Alla Vito Rimoldi dove tecnologia, arte e sociale danno vita alla fabbrica
Dall'intuizione di papà Vito nel 1940 alla tensione verso il bello e la tecnologia dei figli Claudio e Gabriella fino all'ingresso di Matteo, terza generazione. La Rimoldi guarda al futuro e non lascia nessuno indietro
Prima di immergervi nella lettura della storia della Vito Rimoldi di Legnano, tra le aziende storiche del libro “Dovunque è Legnano – storia di una città operosa”, vi spieghiamo perchè abbiamo scelto questa immagine per l’articolo. Si tratta del quadro ad acquarello della studentessa del liceo artistico Carlo Dell’Acqua, Amira Quiroz, presente sulla copertina del libro insieme alla grafica di Milena Croci. Il soggetto, realizzato ad acquarello, è l’interpretazione pittorica di un macchinario altamente tecnologico presente alla Vito Rimoldi (lo trovate nella storia). I titolari dell’azienda, colpiti dall’elaborato pittorico, hanno acquistato il quadro della studentessa. L’opera sarà esposta in gigantografia nei reparti produttivi insieme ad altri quadri di artisti di rilievo. Il video è invece dedicato all’innovazione.
Una fabbrica può essere anche altro. A pochi chilometri dal centro di Legnano ce n’è una che è anche una galleria d’arte, oltre che un centro di ricerca e sviluppo, e ospita al suo interno una cooperativa sociale, senza dimenticare l’attenzione per l’ambiente. Stiamo parlando della Vito Rimoldi Spa di Legnano, una piccola-media impresa con lo sguardo rivolto al futuro che è tipico delle grandi realtà.
Fondata nel 1940, nasce da una semplice attività di produzione di cinghie in cuoio ma è diventata negli anni un’azienda innovativa e internazionale, specializzata in guarnizioni e articoli tecnici industriali. Commercia a livello globale ma non ha perso di vista il territorio in cui è nata 84 anni fa.
All’ingresso del nuovo stabilimento di Borsano, nella vicina Busto Arsizio, c’è un enorme quadro che accoglie i dipendenti raffigurante un argonauta che manovra la nave-fabbrica per tenere fissa la rotta: rappresenta l’emblema di una storia fatta di impegno, resilienza e passione. I valori e i principi del fondatore, Vito Rimoldi, che sono stati la bussola su cui è stata costruita l’impresa.
Tutto iniziò con le cinghie in cuoio
Vito Rimoldi, nato a Legnano nel 1918, in tenera età iniziò a lavorare nella tessitura De Angeli Frua, dove seguì da vicino la frenetica attività delle macchine tessili collegate da cinghie di cuoio. Questa esperienza lo porterà, più avanti negli anni, a collaborare come rappresentante di prodotti per un importante cinghificio del Comasco.
Nel 1940, dopo l’esonero dal servizio militare per gravi problemi di salute, decise di avviare un’attività in proprio grazie all’esperienza maturata nel settore: diede vita a una produzione di guarnizioni in cuoio commercializzando cinghie e altri materiali. La prima sede dell’attività era uno stanzone al secondo piano di un vecchio stabile, sede di una ex filanda, in via Barbara Melzi. Vito iniziò a lavorare con mezzi rudimentali, ma la volontà e la voglia di emergere erano grandissime. La fatica non era un problema, al punto che alla sera contava le guarnizioni prodotte durante la giornata insieme alla moglie Jole. Negli anni del boom economico l’azienda iniziò a crescere passando dalla lavorazione del cuoio alla gomma. Il figlio Claudio cominciò a lavorare con il padre in un piccolo stabile in via Da Giussano imparando i rudimenti del mestiere: aveva 14 anni e nel doposcuola aiutava a tranciare le guarnizioni.
Il passaggio generazionale
Nel ‘79, a causa di un malore del papà, Claudio ha preso in mano l’azienda insieme alla sorella Gabriella. «La mattina in cui mio padre si è sentito male – ricorda Claudio Rimoldi, attuale presidente della Vito Rimoldi Spa -, anziché andare a scuola, mi sono fiondato in azienda per cercare, tra mille problemi e incertezze, di far andare avanti la baracca.
