Le dimissioni di massa in consiglio, le proteste in piazza, gli arresti: la primavera “nera” del 2019 a Legnano
Succede tutto in meno di cinque mesi: cinque mesi che scrivono una delle pagine più confuse e soprattutto più brutte della storia di Legnano
C’è una data impressa a fuoco nella storia recente di Legnano, una data tornata prepotentemente di attualità dopo l’assoluzione in appello dell’ex sindaco Gianbattista Fratus, del suo vice Maurizio Cozzi e dell’ex assessore alle Opere pubbliche Chiara Lazzarini, travolti ormai quasi cinque anni fa dall’inchiesta Piazza Pulita e poi imputati a vario titolo nel relativo processo per turbativa di gara.
È il 16 maggio 2019, un giovedì di una primavera già “calda” – ed è ancora poco – per Legnano. La città si sveglia con la notizia che sindaco, vicesindaco e assessore alle Opere pubbliche sono stati arrestati. Per il vicesindaco, che dal 1997 al 2007 era stato anche primo cittadino, si sono addirittura aperte le porte del carcere. La Procura di Busto Arsizio non ha dubbi: da Palazzo Malinverni sono state pilotate una serie di nomine in comune e nelle partecipate.
È una notizia che arriva come una doccia fredda in una città dove il clima politico è già avvelenato da mesi. Di data impressa a fuoco, infatti, nella storia recente di Legnano ce n’è anche un’altra. Bisogna tornare indietro di sette settimane, al 27 marzo 2019. Già da tempo i “mal di pancia” nella maggioranza di centrodestra che da un paio di anni è al timone di Legnano sono più di una voce. Tanto che la sera prima alla seduta di bilancio, insieme alle minoranze, anche due consiglieri in quota Lega non si sono presentati in consiglio comunale, facendo saltare il banco.
Quel mercoledì mattina arrivano le dimissioni in blocco delle opposizioni, insieme a quelle dei due “dissidenti” della sera prima. Qualche giorno prima, peraltro, già un altro consigliere di maggioranza si era dimesso: il consiglio comunale non ha più i numeri. Quelle che verranno saranno settimane convulse, con la giunta che proverà a giocare la carta della non contestualità delle dimissioni e chiederà l’intervento del difensore civico regionale. Ne seguirà l’invio di un commissario ad acta che si occuperà della prima surroga e restituirà il numero legale al consiglio comunale. Poi le altre surroghe, le proteste in piazza, i ricorsi al TAR per cancellare quel primo provvedimento che i dimissionari e il movimento nato intorno a loro, il Comitato Legalità, fin da subito hanno considerato illegittimo.
È in questo clima di baraonda istituzionale che arrivano gli arresti di sindaco, vicesindaco e assessore alle Opere pubbliche. Proprio quest’ultima nomina, peraltro, aveva fatto da detonatore alla crisi politica che avrebbe portato alle dimissioni di massa: ai tempi della nomina, infatti, era ancora in corso la causa civile – poi chiusa con una transazione – per ottenere un risarcimento da oltre 20 milioni di euro dalla gestione AMGA in carica nel 2012, allora retta proprio da Chiara Lazzarini, per un falso in bilancio contestato dalla Procura di Busto Arsizio per cui nel frattempo in sede penale era intervenuta la prescrizione.
Quel pomeriggio stesso a Legnano arriva il commissario prefettizio Cristiana Cirelli a sostituire sindaco e giunta, dopo aver ritirato le deleghe anche agli assessori non coinvolti dall’inchiesta. Solo un paio di mesi dopo il commissario prefettizio sarà chiamato a sostituire anche il consiglio comunale, dopo che il TAR deciderà di sospendere il parlamentino a fronte del ricorso contro quella prima surroga effettuata dal commissario ad acta. La sentenza che confermerà lo scioglimento arriverà solo a marzo dell’anno dopo. Intanto, però, il consiglio comunale è già stato sciolto: il provvedimento viene firmato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 30 luglio 2019, e qualche giorno dopo dalla Prefettura arriva la conferma della nomina del viceprefetto Cristiana Cirelli al timone di Palazzo Malinverni.
Succede tutto in meno di cinque mesi: cinque mesi che scrivono una delle pagine più confuse e soprattutto più brutte della storia di Legnano. Cinque mesi che sembrano destinati a tornare di pressante attualità dopo l’assoluzione dei giorni scorsi, con la prospettiva di incendiare ancora di più un clima politico già infuocato, quando alle prossime amministrative manca ancora (almeno) più di un anno e mezzo.
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