Pace ed Europa al centro delle celebrazioni per il 25 aprile: “Legnano è stata, è e sarà sempre antifascista”
Dal sindaco un monito per non dimenticare che «l’Europa é oggi la nostra miglior garanzia per avere più pace, più prosperità e più libertà»
Pace ed Europa al centro delle celebrazioni per il 25 aprile a Legnano, che si è ritrovata in piazza per festeggiare il 79° anniversario della Liberazione poche ore l’attacco alla sede cittadina dell’ANPI, oltraggiata nella notte con uno striscione che fa il verso alle gesta del ragionier Ugo Fantozzi di Paolo Villaggio (“La Resistenza è una c….a pazzesca”) e con un sacco di letame depositato proprio davanti alle vetrine di via Ciro Menotti.
Il sindaco: “Legnano è stata, è e sarà sempre antifascista”
Dal palco di piazza San Magno il sindaco di Legnano Lorenzo Radice ha scandito a chiare lettere che «Legnano non
ha paura a dire che è stata, è e sarà sempre antifascista» e ha ribadito la necessità di «gettare un seme per il futuro», un futuro «come lo immaginava chi ha detto no alla disumanità e all’ingiustizia su cui si reggevano le dittature nazifasciste e che per rovesciarle ha messo a repentaglio la propria vita, decidendo di dire “basta!” all’indifferenza».
«Pace e guerra non sono concetti astratti e lontani, ma riguardano tutti e richiamano ognuno alla propria responsabilità – ha sottolineato il primo cittadino, ricordando il conflitto armato in Ucraina e gli appelli di Papa Francesco -. Tutti, nessuno escluso. Dobbiamo ricordarci, che chi lottò nella Resistenza non combatté soltanto dei nemici, ma contro la logica stessa della guerra, della violenza e della sopraffazione su cui si reggevano i regimi totalitari. Chi combatté la dittatura nazifascista prese le armi con un’idea precisa: mai più guerre nel mondo. Quella dei partigiani e delle forze alleate fu, appunto, una guerra di Liberazione, una guerra che guardava alla pace e a un mondo retto sulla pace, sulla libertà, sull’uguaglianza».
E la pace passa per l’Europa, quell’Europa «che si può e si deve migliorare, ma che di fronte alla pandemia ha saputo mettere da parte le divisioni per fare debito comune e dare un futuro ai propri giovani con il Next generation EU». «La si pensi come si vuole, ma è ormai chiaro che se vogliamo un’Italia più forte ci serve un’Europa più forte – ha ribadito Radice, soffermandosi sulle catene ai piedi di Ilaria Salis in Tribunale a Budapest e sul monologo mai andato in onda di Antonio Scurati -. Perché è in Europa che si prendono le decisioni che contano e in Europa bisogna esserci con piena convinzione. La convinzione che oggi le grandi questioni – la Pace, la finanza, la difesa, l’ambiente, l’intelligenza artificiale – si possano affrontare soltanto su una scala continentale, quindi all’interno di un’istituzione che unisca nazioni diverse in un grande progetto comune. Da soli non si va più da nessuna parte. Da soli si affonda. Il sogno autarchico di chi ancora oggi vagheggia un sovranismo impossibile è niente di più che una mera illusione e un patetico imbroglio. Un incubo: come ha scoperto amaramente il Regno Unito dopo la Brexit. L’Europa é oggi è la nostra miglior garanzia per avere più pace, più prosperità e più libertà».
QUI IL DISCORSO INTEGRALE DEL SINDACO LORENZO RADICE
Associarma: “Le guerre portano solo miseria, disperazione, fame e morte”
Un monito contro la guerra è arrivato anche da Associarma per voce del presidente Antonio Cortese. «In Italia il 25 aprile è la data che esalta l’esperienza di un popolo che è stato capace di riscattarsi, lasciandosi alle spalle macerie materiali e morali, ereditate da un regime autoritario che oppresse libertà di pensiero e di parola – sono state le parole di Cortese -. Possiamo quindi dire che oggi la Nazione beneficia di quei valori di pace e coesione necessari per comprendere che i conflitti e le guerre non generano nulla di buono e non sono fonte di progresso: anzi, sono solo foriere di miseria, disperazione, fame e morte, proprio perché sono lo specchio delle follie e dell’incessante sete di potere».
