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“Salviamo la Manifattura di Legnano”, parte con 600 firme la campagna per salvaguardare il complesso monumentale

Franco Brumana e C. convinti di superare quota mille, ma basteranno per convincere l'amministrazione comunale a modificare il progetto inserito nel nuovo PGT?

manifattura legnano

Una lotta contro i mulini a vento. Appare così la nuova battaglia socio-politica intrapresa da un coriaceo avvocato e consigliere d’opposizione Franco Brumana. Dopo quella contro l’inceneritore di Borsano (persa), quella a favore dei solarium al parco ex Ila (vinta), quelle per un fiume Olona pulito (qualcuna vinta e qualcun’altra persa), oggi ecco il suo impegno nel salvataggio e nella salvaguardia della ex Manifattura di Legnano, “complesso monumentale” in pericolo perché, prima la Soprintedenza, che non ha posto vincoli diretti, e poi l’amministrazione comunale, attraverso il nuovo PGT, hanno dato il via libera al possibile abbattimento di alcuni edifici dal valore storico, artistico e sociale di assoluto spessore.

L’azione intrapresa da Brumana, affiancato da altri legnanesi amanti della loro città e della sua storia, come Alessandra Oldani, Titti Dell’Acqua e l’arch. Claudia Colombo, ma anche i fratelli Bonzi, Filippo e Pietro, non appare tale da poter sortire effetti così positivi per il mantenimento di luoghi come la chiesetta, il convitto, l’asilo dell’ex Manifattura. Il progetto inserito nel PGT è sicuramente frutto di un accordo Comune-proprietà Officine Mak, avallato appunto dall’ottusità di una Sovraintendenza che a Legnano ha già combinato più di un guaio ai suoi monumenti, castello visconteo anzitutto.

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La raccolta di 612 firme per fermare il progetto nella nuova area del centro città farà il solletico a Palazzo Malinverni, così come avvenne per le 4mila  raccolte ai tempi per bloccare la biblioteca voluta da Fratus e C. al parco Falcone Borsellino. Progetto fermato per altre vicende giudiziarie, non certo per l’effetto di quella iniziativa.

Ma Brumana e soci fanno bene a continuare e a perseverare. Ogni battaglia di questo genere è giusto combatterla fino in fondo. E poi chissà…, anche perché, Brumana risponde così alle contestazioni nell’affollato incontro al Bar dei Capitani, “non è il numero delle firme che conta e che potrebbe salire oltre quota mille, ma la loro motivazione. Concetti piaciuti a tanti che hanno sottoscritto in maniera autonoma, senza sollecitazioni, senza chiamate personali, senza banchetti. E tra loro personaggi le cui famiglie ha fatto davvero la storia di Legnano, come un discendente Pensotti che ci ha scritto da Houston”.

Le idee per la nuova Manifattura senza il presunto grattacielo e senza la piazza ricavata con l’abbattimento del convitto, della chiesa e dell’asilo, sono sempre così dettagliate da Brumana: “Una facoltà universitaria o quantomeno un suo distaccamento, un’ ITS (Istituto Tecnico Superiore), ambienti museali, per esempio dedicati all’industria legnanese, alla bicicletta “Legnano” e alla omonima squadra ciclistica, spazi espositivi e fieristici, sedi per convegni, un piccolo mercato coperto con attività di ristorazione, una piazza coperta, botteghe e laboratori artistici e artigianali, con anche residenze per giovani artisti come si voleva fare al Castello di Legnano”.

Il sindaco Radice – Brumana ricordava così il comportamento del primo cittadino di Legnano, sempre principale obiettivo della sua critica, non la Soprintedenza e nemmeno la proprietà Officine Mak – ha disatteso le promesse della campagna elettorale. Allora aveva addirittura coniato il neologismo “ Manifutura ” e aveva qualificato questo complesso culturale come un esempio mirabile di archeologia industriale. Oggi, spazio a un grattacielo e abbattimento dell’area più identitaria della città”.

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Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 30 Ottobre 2023
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