Casa Artemisia della Rete Antiviolenza di Legnano, accolte 13 donne e sei minori
Si tratta della casa di secondo livello del centro Antiviolenza di Legnano, aperta nel maggio 2022
In un anno e mezzo la casa di secondo livello del centro Antiviolenza di Legnano, aperta nel maggio 2022, ha accolto 13 donne e sei minori vittime di violenza in famiglia. Un numero importante per questa realtà gestita dai Padri Somaschi in sinergia Filo Rosa Auser e tutte le realtà della Rete.
Ad entrare nel dettaglio, durante la presentazione degli eventi organizzati in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è stata Costanza Bargellini che fa parte dell’equipe dell’Alto Milanese prettamente al femminile. Di queste otto sono uscite ed attualmente ci sono tre donne e due minori.
Casa Artemisia
La struttura confiscata alla mafia è in gestione ai Padri Somaschi sino al 2026 (con una convenzione rinnovabile), si chiama Artemisia. È un edificio riservato con quattro camere da letto, una cucina, un salotto e altri spazi condivisi. Un luogo semplice, accogliente e sicuro da dove si può ripartire per una nuova vita. Questo spazio infatti è dedicata alle donne che stanno seguendo un percorso verso l’autonomia. Ma visto che in questo momento le case rifugio del territorio sono full, durante l’anno, è capitato anche di dover ospitare vittime in cerca di un luogo sicuro dove nascondersi.
Ad aver varcato la casa Artemisia anche giovanissime tra i 18 e 25 anni, ma anche donne tra i 36 e i 45 anni e 60enni. La maggior parte di loro sono italiane (39%), altre provengono dall’Europa dell’Est (31%) altre ancora dall’asia o dall’africa. La loro permanenza è breve: varia da un mese a 12 mesi circa. Molte arrivano dalla Rete Antiviolenza di Rho e risiedevano nella provincia di Milano.
Tanto si è fatto, ma tanto ancora dev’esser realizzato per aiutare le vittime nel loro lungo percorso di ritorno alla normalità. Tra le lacune che la Rete Antiviolenza Alto Milanese rileva, c’è quella della mancanza di case rifugio «specificamente progettate per l’accoglienza di donne con dipendenze o con fragilità psichiatriche importanti le quali – spiega Bargellini – necessitano di spazi adeguatamente pensati e personale professionale, anche sanitario, specifico».
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