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Bersani a Legnano: “La Franco Tosi è una cattedrale del lavoro”

Pierluigi Bersani, deputato e presidente dell’istituto storico della resistenza e dell’età contemporanea di Piacenza, è intervenuto alla commemorazione della deportazione degli operai della Franco Tosi nella mattinata di venerdì 19 gennaio

A Legnano l’80esima commemorazione dei deportati Tosi

Pierluigi Bersani, deputato e presidente dell’istituto storico della resistenza e dell’età contemporanea di Piacenza, è intervenuto alla commemorazione della deportazione degli operai della Franco Tosi nella mattinata di venerdì 19 gennaio.

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«Vi ringrazio di avermi invitato in questa cattedrale del lavoro – ha detto l’onorevole Bersani -. In un posto così non si possono fare esercizi di retorica. In un posto così si può solo andare al dunque, per rendere omaggio ai martiri della Tosi seguendo le parole di Levi dobbiamo ricordarli mettendoci conoscenza,  riflessione e impegno».

Bersani ha parlato sul ruolo dei lavoratori nel periodo della Seconda Guerra: «Solo qui in Italia i lavoratori hanno avuto un ruolo centrale nella resistenza nazifascista. E sono sempre i lavoratori – ricorda l’onorevole -, i protagonisti nel radicamento dei valori costituzionali negli anni successivi alla Liberazione».

Ripercorrendo velocemente quel periodo Bersani ha ricordato che il tentativo del nazifascismo era quello di «preservare le produzioni di guerra isolando i facinorosi ossia le élite di fabbrica. Ma questo tentativo fallisce perché i lavoratori si stavano affermando come attori della democrazia rafforzando le formazioni sindacali e politiche. Va quindi rivalutato il ruolo del lavoratore nella storia. Non era scontato che la costituzione fondata sul lavoro prendesse piede dopo la liberazione, c’erano ancora tutte le vecchie presenze del ventennio, questa volta dietro la mafia e la repressione dello stato. Ci furono braccianti e operai morti nelle prime mobilitazioni per far vivere la Costituzione. Dal ’44 al ’60 ci sono stati 28 sindacalisti uccisi di cui 11 segretari della Camera del Lavoro. Il 1960 è il tornante decisivo, perché l’operazione Tambroni è stato lo sdoganamento dei fascisti.  Tutto questo sarebbe arrivato senza la lotta operaia? No. Tutte le mobilitazioni fatte dai lavoratori furono fatte in nome della Costituzione. Senza un lavoro in piedi è molto difficile avere una democrazia garantita».

Rivolgendosi ai ragazzi Bersani ha affermato: «È consolatorio dire mai più, in altre forme ancora accade oggi. La violenza e l’aggressività, la volontà di potenza e dominio, e di prevaricazione è purtroppo inestinguibile nelle società e forse anche nel cuore degli uomini. Il compito della politica e di tutte le agenzie educative, la famiglia, la scuola, l’arte, la comunicazione è quello di tenere a bada questa bestia tutti i giorni. Rendere l’uomo più umano, più capace di vivere in pace con gli altri che sono diversi. Questo è il compito che dobbiamo immaginare come un compito di tutti i giorni. Ricordiamoci che i fatti nascono sempre dalle idee».

Ma quali sono le idee che hanno generato quei fatti che hanno portato agli orrori del nazifascismo? «La prima idea è il mito della forza e della violenza, la fascinazione. Allora era diventata normale la violenza, la battaglia politica sino a voler la guerra. Corteggiata è voluta. La guerra è intima allo sdoganamento della forza. La seconda idea è la disuguaglianza tra esseri umani, idea che qualcuno vale di più di un altro, oggi si dice più normale di un altro. Terza idea è una idea mistica di Stato con un capo che non ha nulla a che fare con il popolo e taglia i confini con i poteri: giudiziario, esecutivo. Tende ad unificarlo. Queste idee hanno generato gli orrori e possono dare ferite serie alla democrazia. In questo senso la nostra Costituzione è antifascista: in tutti gli articoli si ripudiano queste tre idee. La Costituzione non è dietro di noi, dobbiamo ancora realizzarla e difenderla perché è davanti a noi. Difendere non vuol dire solo reagire ai rigurgiti fascistoidi: stamattina imparo che alzare il braccio a volte è un reato, altre volte no, speriamo non facciano la marcia su Roma dicendo che è una commemorazione. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Se pensiamo di difendere la Costituzione scindendola dai valori sociali ci sbagliamo. Difenderla vuol dire guardare dentro al corpo della società. Noi dobbiamo ridare soggettività al lavoro. Oggi anche le tecnologie tendono a separarlo e frantumarlo, va ridata unità anche con una legislazione. Dobbiamo riprendere questo tema che vuol dire capacità di gestire una fase per consolidare i punti salariali, diritti e qualità del lavoro. Un punto dell’unità del lavoro. Se queste persone morte per la Resistenza sono morte per qualcosa lo dobbiamo decidere ancora noi tutti i santi giorni».

Redazione
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Pubblicato il 19 Gennaio 2024
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