Perchè la ricorrenza del bombardamento a Legnanello nell’estate del 1943, con 30 vittime, è stata così dimenticata in città? La domanda era arrivata in redazione nei giorni scorsi da una lettrice la cui famiglia era rimasta tragicamente coinvolta nell’episodio della seconda guerra mondiale, con cinque morti: nonno Mauro Colombo, nonna Erminia Magni e tre zie Maria, Clelia e Carolina.

L’ultima volta in cui una amministrazione comunale ha celebrato ufficialmente l’anniversario è avvenuta nell’aprile 1995 (sindaco Marco Turri), con la collocazione di una targa marmorea sul muro esterno del Teatro Cantoni, oggi inserito nel complesso del B.Fit, in via Moscova angolo via Galvani.

«Una ricorrenza un po’ delicata, questa, strumentalizzata dai movimenti neofascisti per demonizzare gli angloamericani visti come alleati dei partigiani e soffiare sul fuoco della polemica riprendendo gli stessi argomenti che si leggevano sui giornali dell’epoca come propaganda fascista», ricorda la dr.ssa Renata Pasquetto, autrice del servizio con il quale ieri abbiamo ricordato la tragedia.

«Mia mamma, classe 1929, – la testimonianza di Renata Pasquetto – ricordava con orrore la testa di una bimba con trecce bionde finita sul tetto della casa vicina a quella sventrata; la sua migliore amica ha perso un braccio nello spezzonamento contemporaneo nei campi verso l’Olmina dove con altri stava scappando, come facevano sempre in caso di allarme non avendo rifugi in zona. A casa mia una crepa dovuta alla bomba ricompare anche stuccandola e non ho voluto più lottare contro di essa per nasconderla. Ogni famiglia del quartiere è stata toccata da quell’episodio e la crepa in casa mia mi ricorda ogni giorno non solo quella bomba ma l’assurdità e gli orrori di ogni guerra, di ogni tempo e di ogni luogo».