«In questo momento è al futuro dell’Italia che dobbiamo guardare, nella fedeltà dei valori della nostra Costituzione, che hanno permesso alla nostra società nel dopo guerra di crescere e raggiungere traguardi sociali allora non immaginabili, conquistati con la lotta di resistenza al nazifascismo, con migliaia di persone combattenti per la libertà incarcerate, torturate, impiccate e fucilate, con tantissime stragi di civili – ha aggiunto Cortese -. Per questo morirono, per questo vivono. La conclusione della seconda guerra mondiale in Italia – al di là dei contrasti che la precedettero e, in parte, la seguirono – ha portato al ritorno della democrazia, alla libertà ed al rispetto della persona umana, secondo i princìpi indicati della nostra bella Costituzione. Questi princìpi ci consentono oggi di vivere in un contesto di civiltà che ci rende orgogliosi e preparati a difenderci, nel quadro di alleanze internazionali, a fronte di minacce che potrebbero incombere anche sui nostri confini».
QUI IL DISCORSO INTEGRALE DEL PRESIDENTE ASSOCIARMA ANTONIO CORTESE
ANPI: “Oggi la scelta più forte che si possa fare è la democrazia”
Il valore della pace negli anni dell’escalation dei conflitti armati è stato al centro anche dell’intervento di Mario Principe, segretario generale della CGIL Ticino Olona e componente del direttivo della sezione ANPI “Mauro Venegoni” di Legnano. «La fine della guerra è uno straordinario momento liberatorio, perché nonostante le difficoltà che verranno si è consapevoli che il peggio probabilmente è alle spalle – è il pensiero portato in piazza da Principe -. Proprio per questo fa ancora più male assistere impotenti al continuo dispiegarsi di tante guerre nel mondo: in particolare in questo periodo penso a Gaza e Israele e al conflitto in Ucraina, in un momento dove la guerra è tornata ad essere lo strumento normale di regolazione dei rapporti tra gli Stati, che sono nel pieno di una ridefinizione complessiva degli equilibri che non sta avvenendo con le regole della democrazia, del confronto e della mediazione ma con l’uso delle armi e della violenza, mentre oggi la scelta più forte che si possa praticare è la democrazia».
«Da ciò l’urgenza di un rafforzamento dell’unità di tutte le forze di pace del nostro Paese e del dialogo tra tutte le forze antifasciste per abbassare la tensione e ricercare la via del negoziato, a cominciare dalle più grandi forze democratiche presenti in Parlamento – ha aggiunto Principe -. Un 25 aprile dunque di memoria della Liberazione e di impegno per la pace: non solo una celebrazione, un giorno di festa, ma uno stimolo verso tutti per il ritorno della politica come capacità di composizione dei conflitti. Non siamo mai stati equidistanti: siamo dalla parte degli aggrediti contro gli aggressori, allora come oggi».
«Il 25 aprile del 2024 è per la pace, la festa della Liberazione nell’attuale contesto storico che stiamo vivendo assume una particoalare connotazione che si tinge dei colori dell’arcobaleno – ha concluso Principe -. Questo perché il 25 aprile è la giornata simbolo dei valori della Repubblica democratica, della libertà, della democrazia, dell’antifascismo, del lavoro e quindi anche della pace, valore tutti sanciti nella nostra carta costituzionale. L‘inestimabile valore che quei giovani ci consegnarono è proprio la pace, perché non imbracciarono le armi per la guerra: lo fecero perché su quei principi riaffermati si costruisse una civiltà nuova e più giusta. Il 25 aprile deposero quelle armi perché non è da vendetta armata, protervia o divisione violente che nasce una società pacificata. Per questo l’Italia ripudia la guerra: è scritto nella nostra Costituzione, ed è questo l’articolo quest’anno che vogliamo tenere bene a mente nelle nostre celebrazioni».
QUI IL DISCORSO INTEGRALE DEL SEGRETARIO DELLA CGIL TICINO OLONA MARIO PRINCIPE
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