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Frode fiscale, riciclaggio e lavoro nero: perquisizioni anche a Legnano e dintorni

L’articolata indagine condotta dai militari del Gruppo Sesto San Giovanni ha permesso di disvelare l’esistenza di un’insidiosa organizzazione dedita al riciclaggio di proventi illeciti, derivanti da un’articolata frode fiscale nel settore dei servizi alle imprese

guardia di finanza busto arsizio

I finanzieri del Comando Provinciale Milano, su delega della Procura della Repubblica di Monza, hanno dato esecuzione ad un decreto di perquisizione emesso nei confronti di numerose persone fisiche e società ubicate in Lombardia, Liguria, Puglia e Calabria.

Sei le persone coinvolte a vario titolo anche con ruoli importanti (fiancheggiatori e artefici della frode) a Legnano e dintorni, dove sono state perquisite case e uno studio di consulenza.

L’articolata indagine condotta dai militari del Gruppo Sesto San Giovanni ha permesso di disvelare l’esistenza di un’insidiosa organizzazione dedita al riciclaggio di proventi illeciti, derivanti da un’articolata frode fiscale nel settore dei servizi alle imprese. Nel sistema fraudolento sono allo stato coinvolte, a vario titolo, 9 persone fisiche e 18 società attraverso cui venivano illecitamente veicolati i flussi di denaro.

Le perquisizioni, eseguite da oltre 90 finanzieri appartenenti a diversi reparti del Comando Provinciale, hanno permesso di sequestrare rilevante documentazione contabile, extracontabile ed informatica. L’operazione di servizio è stata supportata da unità cinofile cash dog specializzate nella ricerca di banconote.

Gli accertamenti investigativi si sono concentrati su una società brianzola operante nel settore dell’imballaggio e confezionamento che si è rivelata vero e proprio epicentro di una fitta rete di numerosi altri soggetti economici, operanti in molteplici settori (logistica, trasporti, servizi di pulizia, sicurezza) i quali, basandosi sull’emissione di fatture false per 50 milioni di euro e mancato versamento di contributi previdenziali, riuscivano a fornire ai clienti finali mano d’opera a prezzi nettamente inferiori a quelli di mercato, effettuando di fatto una “somministrazione illecita di manodopera” basata su contratti di appalto “non genuini”.

Le investigazioni hanno permesso anche di rilevare come i proventi delle attività illecite venivano riciclati attraverso il trasferimento di somme su conti correnti intestati a soggetti compiacenti, che venivano poi prelevate in contanti e retrocesse agli artefici della frode.

Redazione
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Pubblicato il 04 Ottobre 2023
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