Il “Gruppo della Trasgressione” alle Melzi di Legnano: “Il male va sempre denunciato”
Angelo Aparo referente del "Gruppo della Trasgressione" ha parlato ai cinquanta studenti delle medie dell'Istituto Melzi di Legnano. Con lui anche Marisa Fiorani madre di Marcella Di Levrano, il detenuto Marcos e Antonio ex carcerato
«L’essere umano non può trovare alleanze nel male, perchè porterà sempre ad un esito negativo. Il male va denunciato». Così lo psicologo Angelo Aparo referente del “Gruppo della Trasgressione” ha parlato ai cinquanta studenti delle medie dell’Istituto Melzi di Legnano. Una giovane platea attenta e silenziosa che oggi, martedì 7 maggio, ha ascoltato anche l’intensa testimonianza di Marisa Fiorani madre di Marcella Di Levrano, assassinata nel 1990 per aver reso una testimonianza chiave per il Maxiprocesso di Lecce. Oltre che la storia del detenuto Marcos e di Antonio ex carcerato che ha lasciato la vita da malvivente ed «iniziato a star bene con me stesso e di conseguenza con chi mi sta accanto. Perchè quando si percorrono certe strade si fa male prima di tutto a se stessi e nel contempo a chi vogliamo bene. Mi rendo conto solo oggi che io mi sono privato da solo della possibilità di poter vivere un’adolescenza felice come la vostra».
Questo evento fa parte di un articolato percorso di educazione civica che ha già visto due incontri con il maggiore Laghezza alla guida della Compagnia Carabinieri di Legnano. Un progetto di educazione civica, realizzato in collaborazione con l’associazione Libera contro le Mafie. «È stato un percorso ricco ed intenso. Questo ciclo d’incontri sta per C’è chi potrebbe pensare che questo genere d’incontri siano troppo complessi per studenti così giovani – afferma il prof Flavio Merlo dirigente scolastico dell’Istituto Melzi -. Ma non è così, la prevenzione passa anche da questi momenti di riflessione. Nessun ragazzo è immune ed in questi incontri si possono affrontare temi importanti».
La speciale lezione
L’importanza del riconoscimento, la rabbia, l’abuso nel soffocare la propria identità, il senso di inadeguatezza, onnipotenza e rivalsa. Sono solo alcuni degli stati d’animo spiegati durante la speciale lezione iniziata alle 10. Sentimenti controversi provati da chi si avvicina al mondo dell’illegalità. Persone con fragilità profonde che trovano forza nel gruppo e nel compiere azioni violente. Ed è facile perdere la strada «Quando ero piccolo ero bullizzato – ha raccontato Antonio -. Sono stato spinto giù dalle scale. Ciò che mi ha fatto più male sono state le risate di tutti i compagni presenti. Le sento ancora oggi. Ridere del male altrui fa più male di un pugno. Così da allora sono diventato io il bullo, poi in un attimo mi sono trovato sulla strada della malavita. Grazie ad un complice che ha spifferato tutto alle Forze dell’Ordine sono stato obbligato a fermarmi: 16 anni di pena. È stata la mia salvezza. Usate la vostra testa non dovete esser schiavi della rabbia».
Antonio ha passato una buona parte della sua vita a commettere reati, ed ora si è riscattato. Mentre Marisa la madre di una giovane che dopo esser caduta nella tossicodipendenza ha avuto il coraggio di denunciare il male. Un scelta che ha pagato con la vita, ma la sua storia continua ad essere d’esempio. Marcella, fu uccisa all’età di 26 anni dalla Sacra corona unita. Fu massacrata a colpi di pietra, in un bosco. «Un’esecuzione in piena regola – afferma la madre – perchè fu ritenuta un’infame, aveva parlato… li aveva denunciati». Soltanto nel 2022 la giovane vittima è stata dichiarata vittima innocente della mafia. «Ricordo ancora che quando andai a denunciare la sua scomparsa, non mi presero sul serio. Mi dissero: ‘I drogati fanno così, poi tornano’. Sui giornali scrissero che si trattava di una prostituta, ma io sapevo che non era vero, Non mi costituii parte civile nel procedimento penale, non avevo più fiducia nella giustizia. Oggi posso dire che mi sbagliai non tutti sono corrotti. Mi sono rivolta all’associazione Libera, che mi ha sostenuta in questa lotta. Dopo 30 anni ho scoperto la verità. Ho 84 anni, ma oggi so che Marcella, dopo esser diventata madre, decise di cambiare strada e raccontare tutto alle istituzioni. Fece uno “sgarbo” alla malavita salentina. La sua scelta era giusta: bisogna sempre denunciare il male».
Il Gruppo della Trasgressione
Questa realtà, in 16 anni di storia, è stata capace di includere detenuti, studenti universitari, cittadini comuni ed anche vittime della criminalità organizzata. L’obiettivo principale del gruppo, composto da un’associazione e da una cooperativa e fondato dal dottor Angelo Aparo, è individuare e spiegare le motivazioni che spingono i giovani ad assumere comportamenti aggressivi e violenti. Comportamenti che poi portano sulla strada dell’illegalità. In quest’ottica il gruppo lavora all’interno del carcere di Bollate e attraverso molteplici attività cerca momenti critici e di confronto tra i detenuti e il mondo degli adolescenti Attraverso incontri specifici all’interno degli istituti scolastici si crea, quindi, un percorso di prevenzione per i giovani e allo stesso tempo di rieducazione per i condannati.
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