Se le statistiche dei ricoveri e delle nascite, ma anche la provenienza delle partorienti ben lontana dalla nostra zona, raccontano di un reparto, quello di ostetricia e ginecologia, di eccellenza all’interno dell’Ospedale di Legnano, lo si deve a una grande squadra. Un team, guidato dal primario Guido Stevenazzi, composto da più di 20 ostetriche insieme al personale socio sanitario e a tutti coloro che a diverso titolo ne fanno parte.

A ringraziare, dal primo all’ultimo collaboratore, è la responsabile della sala parto, Marina Fogliani. La dottoressa è intervenuta con Veruska D’Elia, coordinatrice della sala parto, alla conferenza stampa del “Germoglio di Bianca”, progetto grazie al quale sono stati donati letti e ecografi all’avanguardia per rendere ancora confortevole e sicuro il parto.

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Fogliani ha sottolineato l’importanza dell’arrivo del primario Stevenazzi che ha portato a Legnano tutta la sua esperienza universitaria, dando al reparto una forte spinta innovativa, e ha poi ricordato il periodo del Covid che ha fortemente segnato il modo di lavorare e soprattutto di relazionarsi con le persone.

La responsabile della sala parto ha ripercorso quei lunghissimi mesi con commozione: «Da un giorno all’altro siamo diventati Hub Covid per le donne partorienti – racconta Fogliani – Ricordo ancora quei momenti drammatici; era un venerdì, abbiamo improvvisato un reparto con pareti in carton gesso e due porte, e due pronto soccorso. Abbiamo ospitato più di 300 pazienti gravide con il virus: un lavoro titanico, una responsabilità enorme che ci ha messo alla prova e ci ha reso consapevoli delle nostre possibilità: da lì è stato un crescendo».

Non potendo ricevere visite, le pazienti si sono affidate completamente al personale dell’ospedale: «Le abbiamo viste piangere – ricorda la responsabile – , sono nati legami forti e i ringraziamenti ricevuti sono stati tanti. Diverse mamme ci hanno ringraziato per non avere fatto vivere il Covid come un’emergenza, abbiamo ricevuto lettere, torte, e tanti attestati di riconoscenza che ancora oggi ci rendono orgogliosi. Anche tra le mamme e i figli si era creata una empatia straordinaria. Da quell’esperienza abbiamo imparato tanto e credo che abbia fatto crescere l’intera squadra che non smetterò mai di ringraziare»

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