Il medico legnanese Antonino Mazzone vince il premio di saggistica “Serpe d’oro”
Organizzato dalla Segreteria dell'AMSI (Associazione Medici Scrittori Italiani), il premio è stato dedicato alla Saggistica inedita su tema libero
Il prof. Antonino Mazzone, direttore della Unità Operativa di Medicina Interna dell’Ospedale di Legnano, è il vincitore del premio Serpe d’oro, organizzato dalla Segreteria dell’AMSI (Associazione Medici Scrittori Italiani). Quest’anno il premio è stato dedicato alla Saggistica inedita su tema libero. Il medico legnanese è stato premiato per un lavoro dal titolo “La Natura ed Etica del rapporto medico paziente in era digitale: torniamo all’antico per essere moderni”.
«La professione medica – recitava il bando – esercitata in qualunque ambito, induce a fare i conti con i temi della sofferenza, della morte e del valore della lotta per assistere, curare e salvare e può diventare occasione di riflessione anche profonda sugli interrogativi più complicati del vivere. Scrivere allora non sarà solo uno sfogo, ma uno strumento per allargare gli orizzonti delle nostre menti».
Un pensiero fatto proprio dal prof. Mazzone che nella conclusione del suo saggio ricorda come «la morte, la malattia e il dolore appartengono alla vita. La medicina ha poteri limitati, soprattutto quando si tratta di problemi sociali, e può rappresentare essa stessa un rischio. I medici non sanno tutto: devono prendere una decisione in situazioni difficili che richiedono reciproco sostegno psicologico. Medici e pazienti sono alleati; i pazienti possono delegare i loro problemi ai medici; i medici dovrebbero essere aperti riguardo ai propri limiti e cercare di avere una visione olistica. Tutti dovrebbero evitare di fare promesse o richieste stravaganti e lontane dalla realtà. Il medico deve rendersi conto che il suo paziente si rivolge a lui non solo per essere informato dell’etichetta della sua malattia (diagnosi), piuttosto da comprendere prima di curare; per discutere con lui della sua attuale qualità di vita e di come la vedo io. L’IA è e sarà presto routine di molti settori medici e diventerà ancora più preziosa e decisiva. Dovremmo stare attenti al suo uso ossessivo e disumanizzante. Potrebbe andare contro il bisogno del paziente di essere curato e indebolire il suo coinvolgimento nelle decisioni mediche, diminuendo la stima e fiducia reciproca. Non sempre possiamo risolvere, non sempre possiamo guarire, sempre possiamo compatire, sempre possiamo confortare».
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