“La mia vita è stata stravolta dalla morte di mio marito, provo amarezza nei confronti della giustizia”
Lo sfogo di Elena Rizzi, vedova di Alberto Filosi, apprezzato medico di Legnano, morto il 29 maggio 2021 a Portisco, in Sardegna, dopo che la sua barca a vela “Sea Fever II” è stata travolta in mare dal motoscafo “Argo 1” dell’imprenditore lombardo Angelo Gino Zambaiti
«La mia vita è stata completamente stravolta, questo senso di impunità mi lascia amareggiata e delusa nei confronti della giustizia». Si chiude così lo sfogo di Elena Rizzi, vedova di Alberto Filosi, apprezzato medico di Legnano, morto il 29 maggio 2021 a Portisco, in Sardegna, dopo che la sua barca a vela “Sea Fever II” è stata travolta in mare dal motoscafo “Argo 1” dell’imprenditore lombardo Angelo Gino Zambaiti (nella foto).
Nella collisione era rimasta ferita anche Elena Rizzi che oggi esprime tutta la sua rabbia per una sentenza da lei giudicata troppo morbida nei confronti di chi ha provocato la morte di suo marito: «Mio marito era molto conosciuto ed apprezzato a Legnano, dove esercitava privatamente dopo aver lavorato per anni presso l’Ospedale di Legnano prima e quello di Cuggiono poi. È con profonda amarezza che ho appreso della sentenza emessa dal Tribunale di Tempio Pausania a carico dell’imputato, sul quale pendevano accuse gravissime, tra le quali la violazione di una serie di disposizioni di legge in materia di sicurezza della navigazione e segnatamente di non aver mantenuto una velocità di sicurezza (procedeva a 20 nodi che equivalgono a quasi 40 kmh), non aver mantenuto un servizio di vedetta visiva (in pratica non era ai comandi ) non aver manovrato allo scopo di evitare l’abbordaggio, cagionando la morte per shock traumatico acuto di mio marito e lesioni personali gravi a me (le accuse erano di omicidio colposo, lesioni colpose, naufragio, disastro colposo, e inosservanza di norme sulla sicurezza della navigazione, ndr). Tramite i suoi avvocati l’imputato ha chiesto in un primo momento il patteggiamento ad 1 anno e 10 mesi, con il consenso del Sostituto Procuratore della Repubblica. Il GIP però ha respinto l’istanza “ritenendo la pena proposta non congrua”. Trascorso un anno e cambiati sia il PM che il GIP, l’istanza è stata riproposta ed accolta ed è stata emessa sentenza di patteggiamento con la sospensione condizionale della pena e non menzione. Nella sentenza si legge che “in considerazione della natura e delle modalità del fatto e della personalità dell’imputato, oltre dello stato di incensuratezza, possono essere concesse le circostanze attenuanti generiche ed al medesimo può essere riconosciuto il beneficio della sospensione condizionale della pena ed anche quella della non menzione nel certificato penale” . Questa totale impunità mi ha lasciata profondamente amareggiata e delusa nei confronti della giustizia. La mia esistenza è stata completamente stravolta da questa tragedia ed ora è come se nulla fosse accaduto».
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