Centenario Legnano Tamini: “La Ferrari dei Trasformatori”
In fondo a viale Cadorna a Legnano ci sono quasi 20mila metri quadri di capannoni che per i legnanesi di passaggio verso la Canazza sono ormai un punto fermo dello skyline cittadino. Da lì ogni anno escono una sessantina di trasformatori che pesano anche 300 o 400 tonnellate, “scortati” da trasporti eccezionali lunghi quasi come un campo da calcio. Quei macchinari ormai da oltre un secolo sono il marchio di fabbrica di Tamini, azienda leader nella progettazione e produzione di trasformatori industriali e di potenza fondata nel 1916 a Milano.
L’azienda, che ha i suoi headquarters proprio a Legnano, conta in tutto altri quattro stabilimenti produttivi in Italia – a Novara, Ospitaletto, Rodengo-Saiano e Valdagno – e due all’estero, per un fatturato complessivo di oltre 200 milioni di euro. E nella città del Carroccio ha il suo cuore pulsante, gli stabilimenti dove vengono prodotte le macchine più importanti tra quelle realizzate dal gruppo industriale, destinate non solo all’Italia ma un po’ a tutto il mondo.
«La Ferrari dei trasformatori»
Con oltre un secolo di esperienza alle spalle, Tamini nel tempo ha prodotto e installato più di 10mila trasformatori indirizzati in oltre 90 Paesi del mondo, e oggi ha tra i propri clienti i nomi più importanti dei settori industriali ad alta intensità energetica, dall’acciaio all’alluminio, dal minerario all’Oil & Gas, passando per i trasporti e per il settore chimico. Tanto che ha già in cantiere un piano di assunzioni e investimenti per aumentare la capacità produttiva di più del 25% nei prossimi due anni.
«Tamini oggi è un’azienda che gode fortunatamente di ottima salute, sia dal punto di vista economico e finanziario, sia da quello industriale – spiega Sergio Agosta – Il 2024 sarà il miglior anno della storia ultracentenaria di Tamini, e questa è la miglior sintesi di cosa sia oggi il gruppo industriale e di quali siano le basi su cui intende realizzare quello che ha in mente per il futuro. Il gruppo è conosciuto per la qualità delle proprie macchine, considerate la Ferrari dei trasformatori: sono macchine che hanno ancora molto di artigianale nella loro produzione, frutto di alta manualità nonostante l’azienda disponga delle più moderne strumentazioni».
Una multinazionale “glocal”
Se i trasformatori Tamini vanno in tutto il mondo, le radici del gruppo industriale rimangono saldamente a Legnano, dove non ci sono solo gli headquarters. «Tamini è una di quelle “piccole, grandi” multinazionali di cui è ricca l’Italia – sottolinea Agosta -: i nostri macchinari sono installati in tutti e cinque i continenti, e per ogni milione di euro di fat- turato circa 600mila euro derivano dall’estero. Abbiamo anche due sedi importanti in altri Paesi, una in India, a Chennai, e una a Pittsburgh, negli Stati Uniti, in due continen- ti opposti che però ci consentono di gestire e di servire due mercati per ragioni diverse in grandissima espansione. Nonostante questo, si può dire che Tamini sia glocal».
A dirlo sono in primis i numeri. «A Legnano abbiamo più della metà dei nostri dipendenti – aggiunge il CEO del gruppo industriale -: tra dipendenti fissi e somministrati in città siamo più di 200 persone su un totale di circa 400 dipendenti. Lo stabilimento, acquisito dal gruppo Tamini da oltre 30 anni ma presente da molto prima a Legnano, è il cuore pulsante del gruppo, dove vengono prodotte le macchine più importanti e delicate di questa “piccola, grande multinazionale” che negli ultimi dieci anni è entrata a far parte di una delle realtà più importanti a livello europeo, il Gruppo Terna».