«Altro che successione generazionale come insegnano ai corsi di management. La mia università è stata la fabbrica – racconta Claudio Rimoldi – Anche mia sorella Gabriella, già diplomata in lingue e in procinto di partire per una nuova esperienza all’estero, intenzionata a intraprendere una carriera professionale che nulla aveva a che fare con la produzione di guarnizioni, ha deciso di rimandare il viaggio per dare una mano occupandosi dell’amministrazione. Da allora è sempre stata al mio fianco, con una forza, una determinazione e un affetto indescrivibili».
La visione dei due fratelli è arrivata presto: la produzione di guarnizioni in cuoio era ormai superata da materiali più moderni ed innovativi; Claudio e Gabriella, dopo un primo trasloco sempre in affitto, in un capannone più grande in via Buozzi, hanno deciso di realizzare il sogno del papà e acquistare il capannone di via Novara, ancora oggi tra le sedi della Vito Rimoldi. L’azienda vi si è trasferita nel 1989: il capannone allora sembrava enorme rispetto alle reali necessità ma, soprattutto, sembrava già passata una vita e non solo 10 anni da quella tremenda mattina del 1979.
L’anno successivo, con l’acquisizione della Sirtef Flex Srl, la società è entrata nel mercato dell’oleodinamica con l’assemblaggio e la commercializzazione di tubi flessibili, raccordi e accessori per alta pressione.
L’azienda ha perso il suo fondatore nel febbraio del 1996, ma ancora oggi la filosofia aziendale di Vito Rimoldi continua a guidare l’azienda: «Da mio padre ho imparato che non bisogna mai scendere a compromessi sulla qualità del prodotto e occorre puntare sempre al meglio», sottolinea il titolare.
La nuova sede di Borsano
Il grande salto è stato fatto nel 2008. Quando tutti erano stretti nella morsa di una crisi finanziaria internazionale, la Vito Rimoldi è andata controcorrente iniziando i lavori per il nuovo stabilimento a Borsano: «Tra il 2008 e il 2011 abbiamo affrontato il piano di investimento più importante della nostra storia – spiega Claudio Rimoldi -. Abbiamo osato e investito tantissimo in tecnologia, ricerca di mercato e inserimento di nuove professionalità in azienda, convinti che solo così saremmo riusciti ad affrontare la crisi e superarla, creando nuove prospettive per lo sviluppo delle aziende».
L’acquisizione in quegli anni di un’azienda storica del territorio come la Umberto Ruspi Srl ha aperto ulteriori scenari: i suoi dipendenti, salvati da una chiusura ormai inevitabile, hanno portato in dote il loro sapere ed è nata così la Divisione Valvole, segno della costante evoluzione dell’azienda.
“L’innovazione è il cambiamento”
Le attività di ricerca e sviluppo sono sempre più orientate al cliente: «Negli anni ci siamo sempre più specializzati in piccole nicchie di mercato a livello internazionale e il 50% del fatturato è oggi dato dall’export – sottolinea Claudio Rimoldi -. La collaborazione con le università e la volontà di inserire in azienda figure di alto livello tecnico sono state la decisione migliore». La Vito Rimoldi oggi investe circa il 4% del fatturato annuo in attività di ricerca e formazione e nel corso degli anni ha avviato collaborazioni con Politecnico, La Sapienza, CNR e Liuc per innovare e migliorare la qualità dei processi e dei prodotti. Un laboratorio interno esegue verifiche su prodotti e materiali utilizzando strumenti avanzati che solitamente hanno solo le grandi aziende, come il diffrattometro a raggi X.
Molti macchinari produttivi sono realizzati su specifica richiesta dell’azienda: presse meccaniche che possono lavorare fino a 2000 colpi al minuto, macchine ad altissima tecnologia e precisione, laser che tracciano e intagliano disegni sulle valvole lamellari, che, una volta finite, sembrano parte di una linea di gioielli grazie a dettagli che restano nascosti.
L’arte entra in fabbrica
«Siamo convinti che la bellezza possa arricchire, stimolare e sostenere la vita delle persone che lavorano – spiegano i titolari -. Proprio per questo la nostra azienda ha commissionato la realizzazione di opere d’arte da installare nella sede produttiva. Questi quadri sono stati realizzati da artisti del calibro di Letizia Fornasieri, Elisabetta Necchio e Francesco Zavatta. Dopo avere vissuto l’azienda e parlato con i dipendenti, hanno cercato con la loro arte di interpretare l’ambiente di lavoro e di rendere visibile il nesso con quella bellezza che ogni persona, anche inconsapevolmente, ricerca».
