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Legnano celebra il suo Santo Patrono, monsignor Cairati: “Affrontiamo insieme l’emergenza educativa tra i giovani”

Il prevosto della città ha lanciato un appello alla comunità per affrontare l'emergenza educativa tra i giovani e ha evidenziato il calo della natalità e la solitudine crescente. Monsignor Cairati ha inoltre lanciato una sfida, ossia, quella di cercare di coinvolgere i giovani nella fitta rete di volontariato che caratterizza la città di Legnano

Fede, carità e forza morale sono le chiavi per affrontare con speranza il futuro in tempi difficili. A testimoniare la veridicità di questa “formula” è la vita del vescovo San Magno Patrono della Città di Legnano ripercorsa da monsignor Angelo Cairati durante la cerimonia tenutasi questa sera, martedì 5 novembre, durante la quale si è tenuta anche l’investitura della contrada San Magno. Il prevosto della città ha lanciato un appello alla comunità per affrontare l’emergenza educativa tra i giovani e ha evidenziato il calo della natalità e la solitudine crescente. Monsignor Cairati ha inoltre lanciato una sfida, ossia, quella di cercare di coinvolgere i giovani nella fitta rete di volontariato che caratterizza la città di Legnano. Di seguito l’omelia 

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Investitura della reggenza Contrada San Magno- Foto di Antonio Emanuele 4 di 75

Oggi siamo qui a commemorare la festa di San Magno che fu Arcivescovo di Milano dal 518 al 528/30 circa. Di lui non sappiamo molto, ma quello che conosciamo è stato sufficiente alla Chiesa per elevarlo agli onori dell’altare. La nostra Città lo venera come patrono e la nobile Contrada come protettore. Un tratto che accomuna tutti i Santi è l’amore per Cristo stesso, nostra speranza di fronte agli schiaffi della vita, soprattutto all’ultimo quello estremo: la morte. Il tema del fine vita è oggi dibattuto come rivendicazione libertaria, a cui va, seppur con qualche distinguo, tutto il nostro rispetto. Perché tema importante e grave. Il lutto è ancora celebrato, ma spesso senza alcuna speranza, bensì come semplice ricordo e rimpianto. Non c’è speranza. Di fronte a tutto questo si erge il grido di San Paolo che è posto a motto del prossimo Giubileo 2025:”La Speranza non delude” (Romani 5,5). E di questa speranza che ogni santo è stato ed è testimone. La nostra è in epoca di grande indigenza domina la disperazione e non la speranza. La vita in Cristo non si disperde, ma si compie.

Del Vescovo Magno noi ricordiamo anzitutto la fede ricevuta nel Battesimo e cresciuta negli anni di quell’epoca che gli illuministi (1700) chiamarono spregiativamente Medio Evo, cioè l’era tra la classicità romana e l’umanesimo rinascimentale. In realtà l’epoca di mezzo fu un tempo di grandi sintesi di pensiero, di summe, di cattedrali, di bonifiche di terreni, di ospizi per i poveri attorno a santuari e monasteri. Certo anche di aspetti meno nobili, come ogni epoca umana. Essendo il Medio evo era in cui si sviluppa la cosi detta filosofia cristiana, penso a Sant’Agostino sulla scia di Platone e a San Tommaso d’Aquino sulla scia di Aristotele, spesso nelle nostre scuole, dopo il famoso ’68, sì è provveduto ad una rimozione di questi e altri autori cristiani, vicenda che ancora oggi, talvolta, continua ad opera di alcune persone segnate dall’ideologia.

Del Vescovo Magno ricordiamo la fortezza, in un’epoca di invasione germanica, di guerra espansionistica. Di fronte a tutto questo egli non fuggì, rimase e levò la sua voce in favore di quella forma di pace che è l’armonia sociale, la compenetrazione tra etnie diverse, il rispetto per le tradizioni locali, non sclerotizzate, ma aperte al nuovo che viene. Sapendo di correre egli stesso grandi rischi, non tacque, di fronte all’arroganza dei potenti. Del Vescovo Magno ricordiamo la carità verso i poveri. Nel solco del grande Vescovo Ambrogio egli non esitò a impoverire la chiesa stessa a favore della liberazione degli schiavi, e di quelli che la Sacra Scrittura chiama anawim, ptochoi in greco, pitocchi, cioè coloro che piegati dalla vita non riescono a rialzarsi.

Di noi che cosa si ricorderà ? Quale eredità stiamo consegnando alle generazioni future? Voglio qui ricordare quanto ebbe a dire il Servo di Dio e già presidente del Consiglio della nostra Repubblica: Alcide De Gasperi: “Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni”. La famosa frase vale non solo per chi fa politica, ma anche per ciascuno di noi. Il proprio tornaconto o il bene comune? Auspico una Città in cui, pur nel rispetto dei reciproci ambiti, vi sia una reale collaborazione, un’autentica valorizzazione di tutto il bene che il nostro territorio fa emergere, al fine di sostenere il cammino di chi è affaticato e il passo di chi corre verso il futuro cosi incerto: i nostri giovani.

La natalità sta crollando anche in Città, il 30 % della popolazione vive sola, e un’altra simile percentuale è costituita da due persone. Il volontariato è spesso unico appannaggio di persone non più giovani e questo deve preoccuparci, poiché il dono di sé disinteressato è sempre stato la spina dorsale del nostro sistema Paese. Va tutelata. Rimetterei un servizio di servizio alla patria. Come coinvolgere le migliaia di studenti che abitano quotidianamente la nostra Città? Come sostenere il passo dei meno abbienti, degli indigenti culturali, degli stranieri, accompagnando, con rispetto il lavoro svolto da chi è preposto ad erogare servizi a favore della società? Io ho l’impressione che i servizi sociali siano fortemente stressati e l’altro problema sono i ragazzini dai 13 e 17 c’è una sospensione etica in questa fascia di età. Non mi è mai capitato, ma io ho dovuto recentemente fare tre denunce. Se dobbiamo fare qualcosa dobbiamo farlo insieme senza più guardare solo il proprio figlio: qua c’è una emergenza educativa che fa spavento. Dobbiamo affrontarla tutti insieme.

Monsignor Angelo Cairati 

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Pubblicato il 05 Novembre 2024
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