A processo per corruzione, usura e abuso di ufficio: “Cocciolo colpito politicamente, è innocente”
«Si è voluto colpire Alfonso Cocciolo politicamente», ha sottolineato la difesa durante l'arringa chiedendo l'assoluzione per l'ex consigliere comunale di Legnano
«Si è voluto colpire Alfonso Cocciolo politicamente». Lo aveva preannunciato fin dalle prime battute del processo per usura, abuso d’ufficio e corruzione a carico del docente dell’ITET Maggiolini ed ex consigliere comunale di Legnano, e durante l’udienza di venerdì 12 gennaio lo ha fatto: l’avvocato Roberto Grittini, legale di Cocciolo, ha portato in aula una «chiave di lettura» dei fatti contestati al suo assistito completamente diversa dall’impianto accusatorio e ha chiesto l’assoluzione per l’imputato.
È una difesa a tutto tondo, quella portata in aula dal legale dell’imputato, che ha parlato di «atteggiamento agguerrito da parte della pubblica accusa» e di «confusione» nella ricostruzione dei fatti tratteggiata dal pubblico ministero Ciro Caramore durante la sua requisitoria. Difesa che in primis ha respinto al mittente le accuse di vicinanza agli ambienti mafiosi mosse a carico di Alfonso Cocciolo: «licenze poetiche», come le ha definite la difesa, che «colpiscono, feriscono e offendono» l’imputato che «non è un delinquente, non lo è mai stato e non lo è ancora oggi», «è incensurato e non ha nessun tipo di collegamento con la mafia».
Poi le indagini. Indagini «fatte male» secondo la difesa visto che si è andati avanti di contestazione in contestazione mentre i testimoni sfilavano uno dopo l’altro in aula. Ma soprattutto indagini che secondo il legale di Alfonso Cocciolo sarebbero state condizionate dalle forti pressioni esercitate dalla Guardia di Finanza, con le dichiarazioni del luogotenente Francesco Focone, all’epoca delle indagini al comando del Nucleo mobile del Gruppo di Legnano della Guardia di Finanza, che sono state definite «imbarazzanti» dal legale dell’imputato: «Dal regista di quel film non emerge nulla – ha sottolineato Grittini -: solo non so, non mi ricordo e le sue impressioni».
A provare la chiave politica delle accuse mosse a Cocciolo, peraltro, per la difesa ci sarebbe il «contesto in cui nasce e cresce l’indagine», ovvero le elezioni comunali di Legnano. In quelle fasi, ha sottolineato l’avvocato Grittini, ancora prima che Cocciolo sapesse di essere indagato, già si raccontava in giro che Cocciolo «avrebbe passato un brutto periodo dal punto di vista giudiziario». «Il bersaglio che si voleva colpire è il Cocciolo politicamente considerato – ha sottolineato il legale -: attorno a questo si è tentato di strumentalizzare ogni singola parola e ogni singolo gesto del Cocciolo dando chiavi di lettura insensate a determinate intercettazioni telefoniche».
La difesa dell’ex consigliere comunale legnanese ha inoltre provato a smontare uno ad uno i capi di imputazione di cui Cocciolo è chiamato a rispondere. A partire dall’usura, prendendo letteralmente a picconate la credibilità delle dichiarazioni rese dai presunti usurati, definendo persino uno di loro «mentitore seriale» e «insolvente fraudolento con un pedigree degno del miglior truffatore». Ma la difesa ne ha avuto anche per gli appalti truccati al Maggiolini: «Non vi sono elementi che possano portare a pensare ad una serie di violazioni a carico di Cocciolo – le parole del legale, che ha anche ventilato l’ipotesi della prescrizione per alcuni dei fatti contestati -, che eventualmente suggerisce ma non ha una forza propulsiva per dare l’incarico, né nulla che possa ricondurre a Cocciolo una purché minima appropriazione di soldi che possa derivare dalla concessione degli appalti».
L’ultima parola spetterà ora al Tribunale di Busto Arsizio: il collegio presieduto dal giudice Rossella Ferrazzi metterà un primo punto alla vicenda giovedì 1 febbraio, con la lettura del dispositivo della sentenza.
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