Nel capannone produttivo spicca una tela che raffigura un operaio con scopa e paletta. Sembra un angelo con le ali d’oro che tiene pulito il mondo facendo un gesto molto semplice. Un’immagine che dice tanto di un’azienda dove il lavoro non è solo profitto ma è anche relazione, cura e attenzione alla persona e ai dettagli. In un reparto, ad esempio, lavorano due operaie che controllano con le loro mani esperte particolari metallici, uno ad uno. Indossano guanti bianchi e maneggiano quei piccoli pezzi come fossero pietre preziose. Anche in questo processo manuale la qualità fa la differenza e ogni mansione, anche la più semplice, assume dignità e importanza.
L’alleanza con il sociale
Di questo grande progetto fa parte anche una cooperativa sociale, la Solidarietà e Servizi, perfettamente integrata con il resto della fabbrica. L’attenzione alla comunità locale, alle relazioni umane e al sociale della Vito Rimoldi si concretizza in questa alleanza: «Collaboriamo in maniera molto stretta dal 2004 – spiega Claudio Rimoldi -, abbiamo cominciato con le piccole lavorazioni di confezionamento e oggi vengono affidate loro alcune delle produzioni più importanti, in special modo quelle di grosse quantità. Il nostro impegno è stato quello di modificare o realizzare macchine che potessero mettere queste persone nelle condizioni di lavorare nella maniera più sicura possibile per poter far fronte a produzioni così importanti, e direi che a distanza di tanti anni la sfida è stata sicuramente vinta. Il confronto con il “limite umano”, a volte così evidente, è per me una grande prova che il “limite” stesso non è l’ultima parola. La collaborazione con Solidarietà e Servizi è stata ed è continuamente una sorgente importante di crescita per la nostra azienda».
All’interno dello stabilimento di Borsano il personale di Solidarietà e Servizi realizza ogni giorno, con le più moderne tecnologie, centinaia di migliaia di pezzi che vengono tagliati, controllati, confezionati, e spediti in tutte le case e fabbriche del mondo. Parti- colari spesso invisibili, frutto di un lavoro di precisione e dedizione.
I dipendenti della cooperativa sono considerati a tutti gli effetti personale dell’azienda, così come ne è parte la sostenibilità economica del progetto. Un legame rappresentato anche in questo caso da un’opera d’arte: l’artista Francesco Fornasieri ha creato una composizione di cinque pannelli raffiguranti le guglie del Duomo di Milano, simbolo del lavoro sempre in divenire. In cima c’è una targa scolpita con la scritta “concorrere”.
L’attenzione all’ambiente
La sostenibilità è anche ambientale e l’impegno della Vito Rimoldi è su più fronti: «Per quello che riguarda gli sprechi – spiega Andrea Moroni, responsabile per la qualità l’ambiente, la salute e la sicurezza – abbiamo raggiunto un livello di riciclo dei rifiuti superiore al 70%, ma il nostro obiettivo è quello di arrivare al 90%. L’illuminazione delle no- stre sedi è assicurata da lampade a led che ci consentono di risparmiare oltre il 60% di energia. Per quello che riguarda le rinnovabili, il nostro stabilimento di Borsano è dotato di un impianto geotermico in grado di riscaldare l’intero capannone e tutti gli uffici, alimentato da un impianto fotovoltaico costituito da 818 pannelli che soddisfa più di un terzo del fabbisogno di elettricità, evitando l’emissione di 215.000 kg/anno di CO2 in atmosfera».
Il futuro è nella ricerca continua
La Vito Rimoldi, oggi leader nel settore delle guarnizioni industriali, è sempre in fermento: «Cerchiamo di andare avanti innovando, portando idee nuove – è la prospettiva del titolare -. Cerchiamo in continuazione di sondare mercati differenti, di crescere prima di tutto al nostro interno come tecnologie e capacità produttive. Nei periodi più difficili siamo riusciti a tenere bene e stiamo ancora “buttando” energie importanti in tanti progetti.
«Il mondo cambia – conclude Claudio Rimoldi – sempre più velocemente, non si può smettere di guardare avanti, sempre però tenendo fede ai propri valori».
L’azienda continua così a evolversi, mantenendo salde le sue radici, pronta ad affrontare le nuove sfide con la stessa passione e dedizione che hanno caratterizzato la sua storia. Perché “Da Vito Rimoldi deriva il desiderio e la scintilla dell’innovazione”. La terza generazione è già entrata in azienda con il figlio di Claudio, Matteo, e si sta già scrivendo il futuro.
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