale vi proponiamo l’omelia di monsignor Angelo Cairati carica di significato. Dal prevosto e decano di Legnano ecco il suo invito: «Che la speranza diventi il motore di ogni nostra azione, orizzonte che impedisce al nostro cuore di indurirsi, dolce brezza che soffia via ogni nube che offusca la limpidezza del pensiero». Augurandovi un sereno Natale, di seguito l’omelia della messa solenne nella notte di Natale.
Ancora una volta celebriamo la nascita di Gesù, giovane ebreo, circonciso l’ottavo giorno, nato a Betlemme nell’attuale West bank, territorio autonomo palestinese, dove infuria la guerra. Lì ancora oggi, come altrove, muoiono tante persone senza che la gente, che vuole pace, venga ascoltata. La storia dell’uomo è striata di sangue, poiché sin dall’origine l’istinto omicida ha prevalso. L’odio, una volta seminato germoglia velocemente, è difficile estirparlo, è una gramigna che si avvinghia nel cuore e nella mente e i suoi tentacoli travalicano le generazioni. Ascolteranno i potenti del mondo l’appello alla pace degli angeli e degli uomini e delle donne che Dio ama, perché non hanno livore nel cuore? Forse no, forse è per questo che gli angeli annunciano la nascita di Cristo alla gente comune, anzi ai disprezzati pastori, ritenuti impuri, indegni al culto e alla vita sociale. Oggi il Vangelo ci insegna che la pace si costruisce dal basso, ridando dignità alle masse diseredate, ai popoli non considerati, ai reietti del mondo, anche mediante un’intelligente apertura, un’integrazione reale fatta di diritti ma anche di doveri per famiglie straniere, che come Giuseppe e Maria cercano un posto dove far nascere e allevare i propri figli, senza le insidie di Erode l’infanticida. Luca ci esorta alla custodia del cuore, come fece Maria, cioè a vincere la superficialità, a non lasciare che la nostra mente venga inquinata da pensieri cupi, a non permettere che lo scoramento abbia a prevalere, che invidia e gelosia devastino le nostre relazioni. Tutto questo non porta felicità. Come ci manca questo sentimento che alleggerisce la vita. Eppure ciò che il bimbo Gesù ha generato nella storia, il cammino che ci invita a seguire, sulle su orme, vuole proprio condurci allo stupore e alla felicità che nasce dalla consapevolezza del molto bene che ancora v’è nel mondo, nelle persone e che tutto non finisce nell’inesorabile fluire del tempo, anzi tutto si compie, tutto si compie. Val la pena di custodire nel cuore la memoria di questa nascita, di tutta la vicenda umana di Cristo, egli è colui che dà senso al nostro esistere, speranza alla nostra vita, motivo di coraggio creativo, fortezza di fronte alle avversità.
Durante la celebrazione vigiliare in San Pietro, il Santo Padre ha aperto, la Porta santa, inaugurando così il ventisettesimo Giubileo ordinario della Chiesa, memore della parola di Gesù stesso nel Vangelo di Giovanni: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo” (10,9). Attraversare la Porta santa è un gesto simbolico che va ben preparato. Esso indica la nostra volontà di conversione, entrando così in piena comunione con il Signore, vivendo appieno le esigenze del nostro Battesimo: una vita donata e non egoisticamente trattenuta, una partecipazione attiva al cammino della propria porzione di chiesa, una reale testimonianza nei luoghi di vita.
Il grande tema di quest’anno giubilare è la speranza. “La speranza non delude”, scrive San Paolo, la speranza generata dalla nascita di Gesù, la speranza che anima i cristiani di rivederlo un giorno, la speranza di poterci riconciliare con noi stessi, i nostri sensi di colpa, i nostri peccati; la speranza di ricostruire legami infranti le cui ferite dolgono ancora nelle nostre notti insonni e nei pensieri tristi. Che la speranza dunque diventi il motore di ogni nostra azione, orizzonte che impedisce al nostro cuore di indurirsi, dolce brezza che soffia via ogni nube che offusca la limpidezza del pensiero. Cristo è la nostra speranza, a lui affidiamo questo anno che viene, affinchè sia veramente santo, cioè diverso, perché noi guardiamo il mondo con gli occhi di questo bambino che è nato.
Monsignor Angelo Cairati
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.