Il monumento al Vajont inaugurato a Legnano: “Una storia che arriva da lontano”
Una iniziativa sostenuta da diverse amministrazioni comunali, promossa dal vulcanico imprenditore alberghiero Giuseppe Calini
La tragedia del Vajont racchiusa in un monumento inaugurato oggi, sabato 11 maggio, in piazza Vittorio Veneto, a Legnano. Una iniziativa promossa dal vulcanico imprenditore alberghiero Giuseppe Calini aiutato in una raccolta fondi da diversi cittadini, sostenuta da diverse amministrazioni comunali succedutesi a Palazzo Malinverni, realizzata materialmente dalla ditta Seguino, con l’intervento anche di Francesco Kolnikaj.
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«Questa – ha spiegato Calini – e’ una storia che arriva da lontano. In una visita di oltre dieci anni fa, a Longarone, ho conosciuto meglio la tragedia, ho conosciuto alcuni sopravvissuti. Ho conosciuto soprattutto una vicenda mai raccontata nella sua verità assoluta, ho sentito direttamente dai superstiti il dolore, le ingiustizie le umiliazioni che hanno dovuto subire. Noi legnanesi siamo gente aperta verso tutti e noi saremo sempre dalla loro parte. La nostra città sarà la loro città. Questo monumento ne è la testimonianza».
Il racconto del percorso per arrivare alla cerimonia odierna è stato poi narrato dai due sindaci che hanno operato sul progetto, Lorenzo Radice e Alberto Centinaio (ma Calini ha voluto ringraziare anche Gianbattista Fratus).
«L’umanità e la determinazione di Calini – così Radice – hanno facilitato il progetto e fa piacere inaugurare questo monumento dell’anno del Centenario di Legnano città, una città solidale e aperta verso tutti. Il luogo non è stato scelto a caso, ma accanto alla scuola Carducci. Trasformata in ospedale nella prima Guerra Mondiale, la scuola rappresenta un simbolo di sofferenza e di vita, come è stata la tragedia del Vajont».
Da Centinaio una lettura anche ecologica, quando ha ricordato che «il monumento deve rappresentare una vera attenzione verso la natura. Il vicenda del Vajont ha dimostrato invece un totale disinteresse e noi dobbiamo farne memoria».
Diverse le voci, poi, di sopravvissuti arrivati da diverse località, non solo dalla valle bellunese. Da loro racconti di una solidarietà generale ma anche una domanda: «Il Vajont ha insegnato qualcosa?». Unanime, la risposta negativa.
Infine, dal gruppo degli ospiti un invito a Calini: «Nelle nostre terre non esiste alcun monumento dedicato alla tragedia, puoi pensarci tu?». Ecco già pronta la nuova missione umanitaria dell’estroso imprenditore legnanese. Ce la farà? Ce la farà, ce la farà!
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