Violenza sessuale a Legnano, Auser Filo Rosa: «Quando una donna dice “No” è “No»
Loredana Serraglia, presidente di Filo Rosa Auser Ticino Olona del Centro Antiviolenza di Legnano, è intervenuta con forza sull'episodio di stupro: «La violenza sulle donne oggi è come una pandemia: inaccettabile»
«Quando una donna dice “No” è “No. Ci vuole rispetto». Così Loredana Serraglia, presidente di Filo Rosa Auser Ticino Olona del Centro Antiviolenza di Legnano, è intervenuta oggi, lunedì 4 luglio, in seguito all’episodio di violenza sessuale ai danni di una donna. Un obbrobrioso fatto accaduto la notte tra lunedì 3 e martedì 4 luglio a Legnano terminato con l’arresto del violentatore bloccato sul fatto dalla Polizia di Stato di Legnano. «La violenza sulle donne oggi è come una pandemia – afferma con rabbia Serraglia -. Siamo nel 2023, ma cos’è cambiato se ancora oggi per una donna uscire da sola di sera è pericoloso? Inaccettabile».
Per Serraglia è una questione di cultura ed educazione che va al di là della nazionalità: «È un problema globale. La radice dell’intolleranza, della diseguaglianza è ancora oggi radicata ovunque. È da estirpare con tutte le nostre forze. Così come sono da cancellare i preconcetti che creano nella vittima senso di colpa e pensieri sbagliati: “colpa mia perchè ho accettato l’invito”, oppure “sono stata io a provocarlo senza rendermene conto”. Noi come Filo Rosa cerchiamo di educare i giovani al rispetto di genere: parliamo nelle scuole. È da li che si combatte la violenza». Con un po’ di amarezza Serraglia ha puntato il dito contro i social e il web che offrono contenuti dai messaggi diseducativi e forvianti: «Purtroppo l’impresa è ardua perché viviamo in una società basata sui social. Il numero di like è così importante da esser diventato un vanto ad ogni età. Si è perso il senso della realtà. Ed è palese vista la facilità con la quale vengono caricati sui social video violenti: video dai facili guadagni a discapito delle vittime. Immagini divorate anche da un pubblico giovane… Immagini che resta impresse nelle loro mente. Qualcosa non va. E qui mi appello alla coscienza di una collettività capace di rispettare se stessa e l’individuo come tale».
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