Serata promossa dalla Associazione Artistica Legnanese dedicata certamente all’arte, ma anche alla medicina grazie alla presentazione del volume “Non Arte”, firmato dal dott. Filippo Bonzi, da oltre 50 anni medico chirurgo.

Un esposizione in Famiglia Legnanese che ha evidenziato lati rimasti a lungo discretamente nascosti del dott. Bonzi e meritevoli dell’applauso sincero e convinto dei presenti. Come ha ricordato il medico, “personaggio tanto eclettico quanto curioso”, se pensiamo anche alla sua lunga e apprezzata attività di restauratore di mobili antichi insieme al “maestro” Bruno Cappello, «già nel primo anno di chirurgo all’Ospedale di Legnano, eravamo nel ’72, mi sono prodigato per abbellire le pareti e gli studi del reparto con quadri. L’allora prof. Pastori ci credette e si prodigò per farsi donare quadri da artisti della zona e anche da fuori. Il nostro reparto divenne una vera e propria Pinacoteca e anche i pazienti ne ebbero grandi benefici».

«Quando sono andato in pensione dall’Ospedale – sempre Bonzi -, per ben 7 anni, mentre mi occupavo di anziani e di disabili, riempivo un paio di mattinate alla settimana dedicandomi al restauro del mobile d’epoca. Ma amo da sempre anche scrivere. La scrittura mi aiuta nel fermare riflessioni e racconti su un foglio bianco, da almeno 20 anni ci ho provato anche con un documentario che è stato premiato nel Poestate di Lugano, un festival della poesia, nel 2010. Un lavoro, cui ha collaborato Vito Robbiani,  dedicato all’amico Dario Robbiani della televisione svizzera e tra i fondatori di Euronews».

“Non Arte”, perchè Bonzi non si definisce assolutamente un artista, ma piuttosto “un amante dell’Arte”, è un raccolta di pensieri e di immagini che hanno un profondo legame con la Pop-Art. Un parallelo anche tra l’evoluzione della chirurgia e quella della fotografia, ricco di spunti per raccontare visivamente una rivoluzione professionale e artistica.

«Video chirurgia e video art – scrive Bonzi in una pagina del volume nel passaggio dalla pittura alla fotografia- potevano avere qualcosa in comune o forse i sentimenti, le paure, le aspirazioni, le curiosità stavano trovando nuovi veicoli di trasmissione. L’esigenza di sostituire matite, pannelli e colori mi trovavano ovviamente impreparato, ma curioso e determinato. La fotografia, i pixel e il computer sono diventati gli strumenti con cui divertirsi e creare. Per non perdere totalmente il rapporto con quel sano artigianato che non deve mai mancare anche nell’espressione più contemporaneo ho provato a riversare nelle conici quella manualità a cui alludeva il pof. Barresi i tempi del Liceo».