Un passo avanti decisivo per il gruppo indu- striale legnanese, anche perché Terna rappresenta il più grande operatore indipendente di reti per la trasmissione di energia elettrica in Europa, proprietario delle rete di trasmissione dell’elettricità in alta e altissima tensione. «Il connubio tra questo gruppo e una realtà produttiva come Tamini è stato un matrimonio perfetto per noi.
La transizione ecologica e la digitalizzazione
«In questo modo siamo riusciti a conservare la nostra identità, ma anche a crescere sviluppandola nelle chiavi più moderne e innovative e anche più vicine al dipendente», dichiara Sergio Agosta.
Una delle parole d’ordine in viale Cadorna è transizione ecologica. «Per noi è un punto fondamentale – sottolinea il CEO di Tamini -, è il termine con cui sintetizziamo una serie di attività, investimenti e ricerche che stiamo facendo per mettere a terra un paradigma degli ultimi dieci anni, ovvero una maggior attenzione a tutto ciò che è verde». Attenzione al verde che per il gruppo industriale fa inevitabilmente il paio con la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. «Gli impianti eolici e solari per essere collegati alla rete elettrica hanno bisogno di trasformatori, quindi c’è una domanda crescente di queste macchine da mettere al servizio della produzione di energia da fonti rinnovabili – precisa Agosta -. Per noi la transizione energetica non è solo uno slogan: lo vediamo dal numero di macchine che i grandi fondi e i grandi operatori delle rinnovabili ci ordinano, proprio perché l’Europa in generale e l’Italia in particolare hanno target molto sfidanti da raggiungere».
Le fonti rinnovabili non sono però l’unica voce nel carnet di mercati di riferimento di Tamini: «Il trasformatore aiuta anche la digitalizzazione – prosegue il CEO -. La zona di Milano sta diventando una delle prime aree in Europa per numero di data center, che per definizione sono attività energivore e hanno quindi la necessità di essere alimentate da nuove centrali o di aumentare la potenza elettrica. Per noi questo settore rappresenta un nuovo mercato molto interessante che si sta aprendo».
La digitalizzazione e l’innovazione, peraltro, stanno cambiando anche un altro mercato “storico” del gruppo industriale che fa capo a Legnano: quello degli acciaieri, che tradizionalmente sono presenti in gran numero tra la Lombardia e il Veneto e sempre di più stanno sostituendo con forni elettrici gli alti- forni tradizionali.
Sicurezza e quote rosa al centro
Se Tamini può “dare vita” nei suoi stabilimenti a trasformatori di tutte le taglie, da quelli giant che possono arrivare a pesare centina- ia di tonnellate a quelli di taglia più piccola per gli impianti di dimensioni più contenute, molto si deve ai dipendenti.
«Da noi il lavoro in fabbrica non è il classico lavoro industriale però è un lavoro in qualche modo usurante, in cui bisogna sempre prestare molta attenzione – afferma Sergio Agosta -. Tamini ha cercato e cerca sempre più di mettere al servizio degli operai, che sono la prima chiave del successo della nostra azienda, tutte le eccellenze del Gruppo Terna, a partire da una vera e propria ossessione per la sicurezza. Abbiamo portato in fabbrica anche la digitalizzazione, con l’idea di pro- durre in modo 4.0, cosa che già facciamo e che intendiamo fare sempre di più».
Poi un occhio di riguardo per le quote rosa: «In Tamini – sottolinea il CEO dell’azienda – riserviamo una grandissima attenzione alle cosiddette quote rosa al fine di sfruttare al massimo le sinergie e le competenze presenti nel Gruppo Terna».
Ultimo ma non ultimo, la formazione. «Legnano è inserita in un tessuto produttivo molto importante – conclude Sergio Agosta -. Non nascondiamo che è difficile a volte trovare manodopera specializzata, non solo a livello di tecnici ma anche a livello di operai, ai quali oggi viene richiesta una professionalità molto più specializzata, non solo a livello di tecnici ma anche a livello di operai, ai quali oggi viene richiesta una professionalità molto più specializzata. Fortunatamente, però, l’area tra Milano, Varese e Como può vantare tantissime professionalità, che è importante non solo attrarre ma anche mantenere sul territorio».
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