“Fabbriche e Memoria”, un legame forte tra la Bergamasca e Legnano
Dall’Olona all’Adda, l’industria tessile modifica il paesaggio. Le riflessioni del presidente dell'associazione TTSLL (Testimonianze Tecnico Storiche del Lavoro nel Legnanese)
Nell’ambito delle manifestazioni culturali “Siamo Capitale della Cultura –Bergamo Brescia”, il Comune di Martinengo (BG) ha allestito una Mostra intitolata “FABBRICHE E MEMORIA”. E’ una mostra che ripercorre i segni lasciati da sei famiglie di industriali del cotone, Ponti, Cantoni, De Angeli Frua, Crespi, Dell’Acqua e Bernocchi che, tra Ottocento e Novecento, con i loro impianti industriali, case per i lavoratori, convitti, scuole e ospedali, hanno contribuito al cambiamento della storia economica e sociale lombarda. Cuore della trasformazione è stata la Valle Olona, ma il fenomeno si è poi allargato a territori limitrofi per giungere fino alle sponde dell’Adda e oltre.
La mostra è stata allestita nel “Filandone”; una vecchia filanda della seconda metà dell’ottocento, per decenni abbandonata. Da pochi anni questo edificio, patrimonio di archeologia industriale, è stata ristrutturato e ospita al suo interno la Biblioteca, la Sala Consigliare, spazi espositivi e l’Archivio storico del Comune di Martinengo.
L’associazione TTSLL (Testimonianze Tecnico Storiche del Lavoro nel Legnanese) ha portato in esposizione alcuni reperti storici inerenti le lavorazioni dei tessuti. Il tema affrontato coinvolge la storia della città di Legnano che presenta molte analogie sia per quanto riguarda gli edifici di archeologia industriale, sia per tutta la parte che riguarda gli aspetti legati alla fatica delle lavoratrici nelle filande e negli opifici tessili.
«Come presidente dell’associazione TTSLL sono rimasto stupito nell’osservare immagini e didascalie dettagliate che riguardavano i pionieri delle nostre industrie tessili e ciò che rimane delle nostre fabbriche dismesse come la Cantoni, la Bernocchi e la Manifattura di Legnano. In questo caso la frase “dovunque è Legnano”, presente nel nostro inno nazionale, ha assunto un significato più diretto e tangibile – spiega Giovanni Cattaneo, presidente TTSLL -. Purtroppo una parte consistente del nostro patrimonio di archeologia industriale è andato perduto, ma gli ideatori della mostra hanno ritenuto utile riportare l’attenzione sul tema proprio per non sprecare le ultime occasioni e non dissipare ciò che rimane dei nostri significativi “depositi della memoria”. Ci poniamo quindi una domanda: perché conservare e soprattutto che cosa e come conservare? Sono domande che ci devono fare riflettere per ricreare un dibattito sereno e costruttivo su questi valori».
«La TTSLL crede che un’esperienze di riuso di un’area dismesse come quella del Filandone di Martinengo possano insegnarci qualcosa di molto importante per la valorizzazione della nostra memoria storica», conclude Cattaneo.
La mostra è stata ideata e curata dalle prof.sse Renata Castelli, Antonella Checchi, Graziella Clementi e Luisa Pagani. Dopo l’inaugurazione avvenuta sabato 16 dicembre scorso, la mostra sarà vistabile il 11-12 gennaio 2024 e il 18-21 gennaio 2024 dalle ore 10,30 alle 12,30 3 dalle 15.00 alle 18.00
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