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Fonderie Lamperti, dove è nato un simbolo di Milano: il “drago verde”

Dagli anni '30 le vedovelle pubbliche del capoluogo portano il marchio dell'impresa nata a Legnano nel 1908. Oggi si sta tentando di trasformare le fontane stesse in un brand

Fonderie Lamperti

Conosciuta in tutto il mondo per il “Drago Verde”, la fontana pubblica del Comune di Milano con l’iconico rubinetto a forma di drago che produce dagli anni ’30, l’impresa “Fonderie Lamperti”, da poco a Marnate dopo 77 anni passati a Castellanza, vanta una storia ancora più lunga, partita nel lontano 1908 da Legnano.

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Centenario Fonderie Lamperti

Una famiglia di fonditori

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La prima sede si trovava infatti proprio nella città del Carroccio, in via Carlo Porta, e, come tante fonderie nate a inizio ‘900 sul territorio, era specializzata in fusioni di ghisa. In poco tempo è riuscita a ricavarsi un suo spazio nel mercato crescendo grazie alla passione e alla bravura di una dinastia di fonditori.

«All’inizio l’azienda poteva contare su una figura femminile importante – racconta Alfredo Lamperti, l’imprenditore che un secolo dopo porta ancora avanti l’attività insieme alla moglie Anna e al figlio Andrea -: la moglie di Ambrogio, uno dei fondatori, lavorava in fonderia e teneva di fatto le redini economiche dell’attività. Era lei a distribuire la paga agli operai a fine giornata».

«C’era poi Alfredo Lamperti, mio nonno, che negli anni ‘30 era maestro fonditore. Era bravo e conosciuto – spiega con orgoglio il nipote, che porta lo stesso nome del nonno -, tanto da essere chiamato in altre parti di Italia e anche all’estero per insegnare l’arte della fusione. Nel 1936 Alfredo fu chiamato a Leningrado per promuovere una scuola di fonderia». L’attività di Alfredo è poi stata portata avanti dal figlio Peppino, che ha dato un ulteriore impulso all’azienda.

La svolta con il “Drago Verde”

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Le Fonderie Lamperti hanno continuato a crescere, ma l’anno che ha segnato la svolta è stato il 1932, quando il Comune di Milano ha commissionato all’azienda la riproduzione in ghisa della fontana pubblica disegnata dall’architetto Luca Beltrami e collocata in piazza della Scala: «È un grande onore per la nostra famiglia. Occuparci delle Fontanelle di Milano per noi vuol dire tanto. La fontanella nel tempo è diventata uno dei simboli della città meneghina – commenta Alfredo Lamperti – Con le fontanelle siamo ancora nel campo di una certa artigianalità che comporta anche una buona dose di creatività»

Le vedovelle venivano interamente realizzate sul territorio, prima a Legnano e dal 1952 nel capannone di Castellanza, dove l’azienda si era nel frattempo trasferita. Nella sede lungo la Saronnese venivano prodotti anche i chiusini stradali, i famosi “tombini”, la cui commercializzazione è aumentata grazie alla lungimiranza di Peppino Lamperti, che seppe cogliere le opportunità del mercato. C’è stato un tempo, negli anni del boom economico, in cui le Fonderie Lamperti hanno prodotto anche i freni per i tram e nello specifico i ceppi freno in ghisa, ovvero le parti che si consumano sul disco di acciaio. Si parla di forniture di 20.000-30.000 pezzi alla volta.

Le parigine di Milano e le vedovelle per Charkiv

Con gli anni ‘90 l’attività vera e propria di fusione e di lavorazione della ghisa ha subito una contrazione e il lavoro si è diversificato fino a dare sempre più spazio alla commercializzazione degli arredi urbani e da giardino. Dal 1994 la produzione è stata spostata all’estero e in Italia l’azienda si dedica principalmente all’assemblaggio e alla rigenerazione di tutte le fontanelle presenti a Milano, garantendo loro una “nuova vita”.

Continua inoltre l’esecuzione di fusioni su disegno e su campionatura anche per opere che richiedono una lavorazione su misura, come è capitato per il restauro della fonta- nella originaria in bronzo di Piazza della Scala su richiesta di MM SpA e per la Galleria degli Uffizi di Firenze: «Un lavoro incredibile – lo definisce Andrea Lamperti – che mi ha permesso di visitare il cantiere e i sotterranei degli Uffizi».

Sempre parlando di fontanelle, una specificità della produzione della Fonderie Lamperti è ancora oggi il bocchettone del “Drago Verde” da cui sgorga l’acqua, la cosiddetta “bocca di drago”, un pezzo fatto artigianalmente da un esperto “rubinettiere”. Il modello è ancora fatto a mano, la colatura è artigianale, quindi unica per ogni singolo pezzo; anche il dado del bocchettone è fatto mediante fusione ed è un pezzo unico.

Fonderie Lamperti continua a commercializzare anche altri elementi di arredo urbano che arricchiscono Milano, come le panchine e le parigine, i dissuasori in ghisa che impediscono di parcheggiare sui marciapiedi. Nel 2012 per gli Europei di calcio le Fonderie Lamperti hanno inviato una importante fornitura di vedovelle personalizzate anche a Charkiv, in Ucraina.

Il “Drago Verde”: una tradizione da rilanciare

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Il cuore dell’attività continua ad essere però il “Drago Verde”, tradizione che Andrea Lamperti, il più giovane erede della famiglia di fonditori, si sta impegnando a rilanciare in chiave moderna: «Noi commercializziamo anche i Toret, le fontane pubbliche della città di Torino – spiega Andrea Lamperti -. I torinesi sono molto legati alle loro fontanelle, che considerano un importante simbolo della città. Mi sono reso conto che non è così per i milanesi, per questo sto cercando di fare conoscere la storia unica del Drago Verde, un orgoglio per la nostra famiglia».

In quest’ottica il giovane imprenditore sta mettendo in campo anche strategie di marketing. Insieme al tatuatore del territorio Flavio Cannata ha realizzato una maglietta che riporta la fontanella di Milano circondata da un drago disegnato in stile giapponese, le cui prime 100 stampe sono andate a ruba, e nello shop online si possono acquistare i libri con la storia e la leggenda legata al Drago Verde.

Ha riscosso grande successo anche la riproduzione, a grandezza naturale, del drago verde con i Lego. Realizzata da Luca Petra- glia con 50mila mattoncini, 20mila dei quali solo per l’acqua, è stata costruita per celebrare i 20 anni di gestione del servizio idrico da parte di MM. Con un peso di 30 chili, 155 centimetri di altezza per 64 di larghezza e circa 77 di profondità, il lego Artist ha impiegato oltre 70 ore di lavoro per riprodurla in ogni suo dettaglio. Attualmente, dopo un periodo di esposizione al Lego Store di Piazza San Babila, la creazione è tornata alla Centrale dell’Acqua di Milano di piazza Diocleziano 5, il museo d’impresa di MM, dove può essere ammirata: «È stata molto apprezzata, in primis dal sindaco Beppe Sala che ha simbolicamente posato l’ultimo mattoncino», racconta Andrea Lamperti, che per il futuro ha già tante idee e progetti. Mentre ne parla sta già pensando alla festa per i 100 anni del “Drago Verde”.

Contatti:

+39 0331 442185 officinalamperti@gmail.com

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Pubblicato il 24 Ottobre 2024
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