L’assoluzione, le lacrime, gli abbracci. Per Fratus, Cozzi e Lazzarini “è finito un incubo”
Con l'assoluzione per i tre ex amministratori è arrivato il momento che aspettavano dal 18 maggio di quattro anni fa, quando l'inchiesta "Piazza Pulita" si è abbattuta come uno tsunami su Palazzo Malinverni
Gli occhi lucidi, qualcuno scoppia in un pianto liberatorio. Dopo che la presidente della seconda sezione penale della Corte d’Appello di Milano pronuncia la fatidica parola, assoluzione, arrivano anche gli abbracci. Il “ribaltone” rispetto alla sentenza di primo grado era nell’aria fin dalle prime udienza del processo d’appello, quando già la Procura generale si era espressa per il “liberi tutti”, ma oggi per l’ex sindaco di Legnano Gianbattista Fratus, il suo vice Maurizio Cozzi e l’ex assessore alle Opere Pubbliche Chiara Lazzarini «è finito un incubo».
Lo racconta la tensione – e non poteva essere altrimenti – con cui i tre ex amministratori hanno aspettato la lettura del dispositivo della sentenza di appello. Lo raccontano le lacrime. Lo racconta soprattutto il senso di liberazione con cui Fratus, Cozzi e Lazzarini hanno commentato la pronuncia della Corte di Appello, una liberazione che tutti loro aspettavano dal 18 maggio di quattro anni fa, quando l’inchiesta “Piazza Pulita” si è abbattuta come uno tsunami su Palazzo Malinverni travolgendo, di fatto, tutta una città che poi sarebbe andata incontro a più di un anno di commissariamento.
Gianbattista Fratus: “Quello che ho fatto l’ho sempre fatto per il bene della città”
«Io ho perso una città, la mia carriera politica ormai è finita – sono state le prime parole pronunciate a caldo dall’ex sindaco Gianbattista Fratus subito dopo la pronuncia di assoluzione -. Però ho sempre avuto il conforto della mia famiglia, e anche il partito mi è stato vicino nel limite di quello che poteva fare, dandomi solidarietà e credendo nella mia innocenza. Le cose che ho fatto, le ho fatte pensando di fare il bene della città. Devo ringraziare anche le Forze dell’Ordine che durante i sette mesi ai domiciliari venivano quotidianamente a controllarmi, perché sono stati di una gentilezza incredibile e mi davano conforto: mi dicevo, se ci credono loro, perché non dovrebbe crederci qualcun altro? Sono contento anche per la mia famiglia, mi sono sentito colpevole nei confronti di tutti loro e anche nei confronti dei mie collaboratori, trascinati in questa avventura».
Piena soddisfazione anche dal collegio difensivo dell’ex sindaco, composto dagli avvocati Maira Cacucci – che della giunta travolta dall’inchiesta era peraltro assessore – e Alessandro Bernasconi. «Giustizia è fatta – ha sottolineato Cacucci a valle dell’udienza -: mi dispiace molto che sia intervenuta in Corte d’Appello perché secondo me questa assoluzione doveva intervenire fin dal primo grado, ma sono felicissima del fatto che si sia riconosciuta l’assoluta innocenza di tutti gli imputati da tutte le accuse e in particolare per Gianbattista Fratus. Il rammarico che mi è rimasto nel cuore è che a causa dell’applicazione delle misure cautelari, che secondo me poteva essere evitate, è caduto il governo cittadino in via prematura: avremmo potuto governare molto bene e mi dispiace anche per questo, ma sono contenta che oggi i cittadini sappiano qual è la verità».
Cozzi: “Ci hanno dipinto come mostri”
Parla di «storia di ordinaria arroganza» l’ex vicesindaco Maurizio Cozzi, che della Città del Carroccio è stato anche primo cittadino per due mandati. «Una cosa che non sta né in cielo né in terra, ci hanno rovinato la vita, questi cinque anni non ce li restituisce più nessuno – le sue parole -: io ho fatto anche 40 giorni di carcere. Anche il Presidente Mattarella all’inaugurazione della nuova scuola di magistratura ha detto che il magistrato non deve innamorarsi di una tesi e per sostenerla stravolgere il diritto: il diritto è come la matematica, invece qui purtroppo è successo di tutto».
Poi l’ex numero due di Palazzo Malinverni rincara la dose parlando di «conferenza stampa scandalosa» con riferimento a quella tenuta in Procura a Busto Arsizio dopo gli arresti. «Ci hanno dipinti come delinquenti, come mostri – sottolinea Cozzi -. La sofferenza del carcere non la sto a raccontare, non ci devo pensare. Prima che mi arrestassero l’unico illecito che avessi mai commesso era il divieto di sosta, ma qui non si è tenuto conto di niente. Non me lo spiego il motivo, so che mi è successa questa cosa che non riesco ancora adesso a spiegarmi».
I 40 giorni di carcere scontati da Maurizio Cozzi, peraltro, sono il dato di fatto che sottolinea anche il suo legale, l’avvocato Cesare Cicorella. «Purtroppo il dato che dobbiamo annotare è che ci sono persone come l’avvocato che io difendo che si è fatto anche il carcere per questa vicenda – ribadisce Cicorella – e questo ti segna, ti rimane nella pelle e nel cuore».
Chiara Lazzarini: “È finito un incubo”
«È finito un incubo – è stato il primo commento dell’ex assessore Chiara Lazzarini, con la voce ancora rotta -, un incubo durato quattro anni per non avere fatto nulla. Ho subito cose difficili da spiegare, cose che credo nemmeno il peggior delinquente abbia subito sotto tanti punti di vista, soprattutto morali e di giustizia. Sono un’avvocato, ho sempre creduto nella giustizia e oggi giustizia è stata fatta».
E mentre la sua assistita non trattiene la commozione, l’avvocato Enrico De Castiglione, che insieme ad Alessandra Zanchi in questi anni ha difeso Lazzarini, parla di «sentenza attesa». «Una sentenza attesa, che mi aspettavo, perché le carte parlavano in questo senso e hanno portato a questo risultato. Già la Procura Generale aveva chiesto l’assoluzione, quindi nessuno stupore rispetto a questa sentenza: lo stupore c’è stato a suo tempo quando c’è stata la sentenza di condanna».
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