Confindustria Alto Milanese: “L’Europa è al capolinea, bisogna fare sistema”
Il presidente di Confindustria Alto Milanese, Maurizio Carminati, all’assemblea annuale dell’associazione ha lanciato un vero e proprio allarme esortando a a fare sistema dando valore a "Il lavoro che conta"
Non è facile lanciare un messaggio di speranza di fronte a 200 studenti mentre l’Europa sta arrivando al capolinea, con le sue grandi fabbriche che stanno scomparendo. Non è facile parlare di fiducia e coesione in un mondo dominato da conflitti e disgregazione. Ma è ancora più importante farlo, proprio perchè «è in questo momento che abbiamo l’urgenza di ripartire». Il presidente di Confindustria Alto Milanese, Maurizio Carminati, nel suo discorso di apertura dell’assemblea annuale dell’associazione di categoria venerdì 29 dicembre, ha lanciato un vero e proprio allarme, tracciando uno scenario tragico nel brevissimo periodo per le imprese che operano in Europa.
Lo ha fatto richiamando alle responsabilità della politica e in particolare «di chi ci guida in Europa», e di chi ha fatto impresa mettendo da parte l’etica, invitando gli imprenditori presenti in sala al teatro Tirinnanzi a rimanere vigili e a fare sistema dando valore a “Il lavoro che conta”, titolo scelto per l’assemblea 2024, operando con integrità: «L’Alto Milanese è ancora una stella luminosa nella costellazione lombarda sia in termini di successo imprenditoriale, sia di risultato delle proprie imprese – ha detto Carminati – La visione di un futuro che costruiremo insieme sarà la vera risorsa e la nostra arma più potente».
IL “FINTO GREEN”
Carminati ha puntato il dito contro le politiche climatiche decise dall’Europa e il Green Deal: «Perché non si dice con trasparenza che non sono altro che politiche di redistribuzione della ricchezza verso lobby che con l’ambiente non hanno nulla a che fare? – la domanda lanciata dal palco -. Se lo scopo fosse stato davvero quello di preoccuparsi dell’ambiente, avremmo dovuto impegnarci su un progetto più complesso e inclusivo e non focalizzarci solo su come eliminare le fabbriche in Europa. Il vero problema è che si finge di non vedere il macello sociale che queste scelte di “finto green” causeranno a breve, scelte dettate da interessi economici impuri».
L’altro punto su cui ha voluto accendere i riflettori il presidente di Confindustria Alto Milanese è quello della formazione: «Se non si garantisce a tutti la possibilità di accedere al famoso ascensore sociale, i posti di responsabilità rischieranno di venire ricoperti dai figli, dai parenti o dagli amici di chi oggi sta al potere. Questa è una priorità: ragazzi e ragazze vi esorto a studiare per trovare il modo di farvi valere».
PAOLO MAGRI, DIRETTORE DELL’ISPI
Gli Studenti presenti in platea, perlopiù iscritti a corsi post diploma di alta specializzazione, hanno avuto l’opportunità di ascoltare testimonianze di illustri relatori che hanno portato uno sguardo profondo all’attualità geopolitica mettendo a fuoco il valore della fiducia che accomuna azienda e scuola. Paolo Magri, direttore dell’ISPI, ha descritto la tempesta che stiamo attraversando tra guerra in Ucraina, conflitto in Medio Oriente e guerra economica con la Cina, dentro la quale l’Europa sta mostrando enormi fragilità. Francia e Germania sono locomotive in panne e Ursula von der Leyen ha assunto un ruolo da “Imperatrice”: «Una notizia positiva – ha detto Magri – perchè alla guida di un’Europa sempre più federale, ma c’è anche il rischio che ogni Stato vada per la propria strada. E poi c’è l’incognita Trump e della politica dei dazi. In questo scenario estremamente complicato io sono ottimista: pur nella tempesta la nave va avanti grazie a imprenditori come voi. Come è successo nel secondo dopoguerra, il sole tornerà a splendere».
MONSIGNOR DELPINI E L’ETICA
I temi dell’etica e della fiducia sono stati affidati a Monsignor Mario Delpini, in dialogo con Massimo Folador, professore di business ethics e sviluppo sostenibile dell’Università Liuc: «La storia siamo noi – ha detto l’Arcivescovo – la storia è fatta di affetti, sconfitte; è fatta da persone normali, lavoratori guidati dal gusto di lavorare. Siamo noi a doverci fare guidare dall’etica. Dovrebbe essere la politica del bene comune a guidare l’economia, non la finanza, occorre una visione meno da robot e più da persone per costruire fiducia». La chiusura del convegno è stata affidata a Francesco Buzzella. presidente di Confindustria Lombardia
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